In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Covid, l'infettivologo Bassetti: "A primavera saremo fuori dalla pandemia"

Cronaca

Nonostante la recrudescenza dei contagi da coronavirus dovuta alla variante Omicron, il direttore della clinica Malattie Infettive all'ospedale San Martino di Genova è ottimista. E aggiunge: "Tra aprile e maggio 2022, spero che potremo togliere le mascherine, visto che credo che avremo il 95% di vaccinati"

Condividi:

"Già in primavera, tra aprile e maggio 2022, ragionevolmente saremo fuori dalla pandemia e spero potremo togliere le mascherine, visto che credo che avremo il 95% di vaccinati". Nonostante la criticità del momento visti i dati delle ultime settimane, trapela ottimismo dalle parole rilasciate in un'intervista a Rai Radio1 da Matteo Bassetti, direttore della clinica Malattie Infettive all'ospedale San Martino di Genova. 

La sottostima dei positivi

"Credo che in Italia oggi ci siano il 10-15% di positivi, quindi circa dieci milioni di persone e entro la primavera più di un italiano su due sarà contagiato", ha dichiarato Bassetti, indicando una sottostima a suo giudizio del numero di persone che risultano al momento positive nel nostro Paese. Numeri che sfuggono perché si tratta di persone asintomatiche e che dunque hanno il coronavirus senza saperlo, oppure con sintomi lievi ma risultano negative ai tamponi rapidi. Bassetti ha anche definito "una stupidaggine" la "quarantena per chi ha tre dosi di vaccino. Se avessi dovuta farla per ogni contatto avuto, sarei dovuto rimanere in casa da febbraio scorso".

approfondimento

Varianti Covid, esperti: è una doppia pandemia, verso 2 mln di casi

L'ipotesi dell'ingresso nel Cts

Commentando poi quanto detto dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa sull'ipotesi di una revisione dei componenti del Cts e del contributo "importante" che lo stesso Bassetti potrebbe dare, l'infettivologo ha detto: "Sono lusingato, ma per partecipare un domani al Cts ci vuole un impianto diverso a livello di ministero. Così come stanno le cose, si parlano lingue diverse tra me e il Cts. Ad oggi non mi sentirei di andare a fare il consulente perché su molte decisioni non ho condiviso le posizioni del ministero della Salute. Ci sono però persone molto valide nel Comitato tecnico scientifico. Se poi le cose un domani cambieranno, vedremo. In questo momento credo che ci sia più bisogno di me qui al San Martino di Genova e come consulente del presidente Toti nella task force regionale" della Liguria.

approfondimento

Covid, perché il bollettino è un falso problema