Ilaria Salis, il padre: "Quereliamo Matteo Salvini per diffamazione"

Cronaca
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Roberto Salis ha parlato di "dichiarazione lesive della reputazione" della figlia "per quanto riguarda il presunto assalto al chiosco della Lega a Monza". Il Carroccio fa trapelare intanto che la donna è già stata condannata, con sentenza confermata in Cassazione il 3 luglio 2023, "per concorso morale nella resistenza a pubblico ufficiale". La famiglia di Salis ha deciso di querelare anche Giuseppe Brindisi e Alessandro Sallusti "in seguito all'ignobile attacco e all'imboscata della trasmissione Diario del giorno"

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Si alzano i toni tra la Lega e Roberto Salis, il padre della 39enne milanese in carcere da quasi un anno a Budapest: "Abbiamo preparato la querela contro Salvini per la questione del gazebo. Quella è una diffamazione grave. Abbiamo un cittadino che sta affogando e dei politici che invece di salvarlo, pressano la testa sotto l'acqua: la querela è pronta ma deve firmarla mia figlia. Poi la formalizzeremo". Il Carroccio dice di prendere atto "con curiosità" della scelta di querelare Salvini e di continuare a battersi "affinché i diritti della donna detenuta in Ungheria siano tutelati". Poi un nuovo affondo: la Lega auspica "che Ilaria venga assolta rapidamente da tutte le accuse, a differenza di quanto è avvenuto in altra vicenda chiusasi con sentenza di condanna confermata in Cassazione il 3 luglio 2023 per concorso morale nella resistenza a pubblico ufficiale". E aggiunge ancora: "Certo, resta sempre la domanda: è normale che una educatrice venga fermata in una capitale europea con un manganello?". Immediata la replica dei legali di Salis: “Alimentare questo tipo di polemiche non ha alcuna rilevanza rispetto alla vicenda che la vede coinvolta in Ungheria”. Oltre al botta e risposta con la Lega, Roberto Salis ha fatto sapere di voler querelare anche Giuseppe Brindisi e Alessandro Sallusti "in seguito all'ignobile attacco e all'imboscata della trasmissione Diario del giorno”. Sul caso, da Bruxelles, è intanto tornata anche la premier Giorgia Meloni: "Né io né Orban possiamo entrare nel giudizio della magistratura. Ho chiesto che venga riservato un trattamento di dignità e un giusto processo". Domani Roberto Salis vedrà il presidente del Senato La Russa e lunedì a Roma incontrerà il ministro degli Esteri e quello della Giustizia.

Le parole di Salvini

"È assurdo che questa Salis in Italia faccia la maestra. Non può fare quel lavoro. Ripeto: vi pare normale che una maestra elementare vada in giro a menare la gente? Io sono preoccupato che bambini di 6-7 anni stiano con un individuo del genere. Io non credo che possa lavorare come maestra", ha detto ieri Salvini a Repubblica, aggiungendo poi "che nel 2024 si vada in tribunale con i ceppi non è accettabile. Ma quella donna se è colpevole deve pagare". Poi oggi è tornato sulla vicenda: "Da genitore capisco l'ansia e anche alcune dichiarazioni originali del padre di Ilaria Salis, Roberto. È giusto che il governo sia impegnato con tutte le forze per tutelare la ragazza e ne auspico la completa e rapida assoluzione. Ribadisco, però, che Ilaria Salis è stata bloccata con un manganello e in compagnia di un estremista: in caso di condanna per violenze, a mio modo di vedere, l'opportunità che entri in classe per educare e crescere bambini è nulla".

Brindisi e Sallusti

Nel mirino del padre di Ilaria Salis è finita la puntata del 31 gennaio di Diario del giorno, in onda su Rete4, nella quale è intervenuto in collegamento anche il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti. "Abbiamo denunciato questo caso per primi, la pensiamo nella maniera più lontana possibile da Ilaria Salis, ma quello che sta succedendo lì è inaccettabile", ha premesso Sallusti. "Nel merito cosa è successo non lo so, ci saranno giudici che lo stabiliranno", ha aggiunto, sottolineando però, a proposito delle manifestazioni a Budapest, che "il gruppo con il quale la ragazza era lì non è un gruppo di boyscout, dediti alla libertà o alla difesa di alcuni valori, ma era stato più volte accusato di azioni terroristiche". Parole che avevano suscitato l'immediata reazione di Roberto Salis: "Interrompetelo o me ne vado", ha detto a più riprese. "Dovreste dire a quella specie di direttore di far vedere l'articolo che ha pubblicato oggi". E poi, rivolto a Sallusti: "Lo faccia vedere, vergogna. Ne risponderà davanti ai miei avvocati". Brindisi ha tentato di riportare le parti a "un dialogo civile", ribadendo che per Ilaria Salis "la cosa importante è ottenere un giusto processo e una giusta detenzione".

La replica del direttore del Tg4

In seguito è arrivata la replica di Andrea Pucci, direttore del Tg4: "Roberto Salis, padre di Ilaria, ha annunciato che sporgerà querela per diffamazione contro il direttore del 'Giornale' Alessandro Sallusti e il conduttore di Diario del Giorno Giuseppe Brindisi 'per l’ignobile attacco e all’imboscata della trasmissione'. Come i telespettatori hanno potuto constatare, nessun attacco e tantomeno un’imboscata è stata tesa al padre della detenuta in Ungheria, che a Diario del Giorno ha potuto liberamente esprimere le proprie opinioni e perorare la causa di sua figlia in una lunga intervista. Invitiamo Roberto Salis, la sua famiglia e il suo legale a rivedere la puntata di Diario del Giorno sulla piattaforma Mediaset, dove si potrà verificare l’assoluta correttezza del programma e del suo conduttore".

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Tajani "Il padre vuole querelare? Lo faccia"

Sulla vicenda riguardante Matteo Salvini è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Se il padre vuole querelare, quereli. Non tocca a me intervenire", ha detto aggiungendo - riferendosi al leader della Lega - che "ognuno fa quello che vuole" e "ognuno dice ciò che è più opportuno dire". Già in precedenza aveva commentato il caso.  "Salvini ha detto per onestà che il trattamento di Salis in Ungheria non è consono, poi è un errore trasformare una vicenda giudiziaria in vicenda politica - ha detto ospite di Restart - Il governo si preoccupa per il rispetto dei diritti, noi siamo garantisti e cerchiamo di far rispettare il diritto comunitario per la tutela dei cittadini italiani". "Di queste cose si occupano il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri e il ministro della Giustizia - ha detto ancora Tajani più tardi ai cronisti - Non faccio polemiche con nessuno, nè con Salvini, nè con Schlein. Dico solo che io faccio quello che si deve fare, non vado contro nessuno, dico quello che penso. Evitiamo di trasformare una vicenda giudiziaria in un fatto politico. Io sono garantista sempre, dobbiamo guardare alla persona. A me non interessa se Salis sta dentro per un reato di tipo politico. Ci sono 2500 cittadini italiani detenuti nel mondo e io lavoro per il rispetto per i diritti del detenuto sempre".

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Anpi: "Intollerabili le parole di Salvini su Ilaria Salis"

"Le dichiarazioni di Salvini in merito ad una detenuta (italiana) in attesa di giudizio (ungherese) sono intollerabili. È sconcertante il fatto che chi fa queste dichiarazioni faziose e cariche di odio sia vicepresidente del Consiglio della repubblica democratica e antifascista. Bene fa il padre di Ilaria Salis a querelarlo", ha detto all'Ansa il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo.

"Salis non è maestra, supplenze brevi alle medie"

"Ilaria Salis non lavora come maestra in una scuola primaria, mentre ha svolto delle supplenze brevi in una scuola secondaria di primo grado, ovvero alla scuola media, come docente di Lettere. E non è neanche un'insegnante precaria con contratto annuale (fino al termine delle lezioni o fino al 31 agosto), ma ha fatto supplenze occasionali fino all'anno scorso", fa sapere intanto Tuttoscuola. "Il ministro può dormire sonni tranquilli: la militante antifascista di Monza, infatti, si è laureata in Lettere e ha solo svolto saltuariamente qualche supplenza alle medie".

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La condanna per concorso in resistenza a pubblico ufficiale

La condanna di Salis per concorso esterno in resistenza a pubblico ufficiale con sentenza definitiva della Cassazione dello scorso luglio è relativa ad alcuni scontri scoppiati nel 2014 con le forze dell'ordine intervenute per sgomberare un centro sociale a Milano, in via Ravenna 30, in uno stabile di proprietà del Comune. 

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