
"Quei pensieri che non vogliamo ammettere neppure a noi stessi... li abbiamo dentro e li portiamo con noi tutti i giorni, sono tatuati sulla nostra pelle. Con queste tecnica fotografica ho voluto portarli alla luce e renderli visibili”, racconta il fotografo Pietro Baroni.
Intervista per Lo Spunto Fotografico
di Chiara Piotto

Raccontare i pensieri più inconfessabili che tutti noi abbiamo. Con questo intento Pietro Baroni ha iniziato a lavorare a questa serie di ritratti: “Sono i pensieri che non vorremmo raccontare ai nostri partner, ai nostri amici, ai nostri figli. Quelli che spaventano anche noi stessi. Ho voluto sondare il nostro subconscio. Scavare dove poche persone vogliono andare”
Il sito di Pietro Baroni
Anche se il progetto è stato realizzato prima della pandemia, il tema del non-detto, del sentito che fa soffrire, diventa particolarmente attuale dopo l’ultimo anno e mezzo. “Con gli occhi di questi mesi assume un significato diverso da quando ho scattato le immagini”, dice il fotografo. “È forse il segno della riuscita di alcuni lavori artistici, il fatto che possano trascendere dal momento in cui sono nati”

Ho chiesto a Pietro cosa abbia letto sotto la pelle dei suoi soggetti: “I pensieri inconfessabili sono rimasti ovviamente inconfessati. Chiedevo alle persone ritratte di entrare in empatia con quei sentimenti, con quei pensieri, con quelle emozioni. Ma non ho chiesto loro di dirmi cosa stessero pensando”

“Quello che però mi è arrivata è stata tanta volontà di essere sé stessi e la difficoltà nel riuscire ad esserlo. La paura di non essere accettati dagli altri ma soprattutto da se stessi per chi si è. Il desiderio disperato di accettare il proprio lato oscuro e la difficoltà a farlo”

Qualche dettaglio di backstage? “Durante le tre giornate di shooting mi sono sentito un po’ (senza esagerare eh) come Marina Abramovic con il suo “The artist is present”. Mi arrivavano tutte le energie che avevo chiesto di vivere alle persone che stavo fotografando. Ho abbracciato più di una persona dopo lo shooting. Alcuni mi hanno chiesto di stare da soli per qualche minuto per trovare la concentrazione. Altri non ce l’hanno fatta e sono uscite dalla stanza perché non riuscivano a reggere la pressione di quello che stavano andando a cercare dentro di loro”

Per la resa delle immagini, due luci flash con dei bank quadrati per illuminare i volti e ridurre le ombre. “Il taglio del ritratto con le spalle nude vuol far capire quanto sto cercando di entrare nell’intimità delle persone, senza però rendere visibile tutto il corpo nudo”, continua Baroni. “Poi ho messo un filtro verde e scattando in bianco e nero sono stati evidenziati tutti i difetti e le imperfezioni della pelle”

Il progetto è stato esposto a Milano e New York e Pietro Baroni è stato inserito da Lens Culture nell’elenco di 50 fotografi emergenti da seguire. Adesso lavora a un progetto sui sogni durante la pandemia: “Ho raccolto oltre 300 sogni fatti dalle persone durante il periodo di lockdown duro (marzo-maggio 2020). Ora, con lo scenografo Andrea Bottazzini e il costumista Alessandro Ubezio, sto ragionando su come rendere visiva e fotograficamente interessante la nostra vita onirica durante la pandemia. Siamo in fase creativa ed è tutto molto stimolante”.
Il sito di Pietro Baroni