Grande Aracri è considerato al vertice della potente cosca di Cutro, con ramificazioni in diverse regioni italiane e ora si sarebbe pentito
Il boss Nicolino Grande Aracri ha iniziato a collaborare con la giustizia. La notizia, riportata dal Quotidiano del Sud, è stata confermata all'ANSA da fonti della Dda. Il boss è a capo di una delle cosche di 'ndrangheta più potenti con base a Cutro, nel crotonese, ma con ramificazioni in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Condannato a vari ergastoli, la sua figura è al centro del processo Aemilia celebrato in Emilia Romagna.
L'uomo si trova in carcere dove deve scontare diversi ergastoli e la sua storia criminale lo identifica come capo crimine della Calabria centro-settentrionale. La collaborazione di Grande Aracri potrebbe portare elementi fondamentali nelle indagini contro la 'ndrangheta, svelando gli equilibri dell'organizzazione, ma anche i nomi di quei "colletti bianchi" che hanno permesso alla stessa organizzazione di svilupparsi.
Esponente di spicco
Nicolino Grande Aracri viene condannato all’ergastolo al termine del processo Kyterion a Catanzaro dove era stata confermata la sentenza della Corte d’Appello per l’inchiesta parallela al maxi processo Aemilia che aveva svelato l’interesse delle cosche crotonesi in Emilia – Romagna. Nicolò Grande Aracri è ritenuto il capo della super cosca di Cutro, la cui egemonia non si limitava solo al territorio crotonese ma anche alla Piana di Sibari, la zona di Catanzaro e il viborese, fino ad arrivare all’Emilia Romagna, dove i Grandi Aracri rivendicavano autonomia anche rispetto alle cosche reggine. Al termine del processo Aemilia, da un’operazione scattata nel 2015 che ha portato in carcere 160 imputati su 180 portati a processo, e che mirava a disarticolare l’organizzazione mafiosa consolidatasi nelle zone a cavallo fra Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza, Nicolino Grande Aracri viene nuovamente condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Ruggiero, un uomo di 35 anni cutrese, ammazzato da quattro uomini travestiti da carabinieri nel 1992 a Brescello, paesino del Reggiano.