Dopo le dichiarazioni dell'ex caporal maggiore (condannato a 20 per l'omicidio della moglie Melania Rea), il tribunale di sorveglianza di Milano ha deciso lo stop alle uscite per fare volontariato in una parrocchia. Secondo i magistrati: ha dimostrato di "non aver compreso il significato della condanna", svalutando il processo
È costata cara, a Salvatore Parolisi, condannato a 20 anni per l’omicidio della moglie Melania Rea, l’intervista rilasciata a Chi l’ha visto il 2 luglio scorso in occasione di un’uscita dal carcere di Bollate. In seguito alle sue dichiarazioni, infatti, come riporta il Corriere della Sera, il Tribunale di sorveglianza di Milano ha deciso di revocare tutti i 15 permessi premio accordati all’ex caporal maggiore dell’Esercito.
Le dichiarazioni incriminate
Le dichiarazioni incriminate, in particolare, sarebbero quelle in cui Parolisi affermava: “Da uomo, da militare, da padre soprattutto, tu mi devi dare l’ergastolo, mi butti la chiave e non mi fai uscire più, se dici che io ho fatto una cosa del genere, e me lo provi, però. Perché a me non me lo hanno mai provato". Parole con cui, secondo i magistrati, Parolisi ha dimostrato di "non aver compreso il significato della condanna" svalutando il processo, il percorso di reinserimento e la figura della donna.
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Lo stop ai permessi premio
Dopo aver passato 12 anni in carcere, nei prossimi quattro mesi Salvatore Parolisi sarebbe dovuto uscire una volta alla settimana per fare volontariato in una parrocchia di Milano dalle 10 alle 22. Ma ora è arrivato lo stop. Per i magistrati, come spiega il Corriere, è necessario che l’ex sottufficiale prosegua in carcere il "lavoro introspettivo" e si confronti "con i temi dolorosi che hanno accompagnato” la vicenda che ha portato alla sua condanna, anche per restituire "piena dignità alle vittime e alla loro storia".