La Procura di Milano ha depositato i reclami alla Corte d'Appello milanese contro i tre decreti del Tribunale civile che, il 23 giugno scorso, hanno dichiarato "inammissibile" la richiesta dei pm di annullamento delle trascrizioni dei riconoscimenti dei bimbi di tre coppie di donne, nati con procreazione assistita avvenuta all'estero. I reclami sono stati formulati dal pm Rossana Guareschi, col coordinamento anche del procuratore Marcello Viola
La Procura di Milano ha presentato tre reclami alla Corte di appello chiedendo di rettificare l'atto di riconoscimento cancellando i nomi delle tre mamme intenzionali di altrettanti figli nati all'estero con tecnica della procreazione medicalmente assistita. Lo scorso 23 giugno l'ottava sezione civile del Tribunale di Milano ha ritenuto inammissibili i tre ricorsi proposti dalla pm Rossana Guareschi, specializzata negli affari civili del pool "Tutela della famiglia, dei minori e di altri soggetti deboli" ritenendo che l'annullamento della trascrizione del riconoscimento "non possa essere realizzato attraverso il procedimento di rettificazione", ma con "l'istaurazione di una vera e propria azione volta alla rimozione dello stato di figlio".
Cosa dice la sentenza della Corte Costituzionale
Con la sentenza del 2021 la "Corte Costituzionale ha ribadito che gli artt. 8 e 9 della legge n. 40/2004 e l'art. 250, comma 4 c.c., nell'attuale formulazione, non consentono al bambino nato nell'ambito di un progetto di procreazione medicalmente assistita eterologa praticata da una coppia dello stesso sesso (femminile), l'attribuzione dello status di figlio riconosciuto anche da parte della madre intenzionale che ha prestato il consenso alla pratica fecondativa". Quesnto è uno dei motivi proposti dalla Procura di Milano nel reclamo, firmato dal procuratore Marcello Viola, ai decreti di inammissibilita' del Tribunale di Milano sui ricorsi contro il riconoscimento della mamma intenzionale nell'atto di nascita di tre figli procreati all'estero da coppie omogenitoriali.