Giornata mondiale contro l'AIDS, il punto sulla situazione in Italia: i dati

Cronaca

Beatrice Barbato

Gli ultimi dati parlano di 1.770 nuove infezioni da HIV registrate nel 2021, un dato in diminuzione dal 2012. La pandemia, però, non ha aiutato a effettuare diagnosi tempestive.  Fare prevenzione resta fondamentale

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Il primo dicembre è la giornata mondiale per la lotta contro l’Aids, una malattia infettiva causata dal virus HIV.

 

Dai primi casi documentati in letteratura per la prima volta nel 1981 a oggi, la ricerca ha fatto passi notevoli. L’aspettativa di vita si è allungata e le attuali strategie terapeutiche permettono di tenere sotto controllo l’infezione. Una persona con HIV in trattamento corretto e continuo ha una speranza di vita sovrapponibile o quasi a quella di una persona non contagiata. Quello che ancora manca, però, è una corretta informazione e una consapevolezza diffusa.  

La differenza tra AIDS e HIV

La differenza tra HIV e AIDS è rappresentata dal fatto che l’HIV è il virus – spiega la dott.ssa Silvia Negri, psicologa psicoterapeuta dell’associazione ANLAIDS  un virus che si può contrarre perlopiù attraverso rapporti sessuali non protetti. Una volta contratto e quindi una volta entrato nel nostro organismo, se la persona non è consapevole e non ha accesso alle opportune terapie, questo virus in modo silenzioso inizia anno dopo anno a nutrirsi, a mangiare il nostro sistema immunitario. Questo determina un abbassamento del nostro sistema immunitario e un indebolimento dello stesso, che risulta più vulnerabile e più sensibile a contrarre malattie determinate da altri virus o da altri a batteri. Questa fase è chiamata AIDS, che è il peggioramento clinico determinato dal virus dell’HIV all’interno del nostro organismo”.

 

Gli ultimi dati sulle nuove diagnosi in Italia

Secondo gli ultimi dati pubblicati nel Notiziario redatto dal Centro Operativo AIDS, dell’Istituto Superiore di Sanità, sono state 1.770 le nuove diagnosi di infezione da Hiv nel 2021, pari a 3 nuovi casi per 100mila abitanti. Un dato che pone il nostro Paese al di sotto della media osservata tra gli Stati dell’Unione Europea, dove l’incidenza è di 4,3 nuovi casi per 100mila abitanti. 

 

I ritardi nelle diagnosi a causa del Covid

Ancora in troppi, però, scoprono l’infezione quando è in fase avanzata. Un terzo delle persone che hanno ricevuto una nuova diagnosi, scopre di essere HIV positivo perché subentrano sintomi o patologie correlate.

 

In altri casi il test viene effettuato dopo aver avuto rapporti sessuali senza preservativo e in misura inferiore dopo accertamenti per altre tipologie o per campagne informative. E anche se con i farmaci e la terapia, si può andare incontro al recupero da un punto di vista immunologico, queste persone hanno avuto dai sette ai dieci anni per diffondere il virus ai propri contatti sessuali e quindi nella società. Il Covid non ha sicuramente aiutato a effettuare diagnosi in maniera tempestiva.

 

I dati dicono che “dopo la pandemia, una buona percentuale di popolazione arriva a eseguire il test dell’HIV quando ha i sintomi – precisa la dott.ssa Negri – Dunque, viene diagnosticato non più l’HIV ma l’AIDS. Il Covid ha ostacolato l’accesso ai test, motivo per cui oggi è importante incrementare e sviluppare al massimo la possibilità di eseguirli”.

L'importanza di fare prevenzione

Fondamentale è fare prevenzione, soprattutto tra le nuove generazione, che non conoscono il virus e non hanno ricevuto una educazione sessuale a scuola. E altrettanto importante è garantire l’accessibilità ai test, anche tramite luoghi che non siano solo ospedali e ambulatori.

 

Fare prevenzione è da sempre molto importante, oggi è fondamentale. Oltre all’utilizzo del preservativo esiste un altro metodo per evitare la trasmissione dell’HIV, la PrEP – spiega la dott.ssa Negri  La PrEP è un farmaco che, se somministrato preventivamente, sotto controllo di un medico infettivologo e con dei controlli precisi, evita la trasmissione del virus dell’HIV. Esistono studi scientifici che testimoniano ed evidenziano l’efficacia della PrEP come metodo e come strumento di prevenzione”.

 

La profilassi pre-esposizione o PrEP appunto, consiste nel prendere farmaci antiretrovirali da parte di persone HIV-negative, che hanno un rischio di contrarre il virus o che hanno un partner con HIV. Una terapia, questa, che riduce sensibilmente il rischio di diventare persone che vivono con HIV.

 

Ciò che continua a mancare, nonostante i progressi scientifici, è una corretta educazione alla prevenzione.


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