Tra gli indagati, che sono complessivamente 123, ci sono anche l'ex consigliere regionale della Calabria Enzo Sculco, 73 anni, e la figlia
Sono 34 le persone arrestate questa mattina nel corso dell'operazione condotta dai carabinieri del Ros, su direttive della Dda di Catanzaro: 22 sono finite in carcere e 12 ai domiciliari. Disposti, inoltre, 3 obblighi di dimora, 4 interdizioni dai pubblici uffici e 2 divieti di contrattare con la pubblica amministrazione per un totale di 43 misure cautelari. Le persone indagate sono, complessivamente, 123.
A eseguire l'ordinanza emessa dal Tribunale di Catanzaro, il Ros, con il supporto dei comandi provinciali dei carabinieri di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Potenza, Parma, Brescia, Milano e Mantova e dello Squadrone Eliportato Calabria. Nell'ambito dell'inchiesta viene contestato anche un omicidio.
Indagato Mario Oliverio
Tra gli indagati c'è anche l'ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, di 70 anni, eletto col Pd. Oliverio, in carica dal 2014 al 2020, è accusato di associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose. Tra gli indagati ci sono inoltre gli ex assessori regionali Nicola Adamo, di 66 anni, ed Antonietta Rizzo, di 59, e l'ex consigliere regionale Seby Romeo, di 48, tutti del Partito democratico.
Gli indagati
Figurano tra gli indagati poi l'ex consigliere regionale della Calabria Enzo Sculco, di 73 anni, eletto a suo tempo con la lista della Margherita ed ex segretario generale della Cisl regionale, e la figlia di Sculco, di 44 anni, anche lei ex consigliere regionale della Calabria. Nell'elenco degli indagati c'è anche un ex dirigente della Regione Calabria, Mimmo Pallaria, di 64 anni, ex sindaco di Curinga (Catanzaro) ed attuale consigliere comunale dello stesso centro, e Orsola Reillo, di 59, ex direttore generale del Dipartimento ambiente e territorio sempre della Regione Calabria. Ed ancora sono indagati l'attuale sindaco di Rocca di Neto, Alfonso Dattolo, di 59 anni, anche lui ex consigliere regionale, eletto con la lista dell'Udc, e Raffaele Vrenna, di 65, imprenditore del settore dei rifiuti ed ex presidente del Crotone calcio, società attualmente presieduta dal fratello, Gianni.
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Le accuse
Gli indagati sono accusati a vario titolo per associazione di tipo mafioso (22 indagati), associazione per delinquere (9 indagati), associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose (3 indagati), turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata liberà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, scambio elettorale politico mafioso, truffa aggravata.
Il gip: "Diffuso sistema clientelare"
Al centro dell'inchiesta, denominata Glicine akeronte, vi è un "comitato d'affari" che avrebbe organizzato un "diffuso sistema clientelare" per la gestione di appalti pubblici, ed in particolare di quelli banditi dalla Regione Calabria, dello smaltimento dei rifiuti e di una serie di nomine ed incarichi politici. L'ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del Ros è stata emessa dal Gip distrettuale Antonio Battaglia.
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In carcere mandante di un omicidio del 2014
Una delle persone arrestate nell'inchiesta della Dda di Catanzaro è il boss Domenico Megna, di 74 anni, a capo dell'omonima cosca, accusato di essere il mandante dell'omicidio di Salvatore Sarcone ucciso dai killer con due colpi di pistola alla testa il 9 settembre 2014, all'indomani della scarcerazione di Megna. Una volta uscito dal carcere, infatti, il vecchio boss avrebbe agito per ristabilire gli equilibri, "alterati proprio dalla presenza del Sarcone - è scritto nell'ordinanza - che ne contrastava la leadership e che non voleva piegarsi e rientrare nei ranghi, ritenendo di avere acquisito una dignità ndranghetistica superiore al suo rivale". A fare il nome di Domenico Megna sono stati alcuni collaboratori di giustizia come Domenico Iaquinta e Francesco Oliverio. Secondo quest'ultimo, "Sarcone era entrato in contrasto con il Megna al punto che i due avevano avuto un violento alterco, avvenuto un mese prima della scomparsa del primo, durante il quale il Sarcone aveva pesantemente insultato il vecchio capo, definendolo pecoraro". Sarcone sarebbe stato quindi venduto dalla famiglia Barilari che lo avrebbe "consegnato al Megna, ottenendo in cambio un vero e proprio riconoscimento criminale". Il pentito Iaquinta, invece, ha riferito "di avere assistito in prima persona al mandato omicidiario che il Megna aveva impartito".
La cosca crotonese
Grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, alle analisi delle segnalazioni della Banca d'Italia e alle indagini svolte in Germania, l'attività investigativa avviata nel 2018 dal Ros ha ricostruito gli assetti, i rapporti politico-imprenditoriali e le dinamiche criminali della locale di Papanice al cui vertice si pone la famiglia Megna. In particolare sono stati ricostruiti gli interessi della cosca crotonese nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza, security e del gaming attraverso l'imposizione di videopoker alle sale scommesse e la loro gestione tramite prestanomi. I tentacoli dei Megna hanno interessato le province di Parma, Milano e Verona dove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell'autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra.
Le ramificazioni in Germania: truffe grazie a hacker tedeschi
Ai domiciliari è finito l'imprenditore austriaco Josef Wieser, di 59 anni, che grazie alla 'ndrangheta avrebbe ottenuto la creazione di una rete di produzione per la commercializzazione di prodotti ortofrutticoli, approfittando della capacità economica della cosca di offrire coltivazioni estese e attrezzature, messe a disposizione sul territorio, in condizioni di mercato largamente favorevoli.
I pm hanno accertato, inoltre, che la cosca avvalendosi del supporto di hacker tedeschi, sarebbe riuscita a compiere operazioni bancarie e finanziarie fraudolente sia operando su piattaforme di trading clandestine, sia svuotando conti correnti esteri bloccati o creati ad hoc utilizzando carte di credito estere e alterando il funzionamento del pos.