Cassazione francese, no a estradizione ex Br. Calabresi: "Non si sono mai ravveduti"

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Tra di loro sono presenti anche Giorgio Pietrostefani, condannato per l'omicidio Calabresi, e le due ex brigatiste Marina Petrella e Roberta Cappelli

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La Cassazione francese ha confermato il rifiuto della Francia all'estradizione dei terroristi degli anni di piombo in Italia. Si tratta di ex militanti di estrema sinistra, in gran parte legati alle Brigate Rosse che vivono in Francia da decenni e che l'Italia richiede alla Francia perché condannati in via definitiva per

atti terroristici. Tra di loro sono presenti anche Giorgio Pietrostefani, condannato per l'omicidio Calabresi, e le due ex brigatiste Marina Petrella e Roberta Cappelli.

Calabresi: "Nessuno di loro si è mai ravveduto"

"Era un'illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso", ha commentato il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel 1972. Secondo Calabresi "c'è un dettaglio fastidioso e ipocrita", ovvero che la Cassazione scrive "che 'i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (...) e quindi l'estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare'. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia", ha scritto il giornalista aggiungendo che "questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c'è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà...".

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La decisione della Cassazione

Il rifiuto di accogliere il ricorso alla Corte di Cassazione sull'estradizione era atteso. Agli ex terroristi, infatti, il tribunale francese aveva già negato il 29 giugno dello scorso anno l'estradizione chiesta dall'Italia. La presidente della Chambre de l'Instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il giorno dopo, aveva però affermato che "quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia". Di conseguenza, il procuratore generale della Corte d'appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo se la Francia li consegnerà. Lo stesso procuratore contestava la decisione del tribunale sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.

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Ministro Nordio: "Italia ha fatto tutto quanto in suo potere"

"Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione francese - ha commentato il ministro della Giustizia Carlo Nordio -, che in piena autonomia ha deciso di negare l'estradizione in Italia di 10 ex terroristi condannati in via definitiva per gravissimi reati compiuti negli anni di piombo". Secondo il ministro l'Italia "ha fatto tutto quanto in suo potere, perché fosse rimosso l'ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste. Avevo già avuto modo di ringraziare di persona, nel nostro primo incontro, il collega Eric Dupond-Moretti per essere stato al fianco dell'Italia e per la sua costante attenzione nei confronti delle nostre richieste". Dupond-Moretti, con cui Nordio ha detto di aver avuto anche un colloquio telefonico, "ha compreso il nostro bisogno di verità e giustizia e, dando corso alle nostre domande di estradizione, ha testimoniato la piena fiducia del Governo francese nella nostra magistratura, che ha giudicato gli imputati degli anni di piombo sempre nel rispetto di tutte le garanzie".

"Primo pensiero va alle vittime e ai loro familiari"

"Ho vissuto da pubblico ministero in prima persona quegli anni drammatici e oggi – ha spiegato il Guardasigilli - il mio primo commosso pensiero non può che essere rivolto a tutte le vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari, che hanno atteso per anni, insieme all’intero Paese, una risposta dalla giustizia francese". Nordio ha poi precisato di voler fare sue "le parole di Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso 51 anni fa, nella speranza che chi allora non esitò ad uccidere ora 'senta il bisogno di fare i conti con le proprie responsabilità e abbia il coraggio di contribuire alla verità'". Il ministro ha poi sottolineato che "tra Italia e Francia la cooperazione giudiziaria è stata rafforzata ed è molto proficua: solo nel 2021, 52 sono state le persone consegnate dalla Francia all’Italia e altrettante dall'Italia alla Francia in esecuzione di un mandato d’arresto europeo".

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