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Concorso esterno, procuratore De Lucia a Sky TG24: “Non utilizzarlo mi sembra difficile”

Cronaca

“Pensare di non perseguire più determinate condotte con questo strumento mi pare difficile da ipotizzare”, afferma il procuratore capo di Palermo riguardo al dibattito sull’ipotesi di riforma del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. De Lucia è tra gli ospiti di “Cosa Nuova, l’ultimo attacco”, lo speciale di Sky TG24 sulle stragi di mafia del '92-'93 in onda martedì 18 luglio alle 21

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“Pensare di non perseguire più determinate condotte con questo strumento mi pare difficile da ipotizzare”. È così che Maurizio De Lucia, procuratore capo di Palermo, ha risposto ai microfoni di Sky TG24 riguardo al dibattito sull’ipotesi di riforma del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. “Per fare un esempio specifico: in un omicidio punisco chi spara. Ma se c'è un soggetto che fornisce la pistola, sapendo che servirà per uccidere, anche lui risponde di omicidio”, ha spiegato. E ha aggiunto: “È un dibattito che va avanti dal 1930”. Quello del concorso esterno in associazione mafiosa è uno dei nodi principali che l'esecutivo sta affrontando in tema di giustizia. E divide anche la stessa maggioranza. Il ministro Nordio ha proposto di tipizzare la fattispecie “con una norma ad hoc”. Al momento, ha precisato, "non esiste come reato, è una creazione giurisprudenziale", aggiungendo che “la stessa parola concorso esterno è un ossimoro”, perché “o si è dentro o si sta fuori e concorrere dal latino vuole dire stare dentro”. La bufera sollevata dalle sue parole ha spinto Palazzo Chigi a precisare che "non è un tema in discussione, ci sono altre priorità", concetto poi ribadito tra gli altri anche dai ministri e vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini.

Lo speciale di Sky TG24 “Cosa Nuova, l’ultimo attacco”

De Lucia è tra gli ospiti di “Cosa Nuova, l’ultimo attacco”, lo speciale di Sky TG24 condotto da Fabio Vitale col coordinamento di Max Giannantoni. Si tratta di un approfondimento su uno dei periodi più bui dell’Italia repubblicana, il biennio stragista del ’92-’93 che culminò con gli attacchi terroristici di Roma, Firenze e Milano. Lo speciale va in onda martedì 18 luglio alle 21. “Cosa Nuova, l’ultimo attacco” racconta la stagione delle stragi del ‘93, la successiva svolta e il lavoro delle forze dell’ordine per disinnescare la minaccia delle cosche. Oltre a De Lucia, raccontano i retroscena dei lunghi anni di lotta il colonnello Lucio Arcidiacono, capo reparto investigativo del ros dei carabinieri, e Renato Cortese, direttore dell’ufficio centrale ispettivo al ministero dell'Interno. Tra gli ospiti, anche il procuratore di Firenze Luca Tescaroli, titolare dell'inchiesta sui mandanti occulti delle bombe del 1993.

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“Per fortuna le intercettazioni per mafia e terrorismo non si toccano”

De Lucia ha parlato anche di un altro tema che sta facendo discutere da mesi: le intercettazioni. Sottolineando di non aver ancora visto “una riforma chiara, un articolato o anche un progetto per punti”, il procuratore ha detto che “per fortuna” si sente dire che le intercettazioni in materia di mafia e terrorismo non si toccheranno. “Direi che è il minimo sindacale. Perché senza le intercettazioni è impossibile fare indagini sul crimine organizzato”, che sia di stampo mafioso o di matrice terroristica, ha detto.

“Molto labile il confine tra intercettazioni per mafia e in materia di PA”

De Lucia ricorda che “il dibattito” si sposta quindi su due piani diversi. Il primo ha a che fare con la diffusione delle intercettazioni non rilevanti, che però – a seguito di “riforme importanti” negli ultimi anni – non sono già più utilizzabili e diffondibili a mezzo stampa, precisa il procuratore. Il secondo “riguarda la possibilità di intercettare per reati diversi da quelli di criminalità organizzata di tipo mafioso”. E precisa come la magistratura sia riuscita a scoprire reati contro la Pubblica Amministrazione “indagando sulla mafia”. I malaffari negli uffici pubblici e i reati di mafia infatti “stanno molto spesso insieme”. Anche perché, continua De Lucia, “i mafiosi” utilizzano la violenza come ultima arma: “Meglio comprarlo un pubblico funzionario che minacciarlo”. E siccome “se c’è una cosa che non manca alle organizzazioni mafiose sono i soldi, questi soldi circolano anche per creare corruzione e quindi il confine tra le intercettazioni in materia di PA e quelle in materia di mafia rischia di diventare molto labile”. Per questo, De Lucia dice che starebbe “molto attento a toccare la macchina delle intercettazioni in generale”.

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