Funivia Stresa-Mottarone, pm: pena elevatissima per sconsiderata condotta. Eitan parla

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Per i magistrati, il proprietario, il direttore e il capo operativo della funivia precipitata avrebbero evitato lo stop per motivi economici. Nel decreto di fermo che ha portato in cella i tre, si sottolinea anche l' "assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza". Gli inquirenti hanno sequestrato anche la scatola nera. Intanto il bambino unico sopravvissuto della strage è cosciente. Giovannini in Aula: "Grande ferita per il Paese". L'azienda Leitner si costituirà parte civile

Se la responsabilità venisse accertata, la pena detentiva sarebbe "elevatissima". A sottolinarlo sono i magistrati della procura di Verbania, nel decreto di fermo che ha portato in cella tre persone (il proprietario, il direttore e il capo operativo), per l'incidente di domenica scorsa in cui è precipitata la funivia del Motterone (FOTO - LE VITTIME - I PRECEDENTI). I pm hanno sottolineano anche la "sconsiderata condotta" che "ha determinato" la "morte di 14 persone e lesioni gravissime a un minore di 5 anni". Il freno sarebbe stato manomesso consapevolmente, per evitare disservizi. "Abbiamo sequestrato tutto, anche la scatola nera", fa sapere intanto  il capitano Luca Geminale, comandante della compagnia dei carabinieri di Verbania. Intanto Eitan, il bimbo unico sopravvissuto della strage, ha ricominciato a parlare. Lo fanno sapere i sanitari dell'Ospedale infantile Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato. Oggi in Israele si tengono i funerali dei suoi genitori e del suo fratellino. Nel primo pomeriggio, a Varese, l’ultimo saluto anche ad altre due delle 14 vittime. Questa mattina, il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, iniziando in Aula alla Camera l'informativa urgente del Governo sul tragico incidente, ha ricordato: quanto accaduto "è una grande ferita per il Paese" (LE REAZIONI POLITICHE - COME FUNZIONA LA FUNIVIA).

Pm:"Spregio delle più basilari regole sicurezza"

"I fatti contestati sono di straordinaria gravità in ragione della deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell'impianto di trasporto per ragione di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza finalizzate alla tutela dell'incolumità e della vita" dei passeggeri, scrive la procura di Verbania nel decreto di fermo. Ed emerge che Gabriele Tadini, capo servizio della funivia del Mottarone, "ha ammesso di avere deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni (forchettoni), disattivando il sistema frenante di emergenza". Una condotta "di cui erano stati ripetutamente informati" Enrico Perocchio e Luigi Nerini, direttore di esercizio e amministratore di Ferrovie del Mottarone, che "avvallavano tale scelta e non si attivavano per consentire i necessari interventi di manutenzione che avrebbero richiesto il fermo dell'impianto, con ripercussioni di carattere economico". Inoltre, per la procura di Verbania, "sussiste il pericolo concreto e prevedibilmente prossimo della volontà degli indagati di sottrarsi alle conseguenze processuali e giudiziarie delle condotte contestate, allontanandosi dai rispettivi domicili e rendendosi irreperibili". 

Le indagini

Luigi Nerini (CHI È), Enrico Perocchio e Gabriele Tadini sono accusati, in concorso tra loro, di omissione dolosa, come ha precisato ieri il procuratore Olimpia Bossi. Il procuratore si riserva però "di valutare eventuali posizioni di altre persone". Il sospetto degli inquirenti è che anche altri sapessero delle anomalie della funivia e di quel 'forchettone', il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni di cui ieri è stata trovata tra i boschi un'altra parte, la seconda. Bloccare così quel freno d'emergenza, "senza interventi più decisivi e radicali" sembra esser stato, per i fermati, l'unico modo di non compromettere l'esercizio della funivia, che aveva ripreso a girare dopo il lungo stop per la pandemia. "L'ingegner Perocchio nega categoricamente di aver autorizzato l'utilizzo della cabinovia con i 'forchettoni' inseriti e anche di aver avuto contezza di simile pratica, che lui definisce sucida”, ha fatto però sapere il legale del direttore d'esercizio della funivia Stresa-Mottarone. "Nessun operatore di impianti a fune, ha ribadito il mio cliente, sarebbe così pazzo di montare su una cabina con le pinze inserite" (ovvero il freno d'emergenza disattivato, ndr.), ha aggiunto l'avvocato.

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Nel pomeriggio primo sopralluogo del consulente tecnico

Intanto è  in programma per il pomeriggio il primo sopralluogo del consulente tecnico nominato dalla Procura di Verbania, come ha detto il capitano Luca Geminale. Il consulente farà i primi rilievi "sul luogo" della tragedia, quindi sulla cabina precipitata e sul cavo. Il comandante ha anche spiegato che il secondo forchettone, ritrovato ieri, era "nascosto da una delle lamiere della cabina".

Giovannini: "Prontezza nella risposta dei soccorsi"

Sul caso, in Aula alla Camera, è tornato anche il ministro Giovannini. Lo scorso 24 maggio, durante la riunione tecnica a Stresa sull'incidente alla funivia, "è emersa la prontezza nella risposta del sistema di soccorso che, compatibilmente con le asperità del luogo di operazione, si è caratterizzata per la tempestività e la totale collaborazione di tutti gli enti", ha sottolineato. Poi, sui controlli all'impianto, ha aggiunto: "Sono previsti in capo all'esercente l'esecuzione di ispezioni annuali, di controlli giornalieri, settimanali e mensili. In caso di interruzione per periodi superiori a un mese, qual è quella determinata dall'emergenza sanitaria in corso, prima della ripresa del servizio è necessaria l'effettuazione da parte del gestore di specifici controlli".

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Le condizioni di Eitan

Buone notizie arrivano dal reparto di Rianimazione dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato Eitan, il bambino unico superstite dell’incidente. I sanitari che lo stanno curando hanno dichiarato che “è cosciente, si guarda intorno e parla con la zia Aya”. Dal punto di vista clinico, il bimbo rimane in prognosi riservata, dovuta al trauma toracico e addominale e alle fratture agli arti. A breve verrà però trasferito dalla Rianimazione in un reparto di degenza.

Leitner sarà parte civile nel processo

L'azienda altoatesina Leitner SpA ha annunciato che si costituirà parte civile nel processo. Leitner, specializzata in impianti a fune con sede a Vipiteno in Alto Adige, ha reso noto che dopo l'intervento del 30 aprile, svolto da una società incaricata dall'azienda stessa, "non sono arrivate altre richieste d'intervento e segnalazioni in merito a malfunzionamenti dell'impianto frenante". Come riferisce Leitner, "il 30 aprile erano stati effettuati controlli ai freni vettura con verifiche di funzionalità, senza riscontrare problemi e proceduto alla ricarica degli accumulatori delle centraline idrauliche che azionano i freni sulla fune portante".

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