Secondo quanto riportato da Ikram Ijaz, parente della vittima, che lo avrebbe riferito a un detenuto, la ragazza pakistana sarebbe morta strangolata con una corda e poi fatta scomparire nel fiume. Nel racconto emerge anche la figura di un uomo misterioso, che avrebbe aiutato la famiglia in questa operazione. Il legale del padre: "Intercettazioni da prendere con le molle. Chi ha fatto uscire informazioni ha danneggiato il processo"
Nuovi particolari emergono sull’omicidio di Saman, la ragazza pakistana scomparsa senza lasciare traccia il 30 aprile 2021. Secondo il racconto che uno degli indagati, Ikram Ijaz, cugino della vittima, avrebbe fatto a un detenuto, Saman sarebbe stata tenuta ferma dai cugini così da permettere allo zio Danish Hasnain di strangolarla con una corda mentre la madre, Nazia Shaheen, in preda a una crisi di pianto, veniva allontanata dal marito, Shabbar Abbas. In tutto questo ci sarebbe anche il contributo di un uomo misterioso che avrebbe aiutato a finire la giovane, a infilare il corpo in un sacco, a caricarlo su una bici e poi, dopo averlo fatto a pezzi, a gettarlo nel Po. Secondo la polizia giudiziaria e i carabinieri di Reggio Emilia, che hanno sentito quanto riportato dal detenuto, le sue dichiarazioni sarebbero credibili solo in parte. Ieri, 24 settembre, sono intanto emersi i contenuti di alcune intercettazioni in cui il padre di Saman avrebbe detto di averla uccisa. L'avvocato difensore del genitore sottolinea come si tratti di "un virgolettato riportato in un'informativa da cui non si può desumere che ci sia stata una confessione".
La genesi del racconto
Le confidenze di Ijaz, il primo ad essere arrestato, mentre era su un autobus in Francia il 31 maggio, sono state fatte in due occasioni e riassunte in annotazioni del 20 e del 29 ottobre di quell'anno. Se nel primo caso, in cui il cugino della diciottenne pachistana aveva riferito di non aver preso parte all'omicidio commesso dai parenti ma di esserne a conoscenza da Nomanhulaq Nomanhulaq, che ha partecipato come lui all’omicidio, ci sarebbero elementi non veritieri e depistanti, il secondo racconto è per gli investigatori più realistico, anche se presenta elementi fantasiosi. È molto probabile che si sia corretto, anche dopo aver letto gli atti del fascicolo giudiziario, nel frattempo tradotti, per aderire il più possibile agli elementi in possesso degli inquirenti così da essere più credibile.
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Il legale del padre di Saman: "Intercettazioni vanno prese con le molle. Chi ha diffuso informazioni ha danneggiato il processo"
Simone Servillo, legale del padre di Saman, Shabbar Abbas, ha detto ad Adnkronos che il contenuto delle intercettazioni diffuso dai media, andrebbe “preso con le molle”. L’avvocato precisa come si tratti del “brogliaccio di una trascrizione di un'intercettazione telefonica relativa a due persone che parlavano un dialetto pachistano. Bisogna vedere se è stato tradotto bene e se la frase va intesa in senso letterale o figurativo”. Vari processi in passato, aggiunge, hanno dimostrato “che molto spesso delle interpretazioni sbagliate in ambito processuale hanno portato a delle cantonate''. Servillo critica poi duramente il rilascio di informazioni al pubblico. “Non so chi ha fatto uscire quella informativa ma chiunque lo abbia fatto – sottolinea - si è assunto una bella responsabilità. Avremo un processo davanti a una Corte d'Assise e che comincino a uscire gli atti già da adesso è un danno irrimediabile al processo. Fondamentalmente va a inficiare la 'freschezza' del giudice che deve assumere determinati elementi in sede processuale. Chi ha dato alle stampe quella informativa ha danneggiato il processo''.
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La vicenda
Nella versione del 29 ottobre Ijaz dice che l'omicidio è stato organizzato dai genitori, in particolare dal padre che non riusciva più a gestire la figlia. La sera del 30 aprile Shabbar avrebbe chiesto alla moglie di fare una camminata con Saman nelle vicinanze della loro casa di Novellara. Lui le avrebbe seguite da vicino e una volta superate le serre - non è chiaro quali visto che nella zona ce ne sono diverse - le due sarebbero state raggiunte dallo zio Danish, dallo stesso Ijaz e dall'altro cugino Nomanhulaq. Avrebbero bloccato mani e piedi alla ragazza e la madre a quel punto avrebbe iniziato a piangere e così il marito l'avrebbe allontanata. Danish avrebbe strangolato la ragazza con una corda e il padre avrebbe chiamato un altro uomo, con il volto coperto da un passamontagna, che li avrebbe raggiunti in poco tempo, probabilmente già preallertato, e che avrebbe preso le redini delle operazioni. Ijaz ha sostenuto che lui e il padre sarebbero tornati indietro, mentre il personaggio misterioso, Danish e Nomanhulaq si sarebbero occupati di trasportare il corpo verso il fiume, in sella a una bici.