Omicidio Saman Abbas, fidanzato durante il processo: "Era triste e aveva paura"

Cronaca

Nel corso della deposizione l'uomo ha detto che la ragazza "quando era in comunità mi diede un elenco di numeri di persone da chiamare se le fosse successo qualcosa"

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Saman "era triste, aveva paura" e "quando lei era in comunità mi diede un elenco di numeri di persone da chiamare se le fosse successo qualcosa". Lo ha detto davanti alla Corte d'Assise di Reggio Emilia Saqib Ayub, fidanzato di Saman Abbas, uccisa nella notte tra il 30 aprile e il l'1 maggio del 2021 a Novellara, nell'aula dove si svolge il processo per l'omicidio della giovane. Il padre della vittima Shabbar Abbas si è invece avvalso della facoltà di non rispondere.

Le parole di Ayub 

Nel corso della deposizione, la presidente della Corte d'Assise di Reggio Emilia, Cristina Beretti, ha invitato il giovane a parlare in italiano viste le difficoltà di traduzione dal pakistano da parte dell'interprete che lo affianca. Ayub ha risposto alle domande degli avvocati spiegando che Saman "era triste e aveva paura" anche nei giorni che i due hanno trascorso insieme a Roma "in cui eravamo stati bene". Il ragazzo ha precisato che la ragazza aveva il terrore che il padre Shabbar potesse metterla in pericolo ma anche che era preoccupata per le minacce ricevute da lui e dai suoi genitori in Pakistan. "Saman mi disse che suo padre era stato il mandante di un omicidio i cui esecutori erano stati due suoi parenti e un africano che poi erano finiti in galera" ha detto l'uomo. Si tratta di una circostanza già emersa in precedenza sulla quale poi non sono stati trovati riscontri. Anche dopo il ritorno da Roma, "Saman mi disse che  aveva paura e che, se non l'avessi sentita due o tre giorni, avrei dovuto chiamare i carabinieri. Cosa che poi feci il 4 maggio del 2021. L'ultima volta che l'ho sentita era preoccupata. Mi disse che sua madre girava per la stanza". Ayub ha poi raccontato di aver ricevuto "una chiamata di minacce dal profilo Instagram della madre Nazia da parte di un uomo che, secondo Saman, era suo zio Danish".

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Padre si avvale della facoltà di non rispondere

Shabbar Abbas, imputato per l'omicidio della figlia 18enne assieme ad altri quattro familiari, ha scelto di non parlare. Il 46enne, presente in aula con i suoi avvocati dopo l'estradizione, si è infatti avvalso della facoltà di non rispondere. "Una scelta tecnica - ha motivato il suo difensore Enrico Della Capanna -, probabilmente rilascerà spontanee dichiarazioni in aula dopo che avrà sentito la testimonianza del figlio". Il fratello di Saman, da poco diventato maggiorenne, che vive in una comunità protetta, verrà infatti ascoltato nelle prossime udienze. È considerato il teste chiave dell'accusa e ha sempre indicato come esecutore materiale del delitto lo zio Danish Hasnain. "La difesa dello zio sta cercando di spostare l'attenzione sulla madre, come autrice del delitto. Ma stando ai filmati delle telecamere non avrebbe avuto il tempo materiale per andare e tornare dalle serre", ha aggiunto Della Capanna a margine.

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