Ex Ilva: arrestato l'avvocato Amara, obbligo di dimora per l'ex procuratore Capristo

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La Procura di Potenza ha disposto alcune misure cautelari nell'ambito di un'inchiesta che riguarda presunte irregolarità in indagini sullo stabilimento. I legali di Capristo: "Ha sempre agito correttamente, altre autorità giudiziarie non avevano ravvisato illiceità". Le disposizioni riguardano anche l'avvocato di Trani Giacomo Ragno, Nicola Nicoletti e il poliziotto Filippo Paradiso

La Procura di Potenza ha disposto misure cautelari, nell'ambito di un'inchiesta su presunte irregolarità commesse durante le indagini sull'ex Ilva, per l'avvocato Piero Amara (agli arresti), l'ex procuratore di Taranto e di Trani, Carlo Maria Capristo, l'avvocato di Trani Giacomo Ragno, il consulente Nicola Nicoletti e il poliziotto Filippo Paradiso. La Guardia di Finanza ha arrestato l'avvocato siciliano Piero Amara, che è stato consulente legale di Ilva quando l'azienda era in amministrazione straordinaria e, in tale veste, avrebbe avuto rapporti con l'ex procuratore. Nei confronti di Capristo è stato disposto invece l'obbligo di dimora. I suoi difensori Angela Pignatari e Riccardo Olivo affermano in una nota: "Ha sempre agito correttamente e in piena conformità al suo ruolo di Procuratore di Trani e di Taranto". Riguardo alle accuse, per i legali si tratta di "fatti per lo più già passati al vaglio di altre Autorità giudiziarie, che non ne avevano ravvisato elementi di illiceità, ed assai risalenti nel tempo".

L'inchiesta sulle irregolarità

I fatti contestati risalirebbero al periodo nel quale Capristo era procuratore a Taranto e riguarderebbero anche l'ex Ilva. Nel maggio 2020 Capristo è stato arrestato, per poi tornare libero ad agosto, nell'ambito di un'altra inchiesta per la quale è attualmente a processo per tentata concussione, falso in atto pubblico e truffa aggravata. Amara invece è al centro anche dell'inchiesta della Procura di Milano sul cosiddetto "falso complotto Eni": ai magistrati lombardi l'avvocato siciliano rilasciò dichiarazioni sulla presunta loggia Ungheria.

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L'inchiesta e gli arresti 

L'avvocato Amara, da quanto riportato dall'Ansa, è stato "soggetto attivo della corruzione in atti giudiziari sia a Trani che a Taranto". Carlo Maria Capristo è invece accusato, quando era Procuratore a Trani, di aver accreditato presso l'Eni Amara, con cui era stato messo in relazione dal poliziotto Filippo Paradiso, anche lui arrestato, come "legale intraneo agli ambienti giudiziari tranesi in grado di interloquire direttamente con i vertici della Procura". Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Capristo, quando era Procuratore di Trani, nonostante "la palese strumentalità", si autoassegnava in co-delega con i sostituti Antonio Savasta e Alessandro Pesce procedimenti penali che scaturivano "da esposti anonimi" sull'Eni "redatti dallo stesso Amara" e "consegnati" direttamente allo stesso Capristo. Negli esposti veniva "prospettata la fantasiosa esistenza di un inesistente progetto" che "mirava a destabilizzare i vertici dell'Eni e in particolare a determinare la sostituzione dell'amministratore delegato, Claudio Descalzi". Le quattro persone arrestate l'8 giugno si trovano due in carcere, Amara e Paradiso, e due ai domiciliari, ossia l'avvocato di Trani Giacomo Ragno e Nicola Nicoletti, che è stato consulente dei commissari dell'ex Ilva dal 2015 al 2018. L'obbligo di dimora è stato invece disposto per Carlo Maria Capristo, che è in pensione da alcuni mesi. 

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Sequestro preventivo di 278mila euro

La Procura della Repubblica di Potenza ha inoltre disposto il sequestro preventivo di 278 mila euro nei confronti dell'avvocato Ragno, pari all'importo delle parcelle professionali pagate dai commissari dell'Ilva per gli incarichi ricevuti dallo stesso avvocato "nel contesto del patto corruttivo" scoperto dagli investigatori, che hanno ascoltato circa 80 testimoni. La Guardia di Finanza e la Polizia, coordinate dalla Procura potentina, hanno inoltre acquisito "copiosa documentazione su indagini finanziarie e bancarie, ottenuta - è specificato in un comunicato firmato dal Procuratore di Potenza, Francesco Curcio - anche attraverso lo scambio di atti e informazioni con le Procure di Milano, Roma, Messina, Lecce e Perugia".

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