Cosa è successo al pakistano che ha vissuto in uno stato di sonno ininterrotto per un anno e quattro mesi ed è stato anche processato, in parte, in queste condizioni? Lo hanno soprannominato “il simulatore”, ma le cose potrebbero stare in maniera totalmente diversa. Sul caso è intervenuta anche l’associazione Antigone
E’ un rompicapo la vicenda che coinvolge un detenuto pakistano di 28 anni, che dall’inizio di Agosto del 2021 è scivolato in un sonno profondo senza una causa organica apparente. E si è svegliato improvvisamente a Dicembre. Non sa cosa gli sia successo, racconta, nel lungo anno e quattro mesi nel quale è apparso catatonico, profondamente addormentato e incapace di reagire agli stimoli, attaccato alle flebo, senza una apparente causa organica. In varie carceri: Rebibbia, Regina Coeli, Secondigliano, Poggioreale. Si è risvegliato dopo un ricovero di circa quindici giorni all’ospedale Cardarelli di Napoli. Durante la detenzione è stato soprannominato “il simulatore”. Ma sulla questione è intervenuta anche l’associazione Antigone, che dagli anni Ottanta si occupa di difendere i diritti e delle garanzie del sistema penale, con la sua coordinatrice Susanna Marietti: “Chi sarebbe capace di simulare una morte apparente per tutto questo tempo?”, si chiede la coordinatrice sollecitando una maggiore attenzione alle condizioni di salute di quel detenuto. Intanto, è stato anche processato: mentre dormiva, adagiato su una barella e incapace di reagire a qualsiasi stimolo.
Il detenuto che dormiva sempre: le tappe della vicenda
Il giovane viene arrestato a Luglio del 2021 e l’ultima volta nella quale il suo avvocato, Donato Vertone, lo vede cosciente è l’udienza di convalida del fermo con l'accusa di abusi sessuali, che avviene in videoconferenza. Dopo, racconta il legale, il suo assistito viene portato a Rebibbia. E poi all’ospedale Pertini di Roma, dal quale Vertone riceve poi la notizia del suo addormentamento. Da lì viene spostato al carcere di Rebibbia, poi nel carcere di Regina Coeli per una decina di mesi. Nell’estate del 2022 interviene l’associazione Antigone, ricorda l’avvocato, e “nell’autunno del 2022 il giovane viene trasferito nel carcere di Secondigliano, a Napoli, che è molto attrezzato. Io in questo periodo vado a visitarlo, ma lo trovo sempre debilitato, dimagrito e addormentato”. E sempre nelle stesse condizioni viene portato all’ospedale del Mare di Napoli per un blocco intestinale. Da lì altro trasferimento: questa volta all’ospedale Cardarelli, dove si sveglia dopo un paio di settimane. “In tutto questo tempo, ho fatto il processo ma praticamente da solo – spiega Donato Vertone - Il mio assistito veniva collegato in video conferenza sulla barella e attaccato alla flebo, ma dormiva. Ho chiesto la sospensione del processo ma la domanda mi è stata rigettata, il Tribunale ha disposto due perizie, psichiatrica e medico legale, da parte di due medici che hanno concluso con una diagnosi che si chiama sindrome di Ganser. Lo hanno ritenuto un simulatore”.
Cosa è la sindrome di Ganser
Si tratta di una sindrome psichica chiamata anche psicosi carceraria o pseudodemenza isterica, che mimerebbe, tendenziosamente nei primi tempi e poi più probabilmente a livello inconscio, una malattia mentale. Il punto è che, secondo gli esperti – e tra essi anche quelli dell’University College London, che si sono interessati al caso dopo la denuncia di Antigone – di solito sindromi come questa e altre simili, così protratte, sono fenomeni complessi, non riducibili alla simulazione. Del resto, è difficile pensare che una persona possa ridursi volontariamente in stato vegetativo per un anno e quattro mesi.
Quando e come si è svegliato il detenuto che dormiva sempre
Il risveglio, stando alla cartella clinica dell’ospedale Cardarelli di Napoli, è avvenuto l’1 Dicembre scorso. Il giovane era ricoverato lì dal 23 Novembre, ed era in trattamento con un mix di antibiotici per alcune infezioni contratte a causa del suo stato catatonico. Al suo avvocato, il giovane ha raccontato di non ricordare nulla di questi lunghi mesi. Ma già il 2 Dicembre, osservano i medici dell’ospedale partenopeo, il paziente appariva orientato nello spazio e nel tempo e rispondeva agli stimoli con riflessi pronti. Non riusciva bene a camminare a causa della lunga immobilità. Nonostante il parere contrario dei medici, ha deciso di tornare in carcere. Adesso, restano le ultime fasi del processo: il suo legale confida nel fatto che possa essere ascoltato, visto che finalmente si è svegliato.