Se mamma e papà si lasciano non ci sono pesche che tengano

Cronaca
Domenico Barrilà

Domenico Barrilà

Certi legami sono impegnati in un viaggio con poche speranze di ritorno e che non si possono tenere insieme a comando perché sarebbe peggio per tutti gli attori. Ma i figli sono gli azionisti di maggioranza della famiglia, titolari di solidissimi diritti, a cominciare da quello di essere trattati col massimo della chiarezza e della lealtà quando i genitori stanno covando o progettando dei cambiamenti che toccheranno drasticamente le loro vite

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Si sono agitati in tanti per uno spot pubblicitario, forse non troppo originale ma furbo, molto furbo, e comunque utile perché parla di bambini, naufraghi di un mondo dove le loro istanze contano all'incirca quanto quei centesimi così fastidiosi da tenere in tasca. A meno che non siano un ricostituente per le ambizioni e per le attese dei grandi.

 

Quando la famiglia si rompe è inutile fare finta

Bambini di oggi, non sempre accuditi, di quando in quando educati, assai spesso vellicati, trasformati all’occasione in amici del cuore, addirittura in alleati quando la famiglia si spezza e bisogna ammassare truppe contro il nemico, che fino a ieri era l’amore. Ma certe giravolte che i grandi capiscono benissimo, perché sono loro a manovrarle, rimangono oscure ai bambini, sfuggono alla loro logica rigorosa, soprattutto quando i segnali premonitori sono flebili, sebbene i piccoli siano bravi ad anticipare i sismi, anche quando i genitori sono convinti del contrario.

“Siamo in crisi da mesi, ma grazie a Dio i bambini non sembrano essersi accorti”.

Tanto, i bambini sono tonti, mica si rendono conto che all’improvviso i genitori non si scambiano più effusioni e nemmeno un saluto, che la sera a tavola sembra ci sia un morto da vegliare. Non fanno neppure caso se la temperatura è scesa di vari gradi e fa freddo pure d’estate. Così ci piace pensare.

Purtroppo, quando la famiglia si rompe non ci sono pesche che tengano ed è illusorio, salvo eccezioni, immaginare seconde puntate con lieto fine. Certo, possiamo arrischiarci, per aumentare gli scontrini, per allungare le file alle casse, ma sarebbe meglio non illudere i bambini, ancora meglio non giocare con loro, illudendoli, perché questo è grave, che la mossa giusta possa salvare la nave.

È inutile fare finta. "Andrà tutto bene" l’abbiamo già provato, è stata una strage. Più saggio essere sinceri, lo scoppio di un legame lascia ferite incancellabili e apre quantità enormi di problemi. I bambini pagano prezzi severi, questo lo sanno tutti, compresi i membri delle comunità psichiatriche e psicoterapiche, solo che dirlo è scomodo, troppo autobiografico, visto che oramai le fratture si susseguono come i respiri e una separazione nei nostri paraggi, noi stessi o parenti strettissimi, possiamo esibirla tutti. Parlare di separazioni è come fare una seduta di gruppo, di autocoscienza, meglio puntare su altro.

Bambini usati come armi non convenzionali da adulti che spesso lo sono soltanto all’anagrafe, ignari o forse solo disinteressati, delle conseguenze di certi precoci coinvolgimenti. Effetti di gravità variabile, ma sempre presenti, anche a distanza di tempo, persino di tanto tempo. Non bisogna andare lontano, basta parlare con loro, coi bambini, e te lo dicono, senza tanti giri di parole, anche solo con gli occhi.

Lasciare ed essere lasciati, materia quotidiana che mette a nudo la parte più fragile e, paradosso solo apparente, quella più violenta degli esseri umani, in tutti i sensi.

Proprio per questo nessuno può, neppure deve, chiedere a una coppia che non funziona di resistere fino all’irragionevolezza, perché l’amore, di fronte alla costrizione, può trasformarsi nel suo contrario e liberare violenze insospettabili. Tuttavia, il patto coi figli deve viaggiare su un binario diverso e non si dovrebbe mai rompere. La sincerità è molto meglio delle lotte per ingraziarseli.

Spot racconta il dramma dell'impotenza dell'infanzia

Quello spot pubblicitario parla di bambini, dice che, almeno nella stragrande maggioranza dei casi essi non reggono le separazioni, racconta degli sforzi incessanti che bambini e ragazzi mettono in atto per ridurre le distanze tra mamma e papà, spesso logorandosi vanamente perché l’impresa rasenta l’impossibile.
Il risultato può essere beffardo, il figlio, di fronte all’esito frustrante dei suoi tentativi, comincia a sentirsi in colpa e, quasi fosse corresponsabile del fallimento, si carica di pesi esistenziali troppo impegnativi per le sue esili spalle. Un dolore che si aggiunge a quello prodotto dai legami evaporati, gli unici ancoraggi certi. 

È il dramma dell’impotenza che sperimenta molta infanzia ogni giorno, per questo una pesca è come acqua fresca, un’aspirina. Non basta, nemmeno un albero servirebbe allo scopo e neppure un’intera piantagione di quei meravigliosi frutti, sarebbe meglio prendere sul serio la quota “civile”, pedagogica, dello spot, persino il monito, ossia la parte relativa alle ricadute sui figli delle azioni degli adulti, di cui i piccoli vedono gli esiti, non sempre le premesse.

 

Il diritto dei figli ad essere trattati con il massimo della chiarezza

L’ultimo paziente di stasera era un uomo di 45 anni, lo vedevo per la prima volta. È venuto a parlarmi del figlio diciottenne, che aveva tredici anni quando i suoi si sono separati, senza che vi fossero prodromi tali da metterlo in allarme. Oggi il ragazzo presenta un quadro preoccupante. “Fa cose strane, non va più a scuola, vive chiuso in casa, non è mai riuscito a superare il lutto per la mia separazione da sua madre”. Il rapporto tra moglie e marito era arrivato ai minimi termini, a causa di incompatibilità caratteriali sempre più marcate, irrisolvibili, l’allontanamento è stato un esito ragionevole, ma ai figli questo non interessa.

Non c’è da trarre nessuna conclusione, neppure vi sono lezioni da dare o da prendere, tantomeno c’è spazio per esortazioni che lasciano il tempo che trovano. La realtà dice che certi legami sono impegnati in un viaggio con poche speranze di ritorno e che non si possono tenere insieme a comando perché sarebbe peggio per tutti gli attori. Eppure, imparare da subito che i figli sono gli azionisti di maggioranza della famiglia, titolari di solidissimi diritti, a cominciare da quello di essere trattati col massimo della chiarezza e della lealtà quando i genitori stanno covando o progettando dei cambiamenti che toccheranno drasticamente le loro vite, decidendo in nome e per conto loro, dovrebbe essere un obbligo.

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