Alessia Piperno e la reclusione in Iran: "In prigione ho visto cose che non dimenticherò"

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A due mesi esatti dal fermo, la giovane italiana ricostruisce i giorni passati in cella in un post su Instagram. E dice: "Continuerò a lottare accanto al popolo iraniano, la libertà non è scontata"

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"Ho visto, subito e sentito cose che non dimenticherò mai e che un giorno mi daranno la forza per lottare accanto al popolo Iraniano". A quasi tre settimane dalla liberazione dal carcere di Evin, a Teheran, Alessia Piperno torna a scrivere sui social: lo fa in un lungo post Instagram, accompagnato da una sua foto in Iran, in cui la viaggiatrice e blogger romana ringrazia gli amici del supporto e per essere stati vicini alla sua famiglia.

Due mesi esatti dal fermo in Iran

Piperno descrive cosa ha significato la prigionia, durata oltre un mese, di cui porterà impresso il ricordo. La scelta del giorno forse non è casuale, era il 28 settembre, esattamente due mesi fa, quando la giovane è stata fermata nell'Iran attraversato dalle proteste seguite alla morte di Mahsa Amini. Erano state centinaia le persone arrestate, e tra queste anche Alessia. Che ora, per la prima volta, scrive dettagliatamente  di quel periodo: "Non avevamo fatto nulla per meritarci di essere rinchiusi tra quelle mura, e non posso negare che siano stati i giorni più duri della mia vita".

"Non avevo partecipato alle proposte"

Condivide il ricordo della visita a settembre nella prigione di Ebrat, in passato utilizzata per torturare i detenuti e ormai diventata un museo: "'Esistono ancora prigioni così in Iran?'. Domandai alla mia guida. Lui sospirò. 'Purtroppo sì, la prigione di Evin, che si trova proprio nella parte nord di Teheran'". Spiega di essere stata attraversata dai brividi dopo quelle parole, "senza lontanamente immaginare che 21 giorni dopo, sarei stata anche io, una detenuta, proprio in quella prigione". Quando è stata fermata, Alessia era all'inizio del suo settimo anno in viaggio ed era il giorno del suo compleanno: "Non avevo partecipato alle proteste, perché ci era stato sconsigliato, e il rumore degli spari, mi metteva paura".

"Sono libera, ma non lo è la mia mente"

Ora è a casa, libera sì, ma solo fisicamente. "È la mia mente a non esserlo" - confessa -  "perché in quell'angolo di inferno sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella, migliaia di iraniani" e un suo amico. È tornata a una vita apparentemente normale: "Esco, a volte rido, faccio progetti per il mio futuro, e dormo in un letto", ma "la mia mente ora vive un po'", tra il presente e il pensiero di quei giorni: "Oggi è lunedì, oggi in prigione si fa la doccia. Domani è martedì, ci sono i cinque minuti d'aria". Conclude con un ringraziamento e una riflessione: "Ancora una volta non posso che ripetermi che sono fortunata, siamo fortunati, e credetemi, non è scontato, come non lo è la nostra libertà".

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