Operato per alluce valgo perde piede e gamba: 3 ospedali condannati a risarcire

Cronaca
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L'uomo aveva alcune patologie che non furono riscontrate, ma che avrebbero rappresentato una controindicazione all'intervento. Inoltre, ha contratto un'infezione in sala operatoria. Il giudice ha rilevato come l'operazione sia stata eseguita senza procedere ai "necessari e doverosi accertamenti angiologici"

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Doveva essere una semplice operazione di correzione dell'alluce valgo, ma per un uomo di 77 anni l'intervento si è trasformato in un calvario che ha portato all'amputazione del piede sinistro e della gamba destra. L'uomo aveva alcune patologie che non furono riscontrate, ma che avrebbero rappresentato una controindicazione all'intervento. Inoltre, il paziente ha contratto un'infezione in sala operatoria. Per questo che tre strutture ospedaliere sono state condannate a risarcire l'uomo e i suoi due figli, in misura diversa, da un giudice di Bologna.

La sentenza

Il giudice, anche sulla scorta di una consulenza tecnica d'ufficio, ha rilevato come l'operazione sia stata eseguita senza procedere ai "necessari e doverosi accertamenti angiologici" nella casa di cura Villa Erbosa (Bologna) "dove peraltro il paziente ha contratto un'infezione" poi "non adeguatamente e tempestivamente curata dai sanitari". AlI'Istituto Humanitas Mater Domini di Castellanza (Varese) si contesta la tardiva individuazione del quadro settico e il tardivo ricovero dopo un accesso al pronto soccorso quando la situazione era già grave. "L'evoluzione negativa delle condizioni del paziente in seguito registratasi, culminata dapprima con l'amputazione del piede sinistro e poi della gamba destra, trova dunque origine nelle condotte negligenti attuata dalle due strutture", scrive il giudice. In questa sequenza già in atto "si è innestato il contributo dell'allora Asst di Monza ospedale San Gerardo (ora Fondazione San Gerardo dei Tintori, ndr) che, omettendo di intervenire in modo tempestivo e adeguato, ha contribuito all'epilogo del decorso clinico con l'amputazione dell'altro arto". Il 77enne era stato una prima volta dimesso con la prescrizione di un farmaco "sostanzialmente inutile" e le sue condizioni erano peggiorate.

Un'immagine diffusa dall'Ufficio stampa AOU Policlinico G. Rodolico - San Marco il 27 settembre 2023. Non ha potuto aprire la bocca dalla nascita, per 16 anni ma adesso, grazie ad un intervento eccezionale di chirurgia maxillo facciale all'ospedale San Marco di Catania, Aurora (nome di fantasia) può cominciare una nuova vita fatta di parole, sorrisi, cibi solidi e tutto quello a cui ha dovuto rinunciare nel corso della sua vita. Si tratta del primo caso in Sicilia di questo genere, sono sei in tutta Italia, straordinariamente complicato, che ha richiesto mesi di studio preventivo affinché tutto andasse per il meglio, dicono dall'ospedale. La forma della sindrome genetica di Nager di cui soffre Aurora dalla nascita è tra le più rare al mondo. In questo caso, già nel feto si era sviluppato un ammasso osseo che aveva fuso la mandibola al cranio non consentendo l'articolazione necessaria ad aprire la bocca. Il successo dell'operazione, durata circa dieci ore, è stato il frutto di un lavoro multidisciplinare, tra le varie équipe aziendali. Oltre ai chirurghi maxillo-facciali, in sala operatoria erano presenti in venti tra colleghi chirurghi anestesisti della Rianimazione sale chirurgiche e della Chirurgia toracica.
ANSA/ Ufficio stampa AOU Policlinico G. Rodolico - San Marco
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I risarcimenti

Con l'uomo, assistito dall'avvocato Giuseppe Badolato, sono stati risarciti anche i due figli, uno, in particolare, quello che l'ha assistito più da vicino, per il peggioramento delle sue condizioni di vita. Il giudice sottolinea anche come gli ospedali chiamati in causa non si siano presentati al tentativo di mediazione "determinandone il fallimento, senza addurre alcun giustificato motivo che non può essere ravvisato nella ritenuta infondatezza della domanda" del paziente rimasto invalido che si è visto riconoscere un danno biologico permanete incrementato dalla sofferenza morale.

Dottori e infermieri dell'associazione SIMEU (Società italiana medicina di emergenza-urgenza) a piazza SS. Apostoli per denunciare la carenza di personale, Roma, 17 novembre 2021. 
ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

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