Ruggero Freddi, prof e ex pornodivo vince causa contro la Sapienza. Ateneo paga 4mila euro

Cronaca
Ansa e Facebook

Lo scorso 24 gennaio l’ex docente dell’istituto romano si è visto dare ragione dal giudice riguardo al riconoscimento economico delle ore lavorate. L'ateneo, dopo avergli fatto tenere il corso di Analisi matematica 1, lo aveva allontanato rifiutandosi di pagargli quanto dovuto. “Spero che il mio caso dia coraggio a tutti i dottorandi che vengono sfruttati, dopo anni di studi e specializzazioni”, ha dichiarato

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Una causa vinta e un capitolo che si chiude. Questo è stato il risultato del processo intentato da Ruggero Freddi contro l’università La Sapienza di Roma, che dopo avergli fatto tenere il corso di Analisi matematica 1 lo ha poi allontanato, rifiutandosi di pagargli quanto dovuto. "Sono stato costretto a fare causa. E ho vinto. Spero che il mio caso dia coraggio a tutti i dottorandi che vengono sfruttati, dopo anni di studi e specializzazioni", ha dichiarato Freddi, la cui storia era già nota nel 2017 quando, dopo un passato da porno attore gay negli Stati Uniti, era diventato professore universitario con due lauree, una in Ingegneria e una in Matematica. 

La storia

I tempi in cui Freddi recitava in film per adulti, facendosi chiamare Carlo Masi, erano già da tempo finiti quando aveva fatto il suo ingresso nell’ambito universitario. Tuttavia, l'ex docente sostiene di aver continuato a percepire un diffuso preconcetto rispetto al suo passato. “È solo una mia opinione. Ma mi sono sentito come se intorno a me ci fossero dei pregiudizi, che andavano oltre le mie capacità di insegnante e di data analyst, il ruolo che occupo oggi. Anche perché su quelle nessuno ha mai potuto dire nulla”, ha dichiarato a Repubblica. La prima volta è stata nel 2017, quando ha organizzato un incontro sull'Hiv in collaborazione con un collettivo studentesco. “Dopo aver presentato tutti i curricula dei partecipanti, come richiesto, mi sono sentito dire che non c'erano aule disponibili”. L’anno seguente arriva un bando, nel quale si classifica secondo, “ma faccio ricorso perché la persona arrivata prima aveva commesso un errore formale. Viene esclusa, ma la graduatoria non viene fatta scalare e viene nuovamente rifatto il bando. Una manovra legale, ma inizio a pensare, tra me e me, che c'è qualcosa che non va”, racconta Freddi. 

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L’episodio

L’avvenimento chiave risale però al 2019. “Mi viene proposto di insegnare Analisi 1. Sarà molto ben pagato, mi dicono, ma non c'è tempo di fare un bando. Mi chiedono di iniziare con il titolare con la garanzia che appena possibile sarebbe stato formalizzato il mio contratto”, sostiene Freddi. Secondo l’accordo per 100 ore di insegnamento Freddi avrebbe percepito 4mila euro ma, dopo solo 60 ore, l’Università ci ripensa. “Vengo sostituito e così scrivo alla direttrice del dipartimento chiedendole spiegazioni. All'inizio volevo capire se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Chiedo di vedermi riconosciute le 60 ore di lavoro ma niente, non ho mai avuto risposta”, evidenzia Freddi. Così intenta causa presso il giudice civile che, lo scorso 24 gennaio, gli riconosce la vittoria: l’Università viene infatti condannata per ingiustificato arricchimento. Il professore si vede riconosciuti 2.500 euro per le ore di insegnamento lavorate e la Sapienza viene anche condannata a pagare la sanzione di 1.500 euro a titolo di responsabilità aggravata per "l'atteggiamento di ingiustificata chiusura", come si legge nella sentenza. La difesa dell’Ateneo, che sostiene come uno con il ruolo di Freddi avrebbe dovuto lavorare gratis, viene smentita dal giudice, che evidenzia invece come il dottorando possa svolgere “esclusivamente attività integrativa gratuita consistente in esercitazioni, seminari, tutorato per gli studenti”. Il caso non sembra evidentemente essere questo, visto che Freddi insegnava a oltre 300 studenti. "Nel frattempo, ho vinto anche altri bandi, ho insegnato ad Architettura. Ma poi ho deciso di dire basta. Ero pagato peggio di uno sguattero e un lavapiatti. Ora ho un lavoro normale, con uno stipendio. Spero che anche altri trovino il coraggio di denunciare”, ha raccontato l'ex docente.

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