Omicidio Cecchettin, legale Turetta: "Non chiederò attenuazioni misura cautelare"

Cronaca
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Il 22enne, accusato di aver ucciso l'ex fidanzata, nel pomeriggio ha incontrato il suo avvocato per delineare la strategia difensiva. Domani sarà interrogato dal gip di Venezia. La sua auto sarà riportata in Italia nei prossimi giorni per essere analizzata dal Ris. Intanto emergono nuovi dettagli nell’inchiesta

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Filippo Turetta, il 22enne accusato dell’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha incontrato oggi in carcere il suo legale. La difesa non presenterà

istanza al Riesame per chiedere la scarcerazione o una misura meno afflittiva per il giovane. L'avvocato Giovanni Caruso ha poi spiegato di non voler anticipare nulla in merito all'interrogatorio di domani avanti al gip di Venezia, "per rispetto dell'autorità giudiziaria" e quindi di non voler dire se il suo assistito parlerà o si avvarrà della facoltà di non rispondere. Nel frattempo, continuano a emergere nuovi dettagli nell'inchiesta sull'omicidio, come il ritrovamento vicino al corpo di un libro per l'infanzia. Tra le cose trovate, non lontano dal cadavere, abbandonato in una zona boschiva vicino al lago di Barcis, in provincia di Pordenone, anche il testo per bambini, intitolato Anche i mostri si lavano i denti. Probabilmente la ragazza, che sognava, dopo la laurea in ingegneria biomedica, proprio di diventare un'illustratrice di libri per bimbi, lo aveva con sé quella sera. Sul punto, comunque, sono in corso accertamenti. Intanto, la Fiat Grande Punto nera guidata dal giovane, assieme agli oggetti sequestrati al suo interno, come il suo telefono, sarà riportata in Italia nei prossimi giorni, al massimo entro la prossima settimana, e sarà affidata per le analisi ai carabinieri del Ris di Parma. 

La posizione di Turetta

Il giovane, rinchiuso dietro le sbarre a Verona, dice che vuole vedere, appena sarà possibile, i suoi genitori: ma non potrà farlo prima del faccia a faccia con il giudice. La sua scelta di stare zitto o di confessare, anche aiutando le indagini, potrebbe influire sulla sua posizione nel processo che verrà, per la concessione o meno di attenuanti. Intanto ha trascorso la sua seconda notte nel carcere Montorio, sempre sorvegliato a vista dagli agenti della polizia penitenziaria essendo un detenuto a rischio suicidio. A chi si è occupato di lui, da quando è arrivato dopo l'estradizione dalla Germania, è apparso sempre dimesso, di poche parole. Ha chiesto di avere libri da leggere, come previsto per i detenuti anche del reparto infermeria, dove è stato collocato per proseguire con le visite psicologiche e psichiatriche dell'equipe medica, dopo il primo colloquio di sostegno. Ha incontrato un frate cappellano del carcere, che uscendo dall'istituto penitenziario ha spiegato di non poter parlare, come regola impartita dalla direzione della casa circondariale, limitandosi a dire che ora bisogna rispettare "il dramma di due famiglie". Nei prossimi giorni Turetta sarà trasferito nella sezione "protetti", quella per i detenuti per reati a "forte riprovazione sociale" che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.

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L’ipotesi della premeditazione

Se Turetta decidesse di rispondere al giudice e fornire elementi utili per ricostruire, tra l'altro, il modo in cui si sarebbe scagliato contro Giulia, colpita almeno con una ventina di coltellate, la sera dell'11 novembre a Vigonovo, tra il parcheggio a meno di 200 metri da casa di lei e la zona industriale di Fossò, la mossa difensiva potrebbe alleggerire la sua posizione processuale. Tenendo conto anche del fatto che la difesa potrebbe puntare su una perizia psichiatrica per arrivare ad accertare eventuali vizi di mente. Più indizi, dai due coltelli portati con sé fino ai sacchi di plastica neri trovati sopra il corpo e in una busta là vicino, potrebbero portare, invece, il procuratore di Venezia Bruno Cherchi e il pm Andrea Petroni a contestare nelle indagini l'aggravante della premeditazione. E l'autopsia, che sarà effettuata il primo dicembre, sarà importante anche per l'eventuale aggravante della crudeltà, se emergesse che l'ex fidanzato abbia infierito su Giulia nell'ucciderla. Bisognerà capire, poi, se fu fatale quella spinta, mentre lei cercava di scappare a Fossò, che verso le 23.40 le fece sbattere la testa, come risulta dalle immagini, su un marciapiede. Non è stato ancora rintracciato, invece, il telefono di Giulia. Cellulare che agganciò, si legge negli atti, come "ultimo dato disponibile", verso le 22.45 dell'11 novembre, una cella di Marghera, vicino al centro commerciale dove i due avevano cenato. Da quel momento sarebbe risultato spento, anche quando la studentessa venne aggredita la prima volta nel parcheggio di via Aldo Moro.

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Il corteo nel paese di Giulia

Ieri sera a Vigonovo, il paese di Giulia Cecchettin, si è tenuta una "passeggiata arrabbiata”: più di un migliaio di persone hanno percorso le strade del centro, senza passare davanti alla casa dei Cecchettin, una forma di rispetto per la famiglia di Giulia. Un corteo “rumoroso”, con pentole e coperchi percossi dai partecipanti, che hanno raccolto il testimone lanciato da Elena, la sorella di Giulia, che ha chiesto alle donne "di fare rumore, non silenzio". per smuovere le coscienze, e avviare una fase nuova della battaglia contro il fenomeno dei femminicidi. Intanto, fra le cose "da fare" in memoria di Giulia potrebbe esserci anche il progetto di un sito web dedicato alla ragazza di Vigonovo. In queste settimana la villetta dei Cechettin è divenuta una sorta di altare laico, dove, oltre ai fiori e ai peluche, sono stati depositati da tante persone biglietti, messaggi, preghiere, poesie per la giovane uccisa. Ora tutte quelle immagini e quei biglietti inviati dall'intera Italia per esprimere il dolore per la morte di Giulia, sono stati raccolti anche da Gino Cecchettin, il papà, e potrebbero confluire in un sito web, o in un libro che racconti la vita di Giulia.

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Vigonovo, il corteo nel paese di Giulia Cecchettin. FOTO

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