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Benno Neumair, in carcere per aver ucciso genitori, tentò di strangolare compagno di cella

Cronaca

È quanto emerso durante un’udienza del processo: circa un anno fa, nel luglio 2021, il giovane cercò di strangolare un suo compagno di cella, nel carcere di Bolzano, nel corso di un litigio per futili motivi. Nei suoi confronti furono presi provvedimenti disciplinari

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Benno Neumair, in carcere per aver assassinato nel 2021 i genitori, Laura Perselli e Peter Neumair, avrebbe tentato di strangolare un suo compagno di cella. È quanto emerso durante un’udienza del processo. Circa un anno fa, nel luglio 2021, Benno Neumair cercò infatti di strangolare un suo compagno di cella nel carcere di Bolzano, nel corso di un litigio per futili motivi. Poi intervennero le guardie carcerarie e la vicenda si risolse senza conseguenze per il detenuto aggredito. Nei confronti di Benno furono presi dei provvedimenti disciplinari da parte dell'amministrazione penitenziaria.  

La perizia della psichiatra di parte civile

Nell’udienza è stata presentata anche la relazione della psichiatra Anna Palleschi, perito di parte civile, secondo cui "Benno Neumair è perfettamente capace di intendere e di volere. Ha un disturbo narcisistico di personalità ma era lucido quando uccise i suoi genitori e gettò i loro cadaveri nel fiume. È rassicurante pensare che chi commette un delitto efferato soffra di disturbi mentali, ma non è così: può uccidere anche chi non ha alcun disturbo". La sua perizia non coincide con quella svolta, in incidente probatorio, dai tre periti nominati dal giudice per le indagini preliminari. 

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La psichiatra: "Benno sapeva quello che faceva"

Secondo questi ultimi, infatti, Benno sarebbe stato incapace di intendere e di volere in occasione del primo omicidio, quello ai danni del padre Peter, in quanto un litigio tra i due avrebbe scatenato la furia omicida di Benno. Una conclusione, questa, che non viene affatto condivisa dalla psichiatra Palleschi, secondo la quale Benno non agì affatto in seguito ad un discontrollo degli impulsi, anzi: per lui l'uccisione sarebbe un'azione di ritorsione, un tentativo disperato di prendere il controllo e proteggere la propria autostima. Benno sapeva, quindi, quello che faceva, secondo la consulente di parte civile.

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