Trova 161 mln di lire in una cassapanca che Bankitalia non converte. Ma è una fake news

Cronaca
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Era circolata ieri la notizia dell'impiegato di un call center residente a Sondrio che aveva scoperto la somma nascosta nel mobile che apparteneva a sua nonna e aveva intrapreso una causa per poter ottenere la cifra in euro. Ma oggi Corriere svela che la notizia era falsa

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"Lo ammetto, quell'articolo è una frottola". Parola di Francesco Di Giovanni, presidente di Giustitalia, che interpellato da Corriere.it ammette che quanto scritto da diverse testate non corrisponde alla verità riguardo alla notizia di un impiegato di un call center residente a Sondrio che aveva scoperto una grossa somma nascosta nel mobile che apparteneva a sua nonna e aveva intrapreso una causa per poter ottenere la cifra in euro.  

E negli articoli che girano in Rete le spiegazioni del caso erano attribuite proprio a lui. Lui però insiste e "spiega": "Non è stata una scelta mia, ma di un'altra persona, un collega del foro di Tivoli, al quale ho detto almeno venti volte di non farlo. Lu ha insistito. Glielo dirò per la ventunesima. Io ero contrario e non ho scritto nulla. Sto cercando di rimediare alla figuraccia". 

 

La notizia incriminata parlava di un uomo residente a Sondrio che dopo aver trovato 161 milioni di lire in una antica cassapanca della nonna, aveva scoperto che la Banca d’Italia non accettava la conversione in euro del vecchio conio. La notizia era stata riportata da Repubblica, che aveva spiegato come l'uomo, un impiegato precario di un call center chiamato dal quotidiano "signor Lorenzo", si fosse rivolto agli uffici di Bankitalia per cercare di incassare la cifra, ricevendo però una risposta negativa perché le vecchie lire non hanno più valore e quindi non potevano essere convertite.

Gli avvocati di Giustitalia: "Risparmiatori non tutelati"

Dopo il rifiuto, sempre secondo la ricostruzione, Lorenzo si era rivolto a Giustitalia, un'associazione che difende i consumatori, per intraprendere una battaglia legale. “Riceviamo circa 30 richieste al giorno" di questo genere, avevano spiegato a Repubblica due avvocati dell'associazione, Francesco Di Giovanni, appunto, e Luigi De Rossi. "Alcune somme - avevano precisato - sono molto ingenti, anche superiori a quella del signor Lorenzo. Il principio è che i risparmiatori non sono assolutamente tutelati dalle istituzioni. Questa situazione di vuoto normativo esiste solo in Italia. In tutti gli altri Paesi dell’Unione europea, è possibile convertire denaro delle vecchie valute in qualunque momento, senza prescrizioni temporali”. 

 

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Cosa dice Bankitalia e cosa dice il Codice civile

Attualmente, come spiegavano i due avvocati ci sono due interpretazioni in materia legale: da un lato la Banca d’Italia fa riferimento alla prescrizione decennale, che impedisce il cambio dopo dieci anni, mentre dall'altro lato il Codice Civile prevede che la prescrizione inizi a decorrere dal momento in cui il diritto può essere fatto valere. Gli avvocati di Giustitalia sostenevano che il diritto di conversione sarebbe dovuta iniziare dal momento del ritrovamento del denaro. “La problematica - avevano aggiunto i due legali sempre a Repubblica - è relativamente recente e l’ago della bilancia è proprio la decorrenza di questa prescrizione. Noi sosteniamo, in base al codice civile, che il diritto debba decorrere dal momento in cui il soggetto può farlo valere. Ad esempio dal momento del ritrovamento”.  Coloro che decidono di intraprendere una causa civile, come avrebbe deciso di fare il signor Lorenzo, possono trovarsi davanti a tempi processuali lunghi e che non c'è alcuna certezza di esito favorevole. Una causa civile può durare anche due anni senza garanzia di successo, hanno sottolineato i due avvocati. Peccato che la storia non trovava alcuna corrispondenza reale.

Aste Bolaffi

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