Strage di Bologna, il figlio di Paolo Bellini a Sky TG24: "Mio padre è l'essenza del male"

Cronaca
Massimiliano Giannantoni

Massimiliano Giannantoni

A Sky TG24 l’intervista a Guido Bonini, figlio di Paolo Bellini, ex terrorista nero di Avanguardia nazionale, oggi sotto processo per la strage di Bologna. Nelle sue parole l’accusa al padre di essere stato al soldo delle cosche mafiose e di essere un uomo appartenente a Gladio

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Questa è la storia di Guido, un ragazzo che nella vita ha avuto una sola colpa, quella di essere il figlio dell’uomo nero. Ovviamente non stiamo parlando del protagonista delle favole che terrorizzavano i bambini degli anni '70. Qui l’uomo nero è nero solo dal punto di vista dell’appartenenza politica e ha un nome e un cognome molto conosciuti: Paolo Bellini. Il curriculum dell’uomo nero mette veramente paura: esponente di spicco della destra eversiva legata ad Avanguardia Nazionale, ladro di mobili antichi, truffatore, killer al soldo della ‘Ndrangheta, coinvolto nelle vicende legate alle bombe del '93, a quelle della trattativa Stato-Mafia e soprattutto in quelle della strage di Bologna per cui è stato condannato all’ergastolo. Secondo gli inquirenti non ci sono dubbi, è lui il quinto uomo dell’attentato del 2 Agosto del 1980 che causò la morte di 85 persone innocenti.

Guido Bonini

"Mio padre è l'essenza del male"

Ma torniamo alla storia di Guido che dal padre ha preso le distanze tanto da cambiare il nome. Oggi preferisce farsi chiamare Guido Bonini, utilizzando il cognome della madre. Lo abbiamo incontrato nella sua casa di Reggio Emilia e ci ha raccontato la tragedia della sua vita da poco anche immortalata nelle pagine di un libro.

“Paolo Bellini è l’essenza del male e per me essere il figlio del male ha significato una vita di difficoltà, piena di pericoli, insidie e di paure. Strada facendo, fin da bambino, la sua non presenza ai miei occhi era un po' difficile da comprendere. Poi ascoltando i familiari che parlavano ho capito che inizialmente mio padre era un ladro di mobili. Poi con il tempo, ho capito che era molto più di un semplice ladro. E’ stato un criminale a tutto tondo, un assassino e purtroppo, con i miei occhi ho vissuto delle situazioni per cui ho capito che era una persona molto pericolosa ed efferata”.

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Paolo Bellini - ©IPA/Fotogramma

Il suicidio di Nino Gioè

Guido Bonini è stato il testimone di almeno 30 anni di eventi criminali che hanno coinvolto suo padre.  Una delle più interessanti ci riporta al 28 luglio del 1993. L’Italia è ancora sconvolta per l’attentato che a via Palestro a Milano ha causato la morte di cinque persone. Nel telegiornale della sera va in onda un servizio sul suicidio in carcere di Nino Gioè, uno degli autori della strage di Capaci, da poco diventato collaboratore di giustizia. Prima di morire Gioè aveva lasciato una lettera, una sorta di testamento in cui si parlava proprio di Paolo Bellini.

 

“Eravamo in casa. Stavamo cenando insieme- ricorda Guido-Quando mio padre sentì la notizia della lettera di Gioè in cui si parlava di lui, impazzì. Mise le mani tra i capelli e cominciò a urlare: cosa hai fatto, cosa hai fatto. Mi hai condannato a morte”. Subito dopo mi disse che sarebbe dovuto scappare da Reggio e mi istruì: se verrà qualcuno dalla Sicilia a cercarmi, tu devi dire che non ci sono. Digli che sono andato via, all’estero. Qualche giorno dopo due siciliani vennero veramente a cercarlo. Solo dopo venni a sapere che uno di loro era il fratello di Nino Gioè”.

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I momenti successivi alla strage di Bologna - ©Ansa

Il video dopo la strage di Bologna

La strage di Bologna ha sconvolto la vita delle vittime e quella dei loro parenti ma ha segnato indelebilmente anche quella di Guido Bonini e di sua madre Maurizia, che per 41 anni ha mentito coprendo l’ex marito fornendogli un falso alibi per il giorno dell’attentato del 2 agosto del 1980.

Il 21 luglio del 2021, in una udienza del Processo per la strage di Bologna, Maurizia Bonini riconobbe Bellini in un video girato alla stazione pochi minuti dopo l’esplosione della bomba. “Quello è Paolo. Non ho dubbi, riconosco quella fossetta sulla faccia. Ci ha ingannato tutti. Chiedo scusa per non aver detto la verità”- disse quasi singhiozzando davanti ai giudici.

 

Guido ricorda ancora il giorno in cui la madre decise di ritrattare la sua dichiarazione:

“Ricordo che un giorno in casa con mia madre, abbiamo avuto un diverbio perché in quel periodo c’era molto fermento, era un momento molto particolare, mio padre indagato per la strage di Bologna e sotto processo, e quindi io non potevo accettare che lui fosse quella persona. Sapevo che era un killer, un assassino spietato, una persona senza scrupoli ma non fino a quel punto. Bologna era una cosa troppo grande da gestire. Mi madre guardando il video disse: “questo è tuo padre, proprio tuo padre” e mi cadde il mondo addosso. Non potevo accettare che mio padre fosse l’autore di quella strage. Non potevo accettare che avesse ucciso tutte quelle persone innocenti. Oggi giustifico in parte mia madre per aver mentito. Fu raggirata da mio nonno Aldo che le disse che i comunisti volevano incastrare mio padre e che se fosse finito in galera lei sarebbe stata costretta a crescere me e mia sorella tutta da sola.”

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Il "giuramento di sangue"

Oggi Paolo Bellini è alla sbarra nel processo di appello per la strage di Bologna. Partecipa alle udienze in video conferenza dal carcere di massima sicurezza di Spoleto dove è rinchiuso da quando in una intercettazione diceva di voler far uccidere la ex moglie e il figlio di un magistrato. L’uomo nero ha deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee: “Io con Bologna non c’entro niente, è tutto inventato” ha detto urlando davanti a un microfono. Poi, in modo sibillino, ha concluso dicendo: “Io nel 1992 sono sceso in Sicilia per salvare voi giudici”.

 

Secondo Guido Bonini, suo padre sta lanciando dei messaggi: “Lui mi ha parlato di un giuramento di sangue. Io credo che questo giuramento di cui parla sia il modo di far arrivare ad alcune persone che necessita di un aiuto per il discorso di Bologna, perché lui ne deve uscire fuori pulito. Dice di parlare di questo giuramento che lo vincola a un segreto da 30 anni, ma è evidente che senza aiuto lui minaccia di rivelarlo. Io non ho idea delle persone a cui era legato o è legato negli anni passati ma sicuramente qualcuno ancora in vita c’è perché non avrebbe fatto questa richiesta. Ma non ho idea di chi ci sia dietro a lui. Di sicuro so che era amico di Cossiga. Mio padre scriveva al Presidente della Repubblica e mi diceva che erano amici e che entrambi facevano parte di Gladio”.

Queste settimane che separano Febbraio da Marzo segneranno il futuro di Guido Bonini e Paolo Bellini. L’uomo nero aspetta nel carcere di Spoleto la sentenza nel processo d’appello per la strage di Bologna che potrebbe regalargli la galera a vita. Guido aspetta di iniziare una nuova vita e spera di lasciarsi alle spalle gli incubi di una gioventù spezzata dal crimine.

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