'Ndrangheta, il Comune di Rende sciolto per infiltrazioni mafiose

Cronaca

"Non appena conosceremo le motivazioni di tale provvedimento, intraprenderemo ogni azione legale necessaria a ripristinare la verità", si legge in una nota della Giunta, del presidente del Consiglio comunale e dei consiglieri di maggioranza

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Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno Matteo Piantedosi, ha deciso ieri lo scioglimento del Consiglio comunale di Rende, in provincia di Cosenza. La gestione del Comune verrà affidata a una Commissione straordinaria per 18 mesi. Il provvedimento è stato preso a seguito degli esiti del lavoro svolto dalla Commissione di accesso antimafia (nominata nei mesi scorsi dal prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, e composta dal prefetto Antonio Reppucci, dal vice questore aggiunto Giuseppe Zanfini e dal tenente colonnello dei carabinieri Dario Pini), e a seguito del coinvolgimento del sindaco, Marcello Manna e dell'ex assessore ai lavori pubblici, Pino Munno, nell'inchiesta denominata "Reset" condotta dalla Dda di Catanzaro. 

"Lo scioglimento per infiltrazione mafiosa di un comune nobile come Rende che ha fatto la storia democratica del dopoguerra calabrese e meridionale è una sconfitta per la politica", ha sottolineato Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera.

La giunta: "Ingiustizia è fatta"

"Oggi, come ieri, non abbiamo nulla da temere. Abbiamo sempre agito con trasparenza per il bene comune, per la nostra città. Dimettersi, questo sia chiaro a chi oggi canta vittoria disconoscendo le basilari norme del diritto e senza rendersi conto del danno fatto a questo municipio, non avrebbe cambiato il corso di una storia, purtroppo già scritta". Lo sostengono, in una nota congiunta, la Giunta, il presidente del Consiglio comunale e i consiglieri di maggioranza di Rende. "Tante le avversità riscontrate - prosegue la nota - e tuttavia questa giunta e i consiglieri comunali di maggioranza hanno continuato l'azione amministrativa. Ci siamo infatti trovati dinanzi poteri forti, abbiamo pagato lo scotto di aver contrapposto alle vecchie logiche partitiche un nuovo modello civico di governo in un clima di perenne conflitto, contro chi rema non nell'interesse delle comunità, ma per interessi di parte. Ingiustizia è fatta: con amarezza dobbiamo constatare che a queste latitudini la storia è difficile da cambiare. Nonostante tutto, la nostra visione di una Calabria nuova, prosegue, a prescindere da queste narrazioni faziose. Non appena conosceremo le motivazioni di tale provvedimento, intraprenderemo ogni azione legale necessaria a ripristinare la verità. Siamo certi, come già successo, che il tempo ci darà ragione".

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L'inchiesta

Marcello Manna era accusato di scambio elettorale politico-mafioso nell'ambito dell'inchiesta "Reset" sulle cosche di 'ndrangheta del Cosentino ed in particolare di avere tenuto rapporti con esponenti che avrebbero favorito la sua elezione del 2019. In particolare, nel mirino degli inquirenti c'era il bando di gara per la gestione del palazzetto dello sport comunale. 

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