
Importante scoperta archeologica a Selinunte: viene alla luce uno dei due porti. FOTO
Il sito archeologico di Selinunte continua a regalare sorprese. Una struttura lunga 15 metri e quattro filari di blocchi per un'altezza di circa 1,80 metri, è stata scoperta casualmente a pochissima distanza da quella che doveva essere la darsena collegata al mare, a un centinaio di metri dalla riva attuale

Secondo gli studiosi la scoperta è di eccezionale importanza. La costruzione dovrebbe essere uno dei due porti dell'antica ex colonia di Megara iblea, ampio e imponente come richiedeva una delle più importanti città del Mediterraneo, centro di traffici commerciali

Di questo tipo di architettura non c'è traccia nei documenti dei ricercatori dell'epoca: è di certo molto antica, probabilmente fu distrutta o comunque sommersa, in epoca lontana. Ad oggi gli archeologi non arrischiano teorie ma solo ipotesi sulla forma e funzione originale dell'imponente costruzione: forse una struttura di contenimento sul fiume, forse le pareti di una darsena per le barche

Di una cosa gli studiosi sono certi: è un ritrovamento di grandissimo interesse che potrebbe far riscrivere la topografia della città antica

La scoperta è avvenuta durante dei semplici lavori di disboscamento e ripristino del Vallone del Gorgo Cottone, alla foce del fiume omonimo, lungo la riva occidentale; all'inizio è affiorato solo l'angolo di un blocco, il resto era sepolto sotto lo strato massiccio di sabbia e di vegetazione recente, probabilmente ammassata nel dopoguerra durante la sistemazione della zona dell'acropoli

L'archeologa Linda Adorno, responsabile della sorveglianza dei lavori, ha intuito subito l'importanza della struttura e ha fatto che fosse portata alla luce. Sono stati immediatamente sospesi i lavori per consentire indagini più approfondite ed è stata avviata una pulizia più accurata della zona

Linda Adorno, profonda conoscitrice e studiosa dell'antica Selinunte, è collaboratrice scientifica dell'Istituto archeologico Germanico di Roma. E’ stata assistita dalla collega Melanie Jonasch che era in missione in zona per un altro progetto; al primo intervento ha partecipato anche un gruppo di studenti dell'Università di Palermo, che negli stessi giorni erano impegnati in una campagna di ricognizione sul territorio urbano