Rubavano soldi dai conti correnti, scoperta dai cc frode informatica

Cronaca

Nell'ambito dell'inchiesta è stata arrestata una persona mentre altre quattro sono state denunciate. Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia presentata da un cittadino

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Riuscivano a carpire, con la tecnica dello 'smishing', dati sensibili di conti correnti da cui prelevavano denaro. È la frode informatica scoperta dai carabinieri della sezione Cyber Investigation di Roma che hanno individuato una associazione a delinquere che operava tra le provincie di Fermo, Napoli e Roma. Nell'ambito dell'inchiesta è stata arrestata una persona mentre altre quattro sono state denunciate a piede libero.

L'operazione

In provincia di Fermo e nel comune di Torre Annunziata (Na), i carabinieri del Comando provinciale di Roma, con il supporto di quelli di Napoli e Fermo, hanno dato esecuzione a un provvedimento di applicazione della custodia cautelare in carcere, emesso dal gip di Ancona su richiesta della locale procura della Repubblica, nei confronti di un uomo originario di Torre Annunziata, ma residente nelle Marche, ritenuto il promotore della associazione. Contestualmente sono state eseguite perquisizioni personali, domiciliari e informatiche nei confronti di quattro persone indiziate di essere appartenenti al sodalizio.

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L'inchiesta

Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia presentata da un cittadino romano, a cui sarebbero stati asportati circa 27mila euro dal conto corrente. Le successive indagini, condotte dai carabinieri della Sezione Cyber Investigation del Nucleo Investigativo di Roma e coordinate dalla Procura della Repubblica di Ancona, attraverso sofisticate tecniche di digital forensics hanno consentito di ricostruire la tecnica criminale utilizzata del sodalizio ed individuarne i componenti.

Il modus operandi

Il sodalizio operava inviando tramite sms comunicazioni alle loro vittime, spesso scelte in maniera casuale, facendo credere che arrivassero dai rispettivi istituti di credito, e con le quali venivano invitate ad accedere al proprio conto online ovvero contattandole telefonicamente fingendosi operatori bancari. Una volta carpite le credenziali di accesso, veniva prelevato dai conti il denaro riversandolo su conti correnti intestati a persone compiacenti, a cui poi veniva lasciata una percentuale (solitamente circa il 15%) del maltolto, come rimborso per il "disturbo". Le indagini hanno consentito di accertare, finora, almeno 19 reati - commessi in tutta Italia - per un totale stimato in almeno 280mila euro.

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