L'olio di girasole è diventato pressoché introvabile nei supermercati, e dove c'è il prezzo è raddoppiato. Colpa della guerra in Ucraina che ha bloccato le forniture al nostro Paese. L'industria alimentare sta quindi cercando di sostituirlo, e si torna a parlare di olio di palma
Ancora un mese, poi le scorte di olio di girasole finiranno. La chiusura dei porti sul Mar Nero ha bloccato gli scambi dei due maggiori produttori di girasole, l'Ucraina e la Russia, che riforniscono l'industria europea.
I consumi in Italia
L'Italia consuma mediamente ogni anno circa 770mila tonnellate di olio di girasole, di cui 550mila importato, per il 60% dall'Ucraina. Più del 70% dell'olio di girasole usato in Italia finisce all'industria alimentare in conserve, salse, maionese, condimenti spalmabili, biscotti e molti prodotti alimentari destinati alla grande distribuzione, oltre che per le fritture. Il restante olio è venduto direttamente nelle bottiglie o nei fusti.
Il prezzo raddoppia
Con questa situazione l'equazione è semplice: minor materia prima significa aumento del costo del prodotto finito. "Il consumatore finale" - commenta Carlo Tampieri, presidente di Assitol e AD della Tampieri Group, uno dei maggiori produttori italiani di olio - "si è trovato il prodotto finito o i cibi che usano l'olio di girasole con il prezzo raddoppiato o incrementato di un 40-50-60% in pochissimo tempo". Uno choc per le famiglie, ma anche per il mercato che ha dovuto fare i conti con rincari inaspettati. L'olio di girasole infatti non è soltanto quello che vediamo in bottiglia. L'olio sfuso rappresenta poco meno del 30% dell'olio di girasole prodotto. Quasi tutti i prodotti industriali, dolci o salati, ne fanno uso. E di conseguenza raddoppiando il costo di una materia così importante, i prezzi sono lievitati un po' in tutti i comparti alimentari.
Materia prima da Moldavia e Romania
I produttori di olio di girasole stanno cercando materia prima in Moldavia, Romania, Bulgaria e in Ungheria, ma la preoccupazione riguarda quei campi in Ucraina che difficilmente potranno essere seminati a maggio. Di conseguenza, minor raccolto il prossimo autunno.
"La guerra è ancora in corso - sottolinea Tampieri - ed è quindi difficile sapere quale sarà la disponibilità di terreni, del personale addetto. Non dimentichiamo che molti uomini sono precettati per la guerra, sia la disponibilità di mezzi tecnici che servono per la semina. Senza dimenticare le sementi e i fertilizzanti che in buona parte per l'Ucraina arrivavano dalla Russia".
Olio di girasole sostituito con olio di palma
L'industria alimentare si sta attrezzando per sostituire l'olio di girasole, ma convertire un impianto industriale non è semplice, ci fanno notare i produttori, così come sostituire un prodotto che è pressoché insapore con un altro che ha un gusto diverso. Quindi le alternative sono poche. La principale è l'olio di palma.
Il Mise deroga l'etichetta
Il Mise ha consentito in via emergenziale, l'utilizzo delle vecchie etichette anche in prodotti con l'olio sostitutivo, apponendo soltanto un bollino indicante gli allergeni. Il tema è molto delicato perchè se è vero che da una parte c'è la necessità di andare incontro alle esigenze delle industrie che hanno in magazzino centinaia di migliaia di etichette già stampate, dall'altra non può venir meno la tutela del consumatore.
Il Mise ha quindi precisato che in questa prima fase va indicato con un'etichetta supplementare l'eventuale allergene contenuto nel sostituto dell'olio di girasole. In una seconda fase ritenuta sempre emergenziale, è però consentito di indicare solo genericamente olio di origine vegetale con l'elenco dei possibili oli contenuti.
"In questa prima fase nelle etichette già stampate", spiega Alessandro Sessa di Altroconsumo, "se verrà applicata la regola di aggiungere l'adesivo, l'informazione che arriverà al consumatore sarà precisa. Nelle nuove etichette, visto che sarà consentito l'utilizzo generico della dicitura "Materia prima di origine vegetale", c'è il rischio che il consumatore non conosca esattamente cosa c'è dentro".