Scuola, sciopero nazionale dei professori: corteo a Roma. Bianchi: "Adesione al 6%"

Cronaca
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In piazza docenti e sindacati per protestare sui temi economici e contrattuali, fra cui il rinnovo del contratto e la richiesta di un "giusto" riconoscimento economico: "Dopo decenni di tagli e due anni di emergenza, l'esecutivo Draghi prosegue, in linea con i governi precedenti, nell'attacco al diritto all'istruzione e ai lavoratori e lavoratrici". Sfilano anche gli studenti: "Siamo a fianco di tutto il personale a gridare che urge cambiare rotta"

Sciopero nazionale della scuola e sindacati in piazza, oggi, per protestare sui temi economici e contrattuali legati al comparto. A Roma il corteo è partito alle 10.30 da Porta San Paolo ed è arrivato poi al Ministero dell'Istruzione a viale Trastevere. Tra le motivazioni della protesta ci sono il rinnovo del contratto, "l'impoverimento costante" di cui è "vittima" la categoria. Di qui, la richiesta di un "giusto" riconoscimento economico. "Se è vero, come sostiene la politica, che la scuola è il motore del Paese, lo si dimostri quando arriva il momento di investire risorse", ha spiegato nei giorni scorsi il segretario di Gilda Unams, Rino Di Meglio. Anche Cobas e Cub protestano con uno "sciopero nazionale" rivendicando: "Dopo decenni di tagli alla scuola e due anni di emergenza, l'esecutivo Draghi prosegue, in linea con i governi precedenti, nell'attacco al diritto all'istruzione e ai lavoratori e lavoratrici della scuola". In serata, il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi ha comunicato che "dalla rilevazione fatta alle 18, emerge che ha aderito allo sciopero il 6,21% del personale, tecnico e docente. Ho grandissimo rispetto per tutte le sigle sindacali - ha premesso il ministro - per quelle che hanno aderito e per quelle che non hanno aderito. Ma non è vero che non si sia fatto abbastanza per la scuola: questo governo da febbraio ha investito 10 miliardi in infrastrutture e 2 miliardi per la ripresa delle lezioni in presenza, sono stati assunti 62 mila insegnanti e messi altri 40 mila posti a bando".

In piazza anche gli studenti: "Urge ripensare un altro modello di scuola"

Dietro lo striscione con scritto "Adesso Basta, la scuola si ribella", centinaia di docenti hanno dato il via al corteo a Roma. Sulle note di Bella Ciao è partita la manifestazione alla quale si sono aggiunti anche gruppi di studenti. "Oggi siamo scesi in piazza al fianco al personale scolastico convocato da numerose sigle sindacali", dichiara Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell'Unione Degli Studenti. "Lo scorso 19 novembre le mobilitazioni studentesche hanno attraversato tutto il Paese rivendicando un cambio di passo radicale della scuola - aggiunge - Oggi siamo a fianco di tutto il personale della scuola a gridare che urge cambiare rotta e ripensare un altro modello di scuola, differente per tutte le componenti sociali che lo vivono". "Un ministro che pensa di mandare studentesse e studenti in azienda già alle elementari ma non fa nulla riguardo alle classi pollaio e il benessere psicologico è un ministro che ha fallito - continua Ludovico Ottolina, dell'esecutivo nazionale - È il fallimento di un intero sistema pedagogico che sta divenendo sempre più succube alle esigenze del mercato, non fornendo capacità e strumenti nella costruzione di un pensiero critico e distruggendo il ruolo trasformativo dei luoghi della formazione".

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Flc-Cgil: "Promesse disattese, ci siamo ripresi piazza"

"Avevamo detto che ci saremmo ripresi le piazze. Oggi ci siamo quasi tutti. A quel grande sindacato che non c'è dico: lo sciopero è un atto di libertà. Noi siamo qui perché è giusto farlo. Non avevo mai sentito un sindacato dire di non scioperare. Le democrazie muoiono se non si sciopera, se non c'è protesta. Questo è uno strumento per cambiare il Paese. Adesso basta, la scuola di ribella", ha detto il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, parlando al corteo a Roma e riferendosi alla Cisl assente. "Il mondo della scuola torna in piazza per chiedere attenzione per la scuola pubblica che oggi non c'è in questa legge di bilancio. Dopo due anni di pandemia e palate di retorica sulla scuola siamo al solito punto. Sulla scuola si disinveste - ha aggiunto il segretario a margine -.Ci sono promesse che sono state disattese. Abbiamo condiviso un patto sull'istruzione che non è stato applicato e anzi si è andati nella direzione opposta. Non sembra che sia il ministero dell'Istruzione a decidere sulla scuola, bensì il ministero del Tesoro. Non ci piace così". "Il Pnrr? Avrà un impatto sulla scuola se verrà riempito anche dal punto di vista del personale. Sennò avremo nuove infrastrutture e tempo pieno, ma non sapremo come farlo. Verrà delegato al terzo settore o sarà della scuola pubblica. Il Pnrr non basta, è a termine, poi serve lo stato", ha concluso Sinopoli.

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