Omicidio Chiara Gualzetti, sui social foto del 16enne che l’ha uccisa: aperta inchiesta
CronacaLa Procura per i minorenni di Bologna ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato, dopo la denuncia del padre della 16enne uccisa nel 2021 a Monteveglio da un coetaneo ora detenuto nel carcere del Pratello. L’uomo ha ricevuto post pubblicati sui social che contengono parole oltraggiose nei confronti della figlia, con foto scattate dal carcere in cui c'è anche il giovane accusato di avere ucciso la ragazza. Il gup del tribunale per i minorenni lo ha condannato a 16 anni e 4 mesi
La Procura per i minorenni di Bologna ha aperto un fascicolo per chiarire quanto denunciato dal padre di Chiara Gualzetti, la sedicenne uccisa il 27 agosto 2021 a Monteveglio da un coetaneo. L’uomo, Vincenzo Gualzetti, ha spiegato di aver ricevuto immagini e post pubblicati sui social che contengono parole oltraggiose nei confronti della figlia, con foto scattate direttamente dal carcere minorile di Bologna. In una di queste foto è ritratto, mentre fa il simbolo della vittoria, anche il giovane accusato di avere ucciso la figlia. Intanto, il gup del tribunale per i minorenni ha condannato il ragazzo a 16 anni e 4 mesi di carcere per omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minore età della vittima. Il pm aveva chiesto una condanna a 16 anni e 6 mesi.
La Procura per i minorenni di Bologna ha aperto un fascicolo
La Procura per i minorenni di Bologna ha quindi aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato, per approfondire quanto successo. Sono in corso le indagini con accertamenti su tutti i dispositivi. Secondo i primi accertamenti, ci sarebbe stato un uso improprio dei tablet che vengono messi a disposizione dei giovani detenuti per le videochiamate con i parenti (che sostituiscono i colloqui dall'inizio della pandemia) e per lezioni ed esami universitari.
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Le foto e i post
Tra le immagini denunciate dal padre di Chiara Gualzetti, c’è la foto del giovane ritenuto responsabile della morte della figlia: è ritratto in carcere mentre fa il simbolo della vittoria, di fianco a un altro ragazzo. Poi ci sono altre immagini scattate dentro le mura dell'istituto penale minorile del Pratello. "È sicuramente lui, mi sembra assurdo che si possano usare i social così da una struttura detentiva", ha detto Vincenzo Gualzetti. Poi ci sono post e commenti, tra cui alcuni offensivi della memoria della ragazza assassinata il 27 giugno di un anno fa, da quello che riteneva un amico. Il materiale è presente sui social. Il padre della vittima ha presentato una denuncia ai carabinieri, chiedendo di tutelare l'onore della figlia scomparsa. Ma anche di chiarire come sia possibile che in un carcere minorile i detenuti abbiano avuto accesso ai canali social di Internet. "I ragazzi in carcere non possono usare il telefono e pubblicare contenuti sui social liberamente, c'è qualcosa che non quadra. Ho sporto denuncia, ai carabinieri ho consegnato tutto il materiale che ho ricevuto io e che è pubblico. Vorrei che venissero presi provvedimenti anche verso i commenti lesivi della dignità di mia figlia", ha aggiunto l’uomo.
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Il padre di Chiara: "Soddisfatti ma avremmo voluto di più"
"Ormai siamo arrivati ad un punto fermo della situazione e in base a quello che è l'ordinamento ci dobbiamo ritenere soddisfatti di questa sentenza - ha detto Vincenzo Gualzetti, il padre di Chiara, dopo la decisione del gup - È chiaro comunque che Chiara non c'è più, fondamentalmente avremmo voluto di più, però, ripeto, forse può essere una sentenza esemplare. Giustizia è altro, ma possiamo dire è stata fatta giustizia". "Ringrazio tutti, da chi ha cercato Chiara al pm, la Procura è stata fantastica. È un periodo che non sto andando più a trovare Chiara - ha aggiunto Vincenzo Gualzetti - perché sto entrando nell'ottica delle cose che Chiara non è là, c'è solo il suo corpo. Sto cercando di vivere ritrovando Chiara nel cuore e non sottoterra, sto prendendo coscienza che la tomba di Chiara è solo un punto dove abbiamo sepolto il corpo, ma lei vive con noi, cerco di viverla più nel presente. Le battaglie dell'associazione andranno avanti - ha concluso - per cambiare qualcosa, anche se la legge non è retroattiva e a noi non servirà, magari però sarà utile a qualcuno che vive la nostra stessa situazione".
L'omicidio
Il 16enne, quando venne fermato e interrogato, ammise i fatti dicendo che aveva agito sulla spinta di un'entità superiore, un demone. Ma una prima consulenza disposta nel corso delle indagini e un'ulteriore perizia psichiatrica hanno concluso che quando uccise era lucido. Il giorno prima dell'omicidio diede appuntamento a Chiara per vedersi: passò a prenderla a casa e andarono insieme al parco dell'Abbazia di Monteveglio, poco distante dall'abitazione della studentessa. In un video venne documentata la loro ultima passeggiata, quella mattina d'estate. Nell'area verde il ragazzo, come ricostruirono le indagini, la colpì e la ferì a morte con un coltello, che aveva nello zaino, poi la prese a calci e pugni.