L'avvocato del 22enne ha dichiarato nei giorni scorsi che "una perizia psichiatrica può essere utile" per valutare la capacità di intendere e di volere del suo assistito. Per il legale l'esame servirebbe anche a "capire davvero fino in fondo che cosa c'è stato" nella mente del ragazzo. Ma cosa comporterebbe a livello giuridico una richiesta del genere?
Filippo Turetta è atteso sabato 25 novembre in Italia. Intanto, il 22enne accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, resta nel carcere di Halle, in Germania, dove è stato arrestato domenica scorsa. Il suo avvocato, Emanuele Compagno, ha dichiarato nei giorni scorsi che "una perizia psichiatrica può essere utile" per valutare la capacità di intendere e di volere del suo assistito. "Perché dovremmo escludere di ricorrere a una perizia? Questo non per esonerare il ragazzo da ogni responsabilità, ma per capire davvero fino in fondo che cosa c'è stato nella sua mente", ha detto il legale. Ma cosa comporterebbe a livello giuridico una richiesta del genere?
Accertare capacità di intendere e volere
La richiesta di accertare la capacità di intendere e di volere si fonda sull’articolo 85 del Codice Penale: "Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile". L’imputabilità dipende appunto dalla capacità di intendere e di volere al momento del fatto. La decisione finale compete al giudice. Il soggetto della perizia può avere una valutazione di vizio totale o parziale di mente. L’infermità parziale funge da circostanza attenuante: può portare alla diminuzione di un terzo della pena. L’infermità totale invece porterebbe all’esclusione dell’imputabilità. In questi casi però di solito poi il soggetto può essere valutato come socialmente pericoloso e inserito in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems).
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Le accuse
Al momento Turetta è accusato di omicidio volontario e sequestro di persona, ma l'ipotesi di reato potrebbe essere riformulata. Nel codice penale italiano, la pena prevista per l'omicidio va da un minimo di 21 anni all'ergastolo, nel caso in cui ci siano delle aggravanti.