Il fratello di Saman Abbas, la giovane pakistana di Novellara uccisa a 18 anni, sarà sentito venerdì prossimo in tribunale nel processo per l'omicidio della ragazza che vede imputati i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, lo zio Danish e i tre cugini
La Procura di Reggio Emilia indaga sulle minacce dal Pakistan al fratello di Saman Abbas, l’adolescente uccisa a Novellara nel 2021 per essersi opposta a un matrimonio combinato, affinché ritratti le dichiarazioni fatte. Il procuratore Gaetano Calogero Paci ha aperto un fascicolo contro ignoti e i carabinieri hanno acquisito copia di messaggi, forniti dallo stesso giovane che il 27 ottobre sarà sentito in aula. Dagli accertamenti emerge che il ragazzo, oggi maggiorenne, ha mantenuto contatti con la madre e con i familiari in Pakistan che hanno portato avanti le pressioni.
Indagine su pressioni dal Pakistan
Il fratello di Saman nei giorni successivi alla scomparsa della 18enne aveva accusato i familiari dell'omicidio della sorella, in particolare lo zio Danish Hasnain. Ma i difensori degli imputati hanno chiesto e ottenuto una nuova audizione del giovane. I carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia hanno ricostruito come i contatti con la madre Nazia Shaheen ci siano stati attraverso un profilo social di una parente, che ha fatto da intermediaria. La madre nei mesi scorsi avrebbe tentato di convincerlo a non dire nulla su quanto successo, a lasciare l'Italia per andare in Pakistan da lei o in altri Paesi europei.
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Le telefonate
Il padre di Saman Abbas avrebbe chiesto al figlio rimasto in Italia dopo la fuga dei genitori in Pakistan, di addossare la colpa dell’omicidio della 18enne a un altro parente, uno diverso dai 5 imputati. "Tu devi dire che Danish e gli altri non hanno nessuna colpa “spiega Shabbar al figlio in una conversazione telefonica del 14 giugno. “ Devi dire che l'altro parente è venuto a casa nostra e ha detto che ci avrebbe pensato lui. Adesso dobbiamo incastrare a questo qui". Il parente citato dal padre della 18enne uccisa non sarebbe mai stato individuato dalle autorità. Il giorno dopo quella telefonata, la madre Nazia aveva provato a convincere il ragazzo che Saman non era morta. "Lei è qui. Dio farà il bene e verrà ritrovata anche lei. Tornerà". Ma il fratello rimasto solo dopo la fuga dei genitori in Pakistan, non ha mai creduto alle parole della madre. "Se non c'è più mia sorella, non dovrò vivere nemmeno io" aveva ribadito il minore. “Lei non c’è, non dire cose sbagliate”.