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Migranti, dopo il maltempo riprendono le partenze dei barconi. Le foto

Cronaca

Raffaella Daino

Barche e gommoni  partiti da Libia, Tunisia, Algeria non appena le condizioni meteo marine sono tornate favorevoli, hanno raggiunto le coste del Sud Italia. Diversi soccorsi delle motovedette della Guardia di Finanza al largo di Lampedusa e davanti alle coste sudoccidentali della Sardegna. Interventi di salvataggio anche da parte delle navi di Medici senza Frontiere e Sos Mediterranèe a cui sono stati assegnati porti nelle Marche e in Emilia Romagna, a quattro giorni di navigazione dalla zona Sar

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Il mare è tornato calmo, dopo dieci giorni di tempesta, dopo il passaggio del ciclone mediterraneo che a metà della scorsa settimana si era formato tra Malta e il NordAfrica e tra giovedì e venerdì ha colpito le coste sudorientali della Sicilia. E’ solo il maltempo che ferma i viaggi dei disperati. Appena il meteo lo ha permesso le partenze di barche e gommoni dalle coste della Libia e della Tunisia sono immediatamente ricominciate, puntando verso il lembo di terra più a sud d’Europa, Lampedusa.  Due piccole barche con 70 persone sono arrivate fino alla costa dell’isola, soccorse poi dalla guardia di finanza e scortate al molo Favarolo.

 

I salvataggi

La Geo Barents di Medici senza frontiere ha salvato 48 persone in difficoltà tra la Libia e la Sicilia (la foto è di Mohamed Cheblak di Msf) e sta facendo adesso rotta verso Ancona, porto assegnato dal Viminale. Altre 85 persone partite dall’Algeria hanno raggiunto su alcuni barchini le coste sudoccidentali della Sardegna. In loro aiuto è intervenuto il Reparto aeronavale della guardia di finanza. Una delle imbarcazioni era in fiamme, come spesso accade sono gli stessi migranti ad appiccare il fuoco per farsi notare e poi soccorrere dalle imbarcazioni di pattuglia. Altri gruppi sono stati rintracciati dai carabinieri dopo lo sbarco, nell'area fra Sant'Antioco e Porto Pino. I nuovi arrivati sono tutti destinati al centro di prima accoglienza di Monastir in provincia di Cagliari per le operazioni di identificazione.  

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Altri sbarchi

Altri 84 naufraghi sono stati soccorsi in acque internazionali dalla Ocean Viking di Sos Mediterranee, alcuni in stato di ipotermia, altri disidratati. Tra loro 58 minori soli, viaggiavano su un gommone stracolmo. A bordo della nave  (foto di Nissim Gasteli) stanno ricevendo le cure mediche necessarie, in attesa di sbarcare nel porto assegnato dal Viminale, Ravenna. "Imporre una navigazione di quattro giorni ha gravi conseguenze, incidendo negativamente sulla salute fisica e mentale dei sopravvissuti dopo tutte le sofferenze subite in mare e in Libia” fanno notare dall’organizzazione umanitaria.

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Tibunale Catania: illegittimo lo sbarco selettivo

Il portavoce della ong interviene anche sulla decisione del Tribunale di Catania che ha definito illegittimo il cosiddetto "sbarco selettivo", pronunciandosi sul ricorso presentato lo scorso novembre dalla Sos Humanity contro il provvedimento del governo Meloni che prevedeva, nel porto della città etnea, lo sbarco esclusivo dei soggetti giudicati più fragili.  "Il soccorso in mare non solo non è da ostacolare o criminalizzare ma è un dovere degli Stati a cui le Organizzazioni non governative suppliscono perché non possono girarsi dall'altro lato di fronte a quella tragedia che negli ultimi cinque anni ha visto morire in mare più di 20mila persone" dice Francesco Creazzo di Sos Mediterranèe. 

 

Dalla nave Humanity 1 scesero inizialmente 144 persone, mentre i 35 migranti considerati sani rimasero a bordo e avrebbero dovuto riprendere il mare, ma presentarono ricorso. Lunedi il tribunale di Catania ha stabilito non solo che il decreto era "illegittimo" - "perché consente il salvataggio solo a chi sia in precarie condizioni di salute, contravvenendo al contenuto degli obblighi internazionali" sul soccorso in mare - ma che "se non fosse cessata la materia del contendere per l'avvenuto sbarco il ricorso sarebbe stato accolto con conseguente condanna dei ministeri".  

 

"Il soccorso in mare non è opzionale. Chi è in pericolo va salvato, senza discussioni e senza ostacoli - sottolinea Creazzo - Siamo stati facili profeti quando i primi di novembre abbiamo denunciato come illegale quanto stava accadendo a Catania. Adesso lo riconosce anche il tribunale con una sentenza chiara che va a sottolineare l'illegittimità di quelle previsioni sulla base del contrasto con le norme internazionali. Una cosa che noi ripetiamo da sempre".

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La lettera dei deputati tedeschi

Intanto sessantasei deputati tedeschi hanno inviato una lettera chiedendo ai colleghi italiani di "impegnarsi per l'osservanza incondizionata del diritto internazionale" e di intervenire in parlamento sul decreto del governo che si occupa delle ong, al voto finale alla Camera. "Siamo molto preoccupati - si legge nell'appello riportato da Sea Watch - "per il decreto sui salvataggi civili in mare che e' stato promulgato dal Governo italiano in data 2 gennaio 2023 e che dovrebbe ora essere convertito in legge. Il decreto contravviene al  diritto internazionale del mare, alle disposizioni internazionali sui diritti dell'uomo e al diritto europeo" scrivono i  deputati tedeschi che hanno firmato l'appello, premettendo che  "l'Italia, nel passato, e' stata spesso lasciata sola in fatto di politica migratoria, anche dall'Unione europea". "Noi" - scrivono -"ci professiamo favorevoli ad una responsabilità comune europea nei confronti delle persone che cercano protezione nell'Unione europea. L'Italia, con la sua posizione ai confini esterni dell'Ue, in mezzo al Mediterraneo, non deve essere lasciata sola ad affrontare questo compito. E' necessario fornirle aiuto e provvedere a una ripartizione solidale dei rifugiati nell'Unione europea. Il nuovo decreto, però, impartisce l'ordine di raggiungere direttamente il porto italiano assegnato subito dopo un salvataggio, anche se contemporaneamente altre persone si trovano in pericolo in mare. Questa disposizione" - affermano i deputati del Bundestag, tra cui il presidente del gruppo parlamentare italo-tedesco Axl Schafer - "riduce notevolmente le capacità di soccorso nel Mediterraneo.  Meno imbarcazioni da salvataggio nella zona Sar non significa tuttavia meno rifugiati, ma soltanto ancora piu' morti tra i fuggitivi. Il decreto non concorda ne' con il diritto vigente che, nell'art. 98 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, stabilisce l'obbligo di salvataggio, ma neanche con l'obbligo di portare le persone salvate nel piu' breve tempo possibile in un posto sicuro sulla terraferma, come stabilito nella Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare".

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