Messina Denaro, la vita "normale" del boss che si sentiva inafferrabile

Cronaca
Fulvio Viviano

Fulvio Viviano

Almeno nell’ultimo periodo della sua latitanza il boss ha condotto una vita normale, alla luce del sole. Senza nascondersi da niente e da nessuno. In coda al banco dei salumi al supermercato di Campobello di Mazara. Seduto in salotto, a casa di “amici” a sorseggiare un whisky. E poi ancora in giro per il paese in auto. Ad incontrare e salutare gente

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In coda al banco dei salumi al supermercato di Campobello di Mazara. Seduto in salotto, a casa di “amici” a sorseggiare un whisky. E poi ancora in giro per il paese in auto. Ad incontrare e salutare gente.

Matteo Messina Denaro sembrava tutto, tranne che il super latitante inseguito per trent’anni dalle forze dell’ordine.

Almeno nell’ultimo periodo della sua latitanza ha condotto una vita normale, alla luce del sole. Senza nascondersi da niente e da nessuno. A Campobello di Mazara era tranquillo. Forse sapeva che nessuno dei suoi fedelissimi lo avrebbe tradito e che nessuno avrebbe segnalato la sua presenza ai carabinieri.

Una rete di protezione e di favoreggiatori enorme, secondo i magistrati della direzione distrettuale antimafia di Palermo quella che ha circondato l’ex primula rossa di cosa nostra.

Gli arresti delle ultime ore lo dimostrano ancora di più. Stavolta in manette sono finiti marito e moglie. Emanuele Bonafede, il cugino di Andrea l’uomo che ha fornito l’identità a Matteo Messina Denaro, e Lorena Ninfa Lanceri.

Con quest’ultima il boss, secondo una ricostruzione degli investigatori, potrebbe aver avuto anche una relazione. A testimonianza di questo ci sarebbero alcuni audio messaggi trovati sul cellulare di Matteo Messina Denaro ed una lettera d’amore rinvenuta a casa della sorella del capomafia e firmata da una certa Diletta. Diletta, secondo gli inquirenti, sarebbe stata proprio Lorena Lanceri.

La famiglia Bonafede

La famiglia Bonafede, per i pm di Palermo, sarebbe stata a totale disposizione del boss. Si sarebbe occupata praticamente di ogni aspetto della latitanza di Messina Denaro.

Facevano da vivandieri, postini, fattorini. Organizzavano gli appuntamenti del boss ed i suoi incontri. Insomma tutto. Dalle carte dell’inchiesta emerge anche la figura di Laura Bonafede, figlia dello storico boss di Campobello di Mazara Leonardo, scomparso da qualche anno e di fatto uno dei fedelissimi di Messina Denaro. La donna, che al momento non risulterebbe indagata, avrebbe avuto una strettissima corrispondenza con il capomafia latitante. Le missive sono state ritrovate in uno dei tanti covi del boss ed alcune a casa della sorella Rosalia, arrestata lo scorso 3 marzo con l’accusa di associazione mafiosa. Laura Bonafede era gelosa, e lo scrive in una lettera in cui usa il maschile per parlare di se stessa, di Lorena Lanceri che nei pizzini viene chiamata “Tramite”. “Ho visto Margot (il nome che era stato dato all’auto di Messina Denaro ndr)  alle 18:56 dal Tramite. Stranamente non mi sono arrabbiato – si legge nella missiva – mi ha dato parecchio fastidio”. La lettera poi si conclude con questa frase: “ho provato quella sana invidia del perché tutti sì ed io no. Vuol dire che era scritto così”. Parole che lasciano intendere che il boss, a Campobello, incontrava moltissime persone e che nessuna di queste lo ha mai tradito.

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