Torna l'ora solare, è davvero l’ultima volta?

Cronaca

Gianluca Ales

Il 31 ottobre, come ogni anno, si torna all'ora legale, anche se forse in futuro non succederà più. L'Europa ha infatti lasciato libertà di scelta ai Paesi Membri, ma non nessuno ha preso una decisione definitiva

Ormai è un rito, così come, per certi versi, anche l’articolo che state leggendo in questo momento. Ogni anno, dal 1966, il 31 ottobre si riportano le lancette alla cosiddetta “ora solare”, così come in tutta Europa. Perciò la solita contrapposizione tra i dormiglioni, per cui si guadagna un’ora di sonno, e i meteoropatici, che piangono per l’ora di luce in meno. Insomma, una sorta di rito laico di ingresso della stagione fredda. E buia.

L’ultima volta che spostiamo le lancette (forse)

Inutile ripetere consigli che forse avevano un senso 50 anni fa, quando la popolazione italiana aveva scarsa dimestichezza con il jet-lag, ma ora con la rivoluzione dei voli low cost, la stragrande maggioranza degli italiani ha pochissime difficoltà a ritarare le proprie abitudini 60 minuti in più o meno.

Eppure, ancora c’è lo spazio per i consigli dei medici che dovrebbero accompagnare questo cambiamento di orari, il parere di “esperti”, l’opinione addirittura su che alimentazione adottare di fronte a questo mutamento.

Bene, se siete annoiati da tutto ciò, sappiate che – forse, sottolineiamo: forse – potrebbe essere l’ultima volta.

Il parlamento Europeo, infatti, dopo una consultazione pubblica avvenuta tra luglio e agosto 2018, con l'84% dei voti a favore, ha approvato l'abolizione dell'obbligo per i vari Paesi membri di passare da un'ora all'altra due volte all'anno.

Ogni Stato, quindi, potrà decidere autonomamente entro la fine del 2021 se adottare per sempre l'ora legale o quella solare.

Il problema, però, è che - probabilmente affaccendati su altre più urgenti questioni - i Paesi non hanno fatto niente in proposito. E, sempre nel rispetto della liturgia europea, ci si è comunque spaccati. E - sorpresa - indovinate tra chi e chi? Ma certo: tra paesi del Sud, i mediterranei, e quelli del Nord, capeggiati dalla Finlandia. 

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La posizione italiana: non decidere

Certo è che noi italiani non facciamo molto per migliorare la situazione, o almeno la nostra immagine. Di fronte all’inerzia, il nostro Paese ha proposto – molto semplicemente – di non decidere. E cioè di restare allo status quo, con il doppio cambio di orario ogni anno. Con buona pace dei virtuosi Nordici che, da questa operazione, non traggono molto profitto.

C’è da dire che l’atteggiamento italiano non è pilatesco, ma ha solide argomentazioni economiche. L’ora legale, infatti, permette enormi risparmi in termini sia di elettricità che gas. Il calcolo, eseguito da Terna – l’azienda italiana che gestisce la rete di trasmissione dell'energia elettrica - quantifica la riduzione di spesa.

27 October 2021, Bavaria, Regensburg: Sören Draack, managing director of the tower clock manufacturer Rauscher holds a hand in front of the dial of a tower clock. On Sunday (31.10.2021) the clock will be set back from three to two o'clock winter time. Photo: Armin Weigel/dpa (Photo by Armin Weigel/picture alliance via Getty Images)

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Quanto si risparmia con l’ora solare

L’applicazione dell’ora legale ha determinato un risparmio pari a 400 milioni di kWh, cioè quanto il consumo medio annuo di elettricità di circa 150 mila famiglie. Traducendo i dati di consumo in euro, il risparmio economico, secondo Terna, sarebbe stato di circa 66 milioni di euro. Considerando che nel 2020 i consumi sono stati più contenuti rispetto alla media a causa del lockdown e che, per la stessa ragione, il prezzo dell’energia elettrica era molto basso, in anni con consumi standard e prezzi alle stelle, come quello attuale, misure come l’ora legale sono fondamentali per promuovere il risparmio energetico. Non solo: meno consumi, significa anche minore impatto sull’ambiente.

Sul lungo periodo, tra il 2004 e il 2020, l’ora legale ha portato a un risparmio per i cittadini di 1 miliardo e 720 milioni di euro. 

Il fronte nordico

Tutto questo non ha alcun peso per i paesi che si trovano più vicini al Polo Nord, e quindi hanno giornate cortissime nella stagione fredda, e lunghissime durante quella calda. In Finlandia, ad esempio, nei giorni più lunghi, il sole sorge prima delle quattro del mattino e tramonta quasi alle 23.00. L'ora guadagnata quindi non serve né ad avere più luce alla sera né a risparmiare sul fronte energetico. Quindi questo balletto con le lancette per loro è solo un disagio. 

Il rischio macchia di leopardo

Come sempre, anche partendo da motivazioni ragionevoli, si può arrivare a conclusioni paradossali. Partiamo dal presupposto che che l’orologio è un arbitrio, o meglio: una convenzione. Chiunque pensi che il calendario e il tempo siano sia una certezza inamovibile, senza scomodare Einstein, basta che guardi la linea del cambiamento d’orario – più o meno a metà Pacifico, per capirci -  e si accorgerà che non segue alcun criterio astronomico, ma solo politico. Come del resto fu politica la decisione di Francisco Franco di allineare la Spagna – che in effetti è parecchio a ovest – al tempo dell’Europa Centrale.

Quindi ecco il dilemma: meglio l’attuale balletto avanti e indietro di un’ora – uguale più o meno per tutti quanti, due volte all’anno - oppure lasciare la libertà di scelta a ogni singolo paese? Fate attenzione a rispondere, perché il rischio è di dover compiere questa operazione, così noiosa, anziché due volte l’anno, ogni volta che si passa la frontiera. 

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