Guerra di camorra a Napoli, omicidio di Gelsomina Verde: altri due arresti dopo 19 anni

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L'assassinio della giovane avvenne il 21 novembre 2004, nell'area Nord di Napoli. La ragazza era estranea alle logiche dei clan e divenne in qualche modo il simbolo della guerra di camorra per l'efferatezza dimostrata dai sicari che la torturarono prima di ucciderla e dare alle fiamme il suo corpo

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Due persone sono state arrestate per l'assassinio di Gelsomina Verde, avvenuto il 21 novembre 2004, nell'area Nord di Napoli durante la prima faida di camorra a Scampia. Agli indagati, Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, alias 'o Vichingo, viene contestato il reato di omicidio con l'aggravante della premeditazione e del metodo mafioso perché commesso per avvantaggiare il clan Di Lauro. L'omicidio di Gelsomina Verde, estranea alle logiche dei clan, divenne in qualche modo il simbolo della guerra di camorra per l'efferatezza dimostrata dai sicari che la torturarono prima di ucciderla e dare alle fiamme il suo corpo.

20041122 - NAPOLI - CAMORRA: E' UNA DONNA VITTIMA OMICIDIO SECONDIGLIANO.  Agenti della Polizia Scientifica vicino al corpo carbonizzato di Gelsomina Verde, 22 anni, incensurata uccisa a Napoli. La giovane donna è la nuova vittima della guerra di camorra nel quartiere Secondigliano, a Napoli.                Ciro Fusco ANSA-CD
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La guerra di camorra e l'omicidio di Gelsomina Verde

L'omicidio avvenne il 21 novembre 2004,nel corso della 'guerra' durata un anno tra il clan Di Lauro e gli scissionisti Amato/Pagano, che ha interessato i quartieri napoletani di Secondigliano e Scampia ed i comuni di Melito, Mugnano, Casavatore e Arzano. Gelsomina Verde, operaia in una pelletteria e nel tempo libero volontaria per associazioni impegnate sul territorio, aveva come unica colpa l'aver avuto una relazione con un ragazzo esponente di spicco del cartello nemico dei Di Lauro, Gennaro Notturno, e del quale sicari e mandanti volevano sapere il nascondiglio. Per questo fu sequestrata, seviziata, uccisa con tre colpi di pistola alla testa e poi bruciata all'interno di un'auto. Per l'episodio sono stati già condannati Pietro Esposito, che aveva portato la giovane all'appuntamento con i suoi assassini, e Ugo De Lucia, ideatore della trappola e responsabile di uno dei gruppi di fuoco attivi durante la faida dei Di Lauro. Le indagini sul delitto sono ripartite nel 2020, grazie alle dichiarazioni rese di alcuni collaboratori di giustizia, che hanno indicato nei due arrestati oggi coloro che hanno sequestrato e assassinato la vittima.

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