Abbiamo intervistato Jolanda Restano, blogger e co-fondatrice di FattoreMamma, per capire in che modo i tanti mesi di lockdown hanno influito sul ménage familiare e come le restrizioni imposte hanno cambiato i rapporti tra genitori e figli. Tra le paure più comuni la conciliazione vita/lavoro, il timore del contagio e le preoccupazioni economiche
Jolanda Restano è una blogger. Co-fondatrice e consigliere di FattoreMamma, la prima agenzia di marketing e comunicazione in Italia che mette in relazione i brand e le mamme, è autrice e producer di contenuti per bambini. È anche fondatrice del sito filastrocche.it e autrice di diversi libri per l’infanzia. L’abbiamo incontrata e, con lei, ci siamo confrontati sulla sua esperienza di mamma alle prese con la pandemia ("RAGAZZI INTERROTTI" - La prima serie - La seconda serie)
Com’è stata la tua esperienza durante i lunghi mesi di lockdown e come hanno affrontato le restrizioni i tuoi figli?
L'arrivo del primo lockdown (GLI SPECIALI: SCUOLA - COVID) è stato abbastanza improvviso per la nostra famiglia. In casa, anche quando ne avevamo parlato, ci pareva un'eventualità abbastanza remota. E quindi ci ha colto alla sprovvista. All'inizio i ragazzi, pur se un po' spaesati, cercavano i lati positivi: possibilità di alzarsi un po' più tardi al mattino, tenere la telecamera spenta quando non c'era stato tempo di lavarsi i capelli. E poi si inventavano cose da fare: cantate dal balcone, incontri in video chat, visioni di film in contemporanea per poi discuterne insieme. Quindi, accanto alla normale preoccupazione per ciò che stava succedendo, c’era anche il desiderio di trovare un modo per vivere al meglio questi momenti. In questo secondo lockdown il tiepido entusiasmo della novità è sparito. È rimasto lo smarrimento e tanta, tanta noia. Ho notato anche un'insofferenza alle lezioni online e un netto calo della concentrazione. Queste ovviamente sono osservazioni da mamma. Non sono un'esperta, ma mi sento di dire che i ragazzi iniziano davvero a risentire della situazione. Hanno reagito, anche bene, ma ora si sentono davvero messi alla prova. Per fortuna le scuole hanno riaperto, anche se in modo parziale. È un importante passo avanti verso una normalità e spero che non si torni indietro. I miei ragazzi sono stati molto contenti di riprendere in presenza, anche se avevano un po' di ansia, proprio perché avevano perso l'abitudine al contatto, a stare coi compagni, a confrontarsi tra loro.
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All’inizio della pandemia con Fattore Mamma avete interpellato le mamme della vostra community per capire come stavano affrontando il lockdown. Ne è emerso un ritratto in cui le preoccupazioni maggiori erano soprattutto pratiche: la conciliazione vita/lavoro, la paura del contagio, i timori economici. A un anno di distanza come sono cambiate le paure delle mamme italiane? E quali sono le difficoltà che riscontrano maggiormente nei loro figli?
Sì, all'inizio effettivamente le famiglie si sono concentrate più sugli aspetti pratici nell'affrontare il lockdown, specialmente quelle dove i bambini erano piccoli e quindi avevano bisogno di assistenza in modo continuativo. Ora le famiglie iniziano ad accusare una forte stanchezza e un affaticamento non solo fisico, ma anche psicologico e mentale. E hanno timore di non riuscire a superarlo a breve e senza aiuti esterni. Non sono più solo i bambini piccoli a richiedere aiuto. Le difficoltà maggiori probabilmente riguardano proprio adolescenti e preadolescenti che hanno dovuto rinunciare ad ogni attività di socializzazione e si sono riscoperti più fragili e più soli. Io sono speranzosa che presto o tardi si troverà una soluzione a questa situazione, oramai i vaccini ci sono e, se anche non si tornerà al mondo "come era prima", le cose miglioreranno di certo. E spero anche che a quel punto i nostri ragazzi riusciranno a reagire e a riprendersi. Le capacità le hanno, speriamo trovino anche le energie che ora sembrano averli un po' abbandonati! Io sono fiduciosa nella loro resilienza e capacità di reazione.
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Prima della pandemia c’era sicuramente nelle mamme una certa apprensione per il fatto che i figli utilizzassero troppo i device digitali. Con il virus però un pc o uno smartphone sono diventati uno strumento di socializzazione ancor più indispensabile. Da mamma e conoscitrice della rete, quale può essere secondo te in questo momento complesso il giusto bilanciamento tra queste due necessità?
Sicuramente il primo lockdown, che ha obbligato la scuola a diventare digitale, ha reso i genitori meno rigidi sull'uso di device da parte dei loro figli. Era la scuola che lo imponeva e non si poteva fare altrimenti. Il lato positivo, se vogliamo trovarlo, è stato proprio questo: aver avvicinato anche i genitori più diffidenti all'uso del digitale da parte dei figli. Digitale che a mio parere ha anche dei lati positivi e non va demonizzato. D'altro canto, non bisogna esagerare. Proprio il fatto che i ragazzi usino pc e tablet durante le ore di scuola, fa temere ai genitori che usarli anche per intrattenimento e gioco in orario extrascolastico sia eccessivo Trovare un giusto equilibrio non è facile, specialmente se i ragazzi, non potendo uscire, non hanno grandi alternative di intrattenimento. Un suggerimento può essere quello di dare delle regole precise sull'utilizzo di computer, tablet e cellulare, regole a cui, attenzione, devono poi sottostare anche i genitori (ricordate che l'esempio è sempre molto importante per i figli!). Si stabilisce quando il cellulare può essere usato e quando no e poi si cerca di proporre della attività da fare insieme come possibile alternativa. Potremmo anche scoprire che i nostri figli (anche i più grandicelli) si fanno coinvolgere (e si divertono pure) con qualche proposta ben studiata di momenti da passare in famiglia.