Reddito di cittadinanza, l'allarme della Cgil: “Dopo lo stop in migliaia senza sostegni”

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"Il governo sta scaricando l'onere sui Comuni, ma i Comuni non ce la fanno, non hanno risorse e non hanno personale" per permettere ai servizi sociali di prendere in carico le persone e comunicarlo all'Inps, ha spiegato Daniela Barbaresi, responsabile delle politiche sociali e sanità della Cgil

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Con lo stop al reddito di cittadinanza, "centinaia di migliaia di persone dai prossimi giorni si ritroveranno senza sostegni", è l'allarme lanciato da Daniela Barbaresi, responsabile delle politiche sociali e sanità della Cgil. "Il governo – spiega Barbaresi – sta scaricando l'onere sui Comuni, ma i Comuni non ce la fanno, non hanno risorse e non hanno personale" per permettere ai servizi sociali di prendere in carico le persone e di comunicare la presa in carico all'Inps. In più "mancano le procedure, mancano le circolari, manca l'attivazione del supporto alla formazione, che non partirà comunque prima di settembre".

L'allarme della Cgil

"Chi ad oggi ha beneficiato per sette mesi del reddito, se non sarà preso in carico dai Comuni, o se i Comuni non avranno comunicato la presa in carico all'Inps, non prenderà più niente", spiega la segretaria nazionale della Cgil. Chi è occupabile potrà chiedere di frequentare un corso di formazione, ma questo "non avverrà prima di settembre, sempre che per allora sia pronta la piattaforma necessaria, e solo da quel momento prenderà il supporto da 350 euro che durerà comunque solo il tempo della formazione. Se il corso è di un mese, durerà insomma un solo mese". Ma se la formazione non parte o se dopo la formazione nessuno offre un lavoro, anche chi è occupabile, spiega Barbaresi, "non percepirà nulla". 

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"Cultura punitiva verso chi è in condizioni di disagio"

La sindacalista critica in generale "la cultura punitiva verso chi è in condizioni di disagio. La povertà - afferma - non si elimina per decreto ma anche l'occupabilità non si può stabilire in base ai dei requisiti di età o familiari, a prescindere dalle reali condizioni". Barbaresi cita quindi i dati dell'Ufficio parlamentare di bilancio secondo cui dei quasi 1,2 milioni di nuclei beneficiari di reddito, circa 400.000 (il 33,6%) sono esclusi dall'assegno di inclusione perché al loro interno non sono presenti soggetti tutelati. Dei restanti 790.000 nuclei in cui sono presenti soggetti tutelati, circa 97.000 (il 12,1%) risulterebbero comunque esclusi dalla fruizione dell'assegno per effetto dei vincoli di natura economica. Nel complesso, dunque, i nuclei beneficiari dell'assegno di inclusione risulterebbero poco più di 690.000, circa il 58% degli attuali beneficiari del RdC.

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