Dopo più di 7 ore di camera di consiglio, i giudici del processo terminato oggi davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria hanno ribadito le sentenze di primo grado per il boss di Brancaccio e l'esponente della cosca Piromalli, accusati di essere i mandanti del duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, morti il 18 gennaio 1994
E’ stato confermato l’ergastolo confermato per Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, i due imputati del processo "'Ndrangheta stragista" terminato quest’oggi davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria. La condanna, in sostanza, ribadisce la solidità dell'accusa sul patto tra criminalità per esportare nel continente il terrore stragista.
Ribadite le sentenze di primo grado
Dopo più di 7 ore di camera di consiglio ed oltre due anni di processi, i giudici hanno ribadito le sentenze di primo grado per il boss di Brancaccio e l'esponente della cosca Piromalli, accusati di essere i mandanti del duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, morti il 18 gennaio 1994 sull'autostrada in provincia di Reggio Calabria. In un agguato che, insieme ad altri due perpetrati ai danni di altre pattuglie dei carabinieri, faceva parte delle cosiddette “stragi continentali” che hanno macchiato di sangue il Paese nella prima metà degli anni '90. Questa, almeno, la tesi sostenuta in aula dal procuratore aggiunto, Giuseppe Lombardo, affiancato dal sostituto procuratore della Dda Walter Ignazitto.
La "stagione delle stragi”
Alla lettura della sentenza, da parte del presidente Bruno Muscolo, era presente anche il procuratore generale Gerardo Dominijanni secondo cui quanto espresso dai giudici è il frutto di "due anni di lavoro e sembra confermare l'ipotesi dell'accusa". Coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, la Dda non ha mai avuto dubbi sulla solidità dell'inchiesta del procuratore aggiunto Lombardo il quale, durante la requisitoria e chiedendo l'ergastolo, ha parlato di Graviano e Filippone come di "colpevoli di tutti i reati a loro ascritti, oltre ogni ragionevole dubbio". In base a quanto emerso dall'inchiesta, infatti, sono stati proprio loro, due dei protagonisti della "stagione delle stragi" che ha avuto "degli obiettivi anche di natura politica".