Il progetto di morte da parte del capo mafia sarebbe maturato a causa dei contrasti nati tra l'ex compagna Franca Alagna e la famiglia del boss
Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra arrestato in una clinica di Palermo il 16 gennaio, avrebbe progettato di uccidere la nonna materna di sua figlia Lorenza. Emerge dal provvedimento con cui i giudici del Riesame hanno rigettato l'istanza di scarcerazione dell'amante del capomafia, la maestra Laura Bonafede.
I contrasti in famiglia
A quanto emerso, il progetto di morte da parte del capo mafia sarebbe maturato a causa dei contrasti nati tra l'ex compagna Franca Alagna e la famiglia di Messina Denaro. Contrasti che secondo il boss sarebbero stati causati proprio da Filippina Polizzi, madre di Franca Alagna e nonna della figlia Lorenza.
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Il messaggio
I giudici hanno ricostruito il piano di morte, mai realizzato, partendo da un messaggio del 15 dicembre del 2022 tra l'allora latitante e Laura Bonafede. Quest'ultima "lasciava intendere - scrivono i magistrati del Riesame - che questi (Messina Denaro, ndr) avesse manifestato il proprio intento omicidiario ai danni di Filippina Polizzi, madre di Franca Alagna e ritenuta la vera artefice delle frizioni familiari". Nel biglietto citato dai giudici Bonafede, riferendosi a una precedente comunicazione con il capomafia, dice: "Al punto 35 mi dici che porterai Quella a salutare Uomo". Secondo la ricostruzione dei giudici "quella" è la Polizzi e "Uomo" è il boss Leonardo Bonafede, padre della maestra deceduto anni fa. Una frase che per i giudici lascia intendere la volontà di far raggiungere dalla donna il capomafia morto. Proprio in seguito ai contrasti con la famiglia del padre naturale la figlia di Messina Denaro, Lorenza, lasciò la casa dei Messina Denaro in cui aveva abitato con la madre. Solo dopo l'arresto del padre la ragazza e il padrino di Castelvetrano si sarebbero riavvicinati.
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La decisione dei giudici
Nel provvedimento col quale il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Laura Bonafade, si legge che la donna "ha contribuito in modo fattivo al mantenimento in vita della peculiare rete di comunicazione di Matteo Messina Denaro, affidando la consegna dei propri scritti ai 'tramiti', ideando ella stessa nuovi nomi in codice con cui fare riferimento a terzi soggetti o servendosi di nomi già pensati da boss e distruggendo i messaggi da lui ricevuti in vantaggio dell'ex latitante". Bonafade è accusata di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. I giudici hanno depositato nei giorni scorsi le motivazioni della decisione.