Morte Martina Rossi, il padre a Sky Tg24: "Vogliono trasformare vittima in colpevole"

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A distanza di quasi 13 anni dalla tragedia c’è in corso ad Arezzo il processo civile per il risarcimento danni. I difensori dei due condannati hanno chiesto una nuova perizia sulla dinamica della caduta

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Sulla vicenda di Martina Rossi, la giovane studentessa genovese morta il 3 agosto 2011 precipitando dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca per sfuggire a un tentativo di stupro, due anni fa c’è stata la condanna definitiva per due ragazzi aretini di Castiglion Fibocchi, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, entrambi 32 anni, che oggi si trovano in regime di semilibertà e che presto potrebbero arrivare alla messa in prova ai servizi sociali. Sono stati condannati a tre anni per la tentata violenza, mentre è intervenuta la prescrizione per la morte come conseguenza di altro reato. A distanza di quasi 13 anni dalla tragedia c’è in corso ad Arezzo il processo civile per il risarcimento danni. I difensori dei due condannati - proprio perché non c’è un giudicato penale che impedisca al giudice civile di riconoscere un concorso di imprudenza alla vittima - hanno chiesto una nuova perizia sulla dinamica della caduta, sostenendo che Martina abbia avuto una corresponsabilità nel tentativo di scavalcare dal terrazzino della sua camera per sfuggire ai due che la stavano inseguendo. 

Le dichiarazioni del padre

Un risvolto che fa arrabbiare, e allo stesso tempo amareggiare, il papà di Martina Rossi: "E' una cosa amara, una cosa brutta, trasformare una vittima in un copevole", ha detto a Sky TG24. Per poi aggiungere: "Dal punto di vista materiale, penso sia un tentativo di ridurre le spese. Sono due soggetti estremamente pericolosi che sono in giro per il mondo e non si sono pentiti assolutamente di quello che hanno fatto. Ritengono, anzi, di essere protagonisti di un errore giudiziario. Da un punto di vista morale è una cosa tremenda perché, naturalmente, le responsabilità sono talmente manifeste che diventa abbastanza ridicolo. Il giudice sarà lui a decidere, diciamo così, i valori".

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