
Castrazione chimica, cos’è, come funziona e dove viene utilizzata
Si tratta di una terapia farmacologica ormonale, a cui vengono a volte associati psicofarmaci, che riduce la produzione di ormoni come il testosterone, e inibisce l’azione della dopamina, portando così al calo del desiderio sessuale. Nel 2013 l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha stabilito che “nessuna pratica coercitiva di sterilizzazione o castrazione può essere considerata legittima nel XXI secolo”. Viene usata in modo limitato solo in alcuni Paesi

Dopo lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo si è tornati a parlare in Italia di castrazione chimica. La Lega, tramite l’europarlamentare e coordinatrice regionale Annalisa Tardino, ha lanciato una raccolta firme per chiedere una legge che colpisca con questo trattamento stupratori e pedofili
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Il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si è detto d’accordo: “Uno stupratore, italiano o straniero che sia, la deve pagare fino in fondo, e siccome sono dei malati vanno curati e messi in condizione di non ripetere la stessa follia", quindi "potrebbe servire in via sperimentale anche in Italia quello che c'è già in sperimentazione in altri Paesi", ovvero il "blocco androgenico o castrazione chimica". Ha poi criticato chi a sinistra “riesce a fare polemica"
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Non è la prima volta che l’argomento viene chiamato in causa dalla destra a seguito di episodi di cronaca. Ma cos’è la castrazione chimica?
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La castrazione chimica è una terapia farmacologica a base di ormoni (a cui vengono a volte associati psicofarmaci) che riduce la produzione e il rilascio degli ormoni sessuali, come il testosterone, e inibisce l’azione della dopamina, portando così al calo del desiderio sessuale

Come si legge sul sito della Società italiana di Urologia, in Italia questo processo è consentito solo in alcuni casi per bloccare la crescita di tumori prostatici

Nello specifico, la terapia ormonale utilizzata ferma la produzione e l’azione degli ormoni maschili e provoca la castrazione. I più comuni effetti collaterali sono questi: vampate di calore, abbassamento del desiderio sessuale, disfunzione erettile, osteoporosi, aumento del rischio di infarto, diabete. Può inoltre verificarsi ginecomastia, cioè la crescita del seno

L’idea di usare la castrazione chimica come forma di pena nei confronti di chi si rende artefice di violenze sessuali viene criticata da più fronti, dai sostenitori dei diritti umani fino alle associazioni femministe. È ritenuta inefficace e lontana dai motivi che innescano le violenze: questi ultimi non sono biologici, ma culturali

Lo ha spiegato anche Cecilia D'Elia senatrice Pd, vicepresidente della commissione bicamerale d'inchiesta sui femminicidi e portavoce nazionale della conferenza delle democratiche: “Significa non aver capito nulla della violenza maschile contro le donne, che è un fenomeno strutturale radicato nella cultura patriarcale della nostra società, di cui purtroppo sono imbevuti anche tanti giovani maschi 'sani' nel nostro Paese. Serve che la giustizia faccia il suo corso e aiuti le donne, ma soprattutto serve una rivolta culturale"

Inoltre, nel 2013 l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha stabilito con la risoluzione 1945 che “nessuna pratica coercitiva di sterilizzazione o castrazione può essere considerata legittima nel XXI secolo”

Al momento, questa pratica è in uso come trattamento medico e nel contesto di un percorso riabilitativo o come parziale alternativa alla reclusione in alcuni Stati degli Usa, nel Regno Unito, Israele, Russia, Polonia, Nuova Zelanda e Portogallo. In quasi tutti questi Paesi se ne fa un uso molto limitato e previo consenso del condannato
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