Omicidio Giulia Tramontano, trovati documenti e arma del delitto

Cronaca
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Durante le ricerche in un tombino nei pressi della fermata della metropolitana Comasina, a Milano, gli investigatori hanno trovato la patente, il bancomat e la carta di credito di Giulia. Nell'abitazione in cui viveva la coppia a Senago sono stati rivenuti il coltello e la pellicola con cui è stato avvolto il cadavere. Dal racconto di un testimone è emerso che Impagnatiello e la madre 2 giorni dopo l'omicidio sarebbero andati in un bar per chiedere informazioni sulla presenza di telecamere all'esterno del locale

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Sono stati ritrovati in un tombino nei pressi della fermata della metropolitana Comasina, a Milano, i documenti di Giulia Tramontano, 29enne uccisa al settimo mese di gravidanza dal compagno Alessandro Impagnatiello (LE TAPPE DELLA VICENDA). Mentre l'arma del delitto, un coltello, è stata ritrovata nell'abitazione di Senago, dove viveva la coppia, durante i rilievi tecnico-scientifici terminati alle 22 di martedì. Gli investigatori hanno effettuato le analisi anche nel garage, dove il 30enne ha detto di aver nascosto il cadavere per giorni. Proseguono le ricerche per trovare il cellulare della donna, che secondo quanto riferito dallo stesso Impagnatiello è stato gettato nel tombino assieme ai documenti. Nell'appartamento è stata rinvenuta una pellicola trasparente compatibile con quella utilizzata per avvolgere il cadavere. 

Il ritrovamento del coltello nell'abitazione a Senago

"L'arma indicata è stata repertata, sapremo tutto quanto all'esito", ha detto Giovanni Cacciapuoti, avvocato della famiglia di Giulia, uscendo dal sopralluogo a Senago durante il quale è stato trovato il coltello, l'arma che il barman ha detto di aver lavato e riposto in un portacoltelli sopra il frigorifero dopo l'omicidio.

I rilievi dei carabinieri del Sis del nucleo investigativo sono iniziati verso le 12, alla presenza delle parti. Per rappresentare Impagnatiello, in carcere da giovedì scorso, è stato nominato un avvocato d’ufficio dopo che il legale di fiducia Sebastiano Sartori ha rinunciato al mandato. L'abitazione si trova a poche centinaia di metri di distanza da via Monte Rosa, dove è stato trovato il corpo di Giulia. 

Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, al termine dell'incontro con il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, sull'analisi delle problematiche comuni alle tre citta' metropolitane e l'avvio di iniziative condivise, presso il Viminale, Roma, 16 dicembre 2022. ANSA/ANGELO CARCONI

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Il legale della famiglia: "Sulle aggravanti vogliamo vederci chiaro"

Il sopralluogo in corso nell'abitazione "sarà utile per verificare effettivamente ogni elemento dell'azione relativa anche alla giusta contestazione delle aggravanti già riconosciute" nei confronti di Impagnatiello "e anche delle altre per le quali la procura giustamente al pari della famiglia vuole vederci chiaro". Così Giovanni Cacciapuoti, legale dei parenti della vittima, al suo arrivo a Senago per i rilievi dei carabinieri. "Dalla condotta di Impagnatiello", reo confesso, i familiari "hanno avuto subito l'impressione che non raccontasse tutta la verità".

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Le indagini

Le indagini - coordinate dal pm Alessia Menegazzo e dall'aggiunto Letizia Mannella e condotte dal nucleo investigativo dei carabinieri e dai loro colleghi di Rho - sono andate avanti in vista degli accertamenti irripetibili nell'appartamento in cui la 29enne sarebbe stata assassinata, nella notte tra il 27 e il 28 maggio. Verranno raccolti tutti gli elementi necessari per ricostruire i tempi dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere, e per dimostrare che c'è stata premeditazione. Per questo sono anche stati sentiti, oltre all'uomo delle pulizie della palazzina di via Novella che ha ritrovato una scia di cenere sulle scale, la sorella e la mamma di Giulia in modo da riscostruire le ultime ore di vita della giovane, la quale, prima di essere uccisa si è incontrata con la ragazza con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela. 

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Dubbi sulla versione di Impagnatiello

Intanto si indaga per verificare la versione fornita agli inquirenti da Impagnatiello. Il 30enne ha confessato di aver ucciso Giulia, di avere tentato di bruciarne due volte il corpo, che ha nascosto prima in garage e poi in auto e infine, nella notte tra martedì 30 maggio e mercoledì 31, di averlo gettato in un’intercapedine in un’area dismessa. Eppure quando, secondo la sua ricostruzione, il cadavere si trovava nell'auto, i carabinieri che indagavano sulla scomparsa della 29enne non ne avevano trovato traccia nel bagagliaio della T-Roc, ben visibile dall’esterno, poiché sprovvisto di copertura. Il copri bagaglio è stato ora sequestrato e proseguono le indagini, anche per capire se effettivamente Impagnatiello - come lui sostiene - abbia agito da solo.

Si cercano altre prove

Tra le attività di indagine delegate ci sono anche, tramite i tabulati telefonici, i controlli su coloro che dopo l'omicidio hanno parlato con il barman per verificare se, eventualmente, qualcuno fosse con lui mentre cercava di cancellare le tracce e nascondere il cadavere. Si cercano inoltre altre prove prove a sostegno della premeditazione e della crudeltà, aggravanti che per la Procura sono solide ma che il gip ha escluso. Aggravanti su cui anche la famiglia Tramontano, come ha spiegato il legale Giovanni Cacciapuoti, "vuole vederci chiaro".

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Impagnatiello e la madre si informarono su alcune telecamere

Nella serata di martedì sono emersi nuovi dettagli. La Procura di Milano in queste ore ha raccolto elementi che fanno ritenere che l'uomo abbia pianificato l'omicidio qualche giorno prima rispetto a sabato 27 maggio. Da quanto si è appreso da fonti qualificate ci sono delle ricerche fatte dal barman sul web che fanno retrodatare la premeditazione. Inoltre, Alessandro Impagnatiello e la madre lunedì 29 maggio, due giorni dopo l'omicidio della fidanzata incinta Giulia Tramontano commesso dal 30enne che ha confessato, sarebbero andati in un bar a qualche decina di metri dal luogo dove, nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno, è stato trovato il cadavere, per chiedere informazioni sulla presenza di telecamere all'esterno del locale. Da quanto si è saputo, lo avrebbe confermato lo stesso gestore del locale sentito nelle indagini della Procura di Milano e dei carabinieri.

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