La Pesca, lo spot di Esselunga che sta facendo discutere (e che piace a Meloni). VIDEO

Cronaca
Giulia Floris

Giulia Floris

Divide la pubblicità che ha per protagonista una bambina figlia di genitori separati, tra chi vi legge una "colpevolizzazione" e "stigmatizzazione" di chi si separa e chi invece giudica il messaggio realistico e toccante. Lo psicoterapeuta Pellai: "Non colpevolizza ma responsabilizza i genitori"

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Continua a far discutere la nuova pubblicità di Esselunga, intitolata "La Pesca" (GUARDA IL VIDEO), che rappresenta una famiglia con due genitori separati. Al centro dello spot una bambina, Emma, che prima fa comprare alla mamma una pesca al supermercato e poi la porta al papà dicendo "Te la manda la mamma". Un tentativo di far riavvicinare i genitori che fa trasparire il carico di sofferenza della bimba per la separazione. Una scena di vita quotidiana che vuole raccontare una famiglia come tante altre. Una rappresentazione diversa dalla classica famiglia unita attorno a un tavolo, ma anche (forse a sorpresa) decisamente divisiva. Sono moltissimi i commenti di critica sui social allo spot, che viene giudicato come fonte di sofferenza per le famiglie separate, ma anche quelli che invece hanno apprezzato il messaggio. In primis la premier Giorgia Meloni che nel condividere il video scrive: "Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni. Io lo trovo molto bello e toccante".

Le critiche: "Colpevolizza e stigmatizza le famiglie separate"

Tra i primi a puntare il dito contro la pubblicità, l’account "Aestetica Sovietica", pagina molto attenta alle rappresentazioni stereotipate e discriminanti nel linguaggio della politica così come della pubblicità. "Ma è il nuovo spot o un’enciclica contro il divorzio?" si chiede l’account, che accusa la reclame di scatenare un "feroce disumano, giudicante senso di colpa" nei genitori separati. "La tossicità di questa narrazione – prosegue – consiste nel considerare come necessariamente drammatica una separazione che invece molto spesso coincide con una liberazione".  Stessa lettura anche dalla seguitissima pagina MammaDiMerda secondo cui lo spot "in un solo colpo rinforza sensi di colpa e stigmatizza divorzio e figli di divorziarti" mentre i tempi sono maturi per "scindere il concetto di coppia da quello di famiglia e quello di famiglia dalla genitorialità".

Pellai: "Non condanna ma responsabilizza i genitori"

Di tutt’altro avviso lo psicoterapeuta Alberto Pellai che sui suoi social scrive: "La pesca che la bambina dona al suo papà, dicendo che gliel’ha data la mamma, è un’onda che arriva e travolge noi adulti perché ci mostra che nessun bambino è mai felice quando due genitori si separano. E questa è l’unica verità di cui dobbiamo diventare consapevoli. Questo spot ce la racconta. E ce la racconta bene. Non stigmatizza, non condanna, non colpevolizza, al contrario fa ciò di cui tutti i bambini hanno bisogno quando due genitori si separano: responsabilizza gli adulti. Forse per questo è così divisiva e perturbante". Molti genitori, prosegue Pellai, dicono al terapeuta "'Dottore noi ci separeremo, ma non faremo soffrire i nostri figli" ma la risposta, per lo specialista, non può che essere: "'Vi separerete e la vostra separazione porterà molto dolore nella vita della vostra famiglia. Ma se manterrete alta l’alleanza genitoriale e lavorerete in squadra, insegnerete ai vostri figli che alcuni dolori nella vita non si possono evitare. Però si possono attraversare, elaborare e superare'".

 

Novara: "Spot che entra dentro la dura realtà dei bambini"

Anche il pedagogista Daniele Novara legge nello spot di Esselunga una rappresentazione realistica del vissuto dei bambini con genitori separati: "Esselunga ha lanciato uno spot davvero particolare - scrive - con un grande cambio di protagonisti: non più la famiglia felice ma la famiglia separata. Uno spot che entra dentro la dura realtà dei bambini e delle bambine con i genitori che non vivono più sotto lo stesso tetto. Viene presentata senza mezzi termini quella che è una tendenza molto forte dei figli di separati, quella di tentare di rimettere insieme i genitori". 

 

La famiglia e la pubblicità, da Barilla a Ikea

La famiglia, in tutte le sue rappresentazioni, è comunque da sempre al centro della pubblicità. Tra le aziende che più l'hanno raccontata c’è sicuramente la Barilla, con anche il marchio Mulino Bianco, spesso accusata di mettere in scena una narrazione delle famiglie idilliaca e poco realistica. E così, c’è chi vede nello spot di Esselunga anche un legame con la celebre pubblicità Barilla del 1988, dove una bambina metteva un fusillo nella tasca del papà in partenza, ma con una rappresentazione maggiormente al passo con in tempi e capace di raccontare anche altri tipi di famiglie. Mentre tra chi critica lo spot non mancano i paragoni con altri marchi capaci di raccontare la contemporaneità. È il caso di Ikea, che in uno spot del 2016 ha rappresentato una famiglia separata in cui il papà fa trovare al bimbo, nella sua nuova casa, una cameretta identica a quella della casa dove vive con la mamma, in cui ricreare le sue abitudini. 

 

Esselunga: "L'obiettivo è la spesa vista con gli occhi di una bambina"

Esselunga, da parte sua, chiarisce che la storia non riguarda la famiglia e che l'obiettivo è fissato sulle emozioni che si provano quando si fa la spesa. "Con il film 'La Pesca' - afferma il gruppo in una nota - si è voluto porre l'accento sull'importanza della spesa, che non viene vista solo come un acquisto, ma descritta come qualcosa che ha un valore più ampio". Secondo Esselunga "dietro la scelta di ogni prodotto c'è una storia" e il soggetto del film non fa che rappresentare "una delle tante storie di persone che entrano in un supermercato”. L'obiettivo però è fissato sulla spesa, non sui genitori. La spesa "vista attraverso gli occhi e il vissuto di una bambina". Sarà poi "un gesto, fatto con la semplicità e allo stesso tempo con l'ingegno tipico dei bambini" che "svelerà, istante dopo istante, una storia densa di tenerezza che arriva al cuore e commuove con delicatezza", conclude il gruppo. 

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