Corte Ue boccia l'Italia, monetizzare le ferie non godute

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Le ferie non godute vanno pagate in caso di dimissioni. Il caso parte da Copertino, in Puglia. Secondo i giudici di Lussemburgo il diritto alle ferie annuali retribuite non può dipendere da considerazioni puramente economiche 

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Il lavoratore che non può fruire di tutti i giorni di ferie annuali retribuite prima di dare le dimissioni ha diritto a un'indennità finanziaria. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell'Ue. La sentenza riguarda il caso di un funzionario del comune di Copertino, in provincia di Lecce che dimessosi per il prepensionamento aveva chiesto un'indennità sostitutiva delle ferie annuali non godute. Il Comune pugliese invece sosteneva che il dipendente era obbligato a prendere i giorni residui di ferie prima delle dimissioni e che non poteva monetizzarli. 

Cosa prevede la legge italiana

La legge italiana prevede che i lavoratori del settore pubblico non abbiano il diritto al pagamento delle ferie annuali non utilizzate. L'interpretazione data alla disposizione italiana dalla giurisprudenza nazionale consente la monetizzazione al posto del congedo annuale solo se il congedo non è stato effettivamente preso per motivi che esulano dal controllo del lavoratore, come la malattia.

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 Con la sentenza, i giudici di Lussemburgo impediscono alle normativa nazionale di vietare il versamento al lavoratore un'indennità finanziaria per i giorni di ferie annuali retribuite non goduti nel caso in cui il lavoratore ponga fine volontariamente al suo rapporto di lavoro. La Corte ha ricordato, inoltre, che il diritto dei lavoratori alle ferie annuali retribuite, inclusa la sua eventuale sostituzione con un'indennità finanziaria, non può dipendere da considerazioni puramente economiche, quali il contenimento della spesa pubblica.

 

 

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