Caso Regeni, i genitori denunciano il governo italiano per la vendita di armi all'Egitto

Cronaca

Presentato un esposto per violazione della legge in materia di vendita di armi a Paesi "autori di gravi violazioni dei diritti umani". Il provvedimento fa riferimento alla vendita di due fregate al Paese nord-africano

Un esposto contro il governo italiano per violazione della legge in materia di vendita di armi a Paesi "autori di gravi violazioni dei diritti umani". Questo quanto annunciato da Claudio e Paola Regeni, genitori del ricercatore ucciso nel 2016 al Cairo, nel corso della trasmissione Propaganda Live. Il provvedimento, che fa riferimento alla vendita di due Fregate all'Egitto, è stato redatto dall'avvocato Alessandra Bellerini, legale dei familiari di Regeni.

L'attacco al governo italiano: "Vendita navi ciliegina sulla torta dell'ipocrisia"

Lo scorso 13 giugno la madre e il padre del ricercatore torturato e ucciso avevano definito  la vendita al Cairo delle due fregate da parte del nostro Paese “la ciliegina sulla torta dell’ipocrisia”. "Lo Stato italiano ci ha tradito. Siamo stati traditi dal fuoco amico non dall'Egitto". I genitori di Giulio Regeni, sempre a Propaganda Live, non avevano usano mezzi termini per commentare la vendita di due navi italiane all’Egitto approvata dal governo. 

Paola (D) e Claudio (S) Regeni genitori di Giulio, il ricercatore universitario ucciso in Egitto, durante il convegno sui diritti degli italiani all'estero organizzato dall'Ordine degli Avvocati di Genova, 20 marzo 2018 a Genova. ANSA/LUCA ZENNARO

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Di Maio: "La vendita non inficia la ricerca della verità"

"Non credo che" la vendita di due fregate Fremm Bergamini "infici la ricerca della verità" sul caso di Giulio Regeni (LEGGI CHI ERA) "né tantomeno possa essere una sorta di leva per ottenerla". E' quanto aveva detto lo scorso 16 luglio il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, di fronte alla Commissione parlamentare sulla morte del ricercatore italiano, esprimendo "dubbi che la vendita di questi prodotti si possa intendere come un favore dell'Italia all'Egitto, anche perché ci sono altri Paesi pronti a fare lo stesso".

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Lo scontro tra Procura egiziana e giustizia italiana

Proprio ieri c'erano state dure reazioni in Italia davanti all'ennesima tesi del Cairo sull'omicidio di Giulio Regeni, messa nero su bianco dalla Procura generale egiziana che ha puntato anche il dito contro la magistratura italiana 'rea' di voler processare in contumacia quattro agenti dei servizi segreti di Abdel Fattah al Sisi. Un processo che l'Egitto ritiene immotivato e basato su "conclusioni illogiche". "Quanto affermato dalla Procura Generale egiziana relativamente al tragico omicidio di Giulio Regeni è inaccettabile", scrive in una nota la Farnesina ribadendo la "piena fiducia nell'operato della magistratura italiana": si "continuerà ad agire in tutte le Sedi, inclusa l'Unione europea, affinché la verità sul barbaro omicidio di Giulio Regeni possa finalmente emergere", sottolinea il ministero degli Esteri. Una ferma risposta condivisa anche dal presidente della Camera, Roberto Fico, che ha parlato di una "provocazione, inaccettabile", di argomentazioni "vergognose" perché formulate "sapendo di mentire". La terza carica dello Stato italiano ha ricordato che "la Camera ha sospeso le relazioni diplomatiche con il Parlamento egiziano" dato che "a tutto c'è un limite". 

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Chi era Giulio Regeni

Giulio Regeni era un ricercatore universitario. Scomparso il 25 gennaio 2016 al Cairo, è stato trovato morto otto giorni dopo (il 3 febbraio). Il suo corpo fu trovato senza vita in un fosso di una zona della periferia della città egiziana, con segni di torture, bruciature di sigarette e ferite da taglio. L’italiano, originario di Fiumicello in provincia di Udine, si trovava al Cairo per studiare le associazioni sindacali egiziane. La sua morte è ancora avvolta nel mistero.

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