Tra teatro e aule studio, la Roma all'aperto che sopravvive al Covid

Cronaca

di Roberta Giuili

Nel centro della città i monumenti sono rimasti soli. È nelle borgate e nel quartiere universitario che la cultura rivive, di giorno e per le strade. Seguendo i sampietrini tra le periferie della città in giro per Tor Pignattara, San Lorenzo, Casal Bertone

Roma con la pioggia è comunque bella, dicono tutti. Piove tanto in questa giornata di novembre e si vede che i romani sono, come ogni volta che accade, un po’ spiazzati. Sono abituati al sole, alla passeggiata, all’aria aperta. Ora, con l’emergenza virus, più che mai. 

Roma, Piazza del Pantheon

I teatri sono chiusi, così come i cinema e tutti quei luoghi che da sempre hanno animato la vita culturale di Roma nella sua sfaccettatura scenografica, tra palcoscenici e riprese. Quando dopo le diciotto, non ci si può più sedere ai tavolini, restano i monumenti a rimanere sul palcoscenico. E la città, in questa nuova cartolina, sembra sempre piena, anche quando è vuota. 

Piazza del Pantheon
Roberta Giuili, Skytg24

Le borgate restano le stesse

Questo è quello che accade nel centro di Roma, nella zona abituata ad accogliere i turisti con la sua monumentalità. Perché fuori invece, nelle tanto nominate borgate romane, si è sempre gli stessi. Basta guardare dietro al Colosseo. È da qui che arriva l’idea di vivere un’altra città, una “città ideale”, per recuperare la cultura della Roma popolare e teatrale. E per raccontarla.

Tor Pignattara

Una città che si reinventa

Raccontare un'altra memoria e insieme creare un'altra storia: quella di una città che “utilizzando la creatività, sa reinventarsi e vivere i suoi spazi, anche quelli dati per scontato o sottoconsiderati”. Una “città ideale” insomma, come la definisce Fabio Morgan, sceneggiatore, nel vero senso della parola, di questo spettacolo urbano. Nella cosiddetta periferia romana lui ci è cresciuto e quando il suo teatro, se parliamo di spazio fisico, è stato chiuso, ha deciso di ricominciare insieme alla Compagnia del Teatro dell’Orologio proprio dalle strade, dai nasoni che le popolano e dalle storie. “Le prove degli spettacoli le facevamo tra piazze, vie e mercati”, spiega, “e mentre provavamo le scene coinvolgevamo le persone per farci raccontare da loro aneddoti sul quartiere”. Così nascono le loro sceneggiature, in una narrazione che ricorda i cantastorie, soprattutto quelli della tradizione romana. E quello che ne esce è un teatro itinerante. “Camminavamo di nasone in nasone con oltre 500 persone”, racconta, “e non si trattava solo di appassionati di teatro ma soprattutto di persone del quartiere”. Girando all’aperto e per le strade, come si è soliti fare a Roma, e ancora di più nelle sue borgate.

Lezioni all'aperto alla Sapienza

I romani si ostinano a muoversi in motorino anche quando piove. Da Tor Pignattara è un quarto d'ora di buche qua e là per arrivare nel quartiere universitario di Roma, San Lorenzo. La grande “mamma Sapienza” è da sempre il suo centro, non solo perché qui ci sono la città universitaria e tutte le sue facoltà dislocate attorno, ma soprattutto per i moltissimi fuorisede che da sempre vengono a viverci. Ora questo centro è spento, ma attorno ai suoi cancelli gli studenti cercano ancora di ricreare la stessa atmosfera e comunità, organizzando lezioni all’aperto e ripetendo l’esame di storia in aule studio alternative, o anche solo incontrandosi lì.

San Lorenzo, aula studio all'aperto
Roberta Giuili, Skytg24

All'università si entra solo tramite prenotazione

A San Lorenzo la Sapienza è sempre stata il luogo di ritrovo per tutti. Ci si sedeva sul prato di fronte Lettere o, quando faceva freddo, si stava in una delle molte biblioteche e aule studio delle facoltà, spesso già al completo alle 9 di mattina. Oggi tutta la città universitaria è chiusa e si entra solo tramite prenotazione. Le lezioni sono quasi tutte a distanza e nessuno parla di un futuro diverso da questo. “Abbiamo organizzato con i professori delle lezioni all’aperto proprio nella piazza di fronte all’entrata della Sapienza”, racconta Vittoria, 23 anni, studentessa di Filosofia, “per dimostrare che un’alternativa c’è, solo che sembra meglio aspettare di tornare a una normalità che non esiste più. E che noi neanche vogliamo”. I ragazzi di “Fuoriluogo” hanno organizzato aule all’aperto a San Lorenzo: spazi a disposizione degli studenti che ora non ne hanno, prima in una piazza del quartiere e ora nei tavoli della ex mensa universaria. Poi l’idea si è estesa con le lezioni tenute dai docenti stessi negli spazi attorno all’università, in un’unione tra professori e studenti che da nove mesi chiedono che si pensi anche alla didattica universitaria. E alla sua comunità.

Fuori dal centro prosegue la vita

Lo stare insieme, che per le generazioni precedenti poteva significare proprio un pomeriggio seduti a teatro, per quelle più giovani ha sempre voluto dire stare in piedi: di fronte al palco a un concerto, fuori dalla porta a fumare una sigaretta, accanto al locale a bere una birra. E, se anche su questo il centro sembra morto, ora che con il turismo ha perso i suoi abitanti, bisogna ancora una volta guardare un po’ più in là per trovare quelli che sono diventati i luoghi delle serate romane. E che cercano di sopravvivere al fatto che nella nuova normalità quelle serate non esistono.  

Casal Bertone, gli spazi del Monk
Roberta Giuili, Skytg24

Al Monk il fermento sopravvive

Uno di questi è il Monk, uno spazio eventi con tutta una sua programmazione riconoscibile e ricercata, tra musica dal vivo, teatro e iniziative sociali. Siamo ancora una volta in periferia, almeno per come si considera la cartina della città. A Casal Bertone, accanto al Pigneto. Come spiega Raniero Pizza, uno dei soci, “certo non ci caschi dentro: ci devi conoscere per venire a trovarci”. E le persone vengono, anche ora che gli spazi vivono di giorno anziché di notte. Dove prima ordinavi un gin tonic, ora chiedi un caffè e dove prima bevevi la birra in piedi, ora prendi un po’ di sole prima di rimetterti a lavorare al computer. Ma soprattutto, anche se tutto sembra fermo, in realtà il fermento sopravvive e, come disse proprio il signor Monk, pianista jazz del Novecento, “non è che se non sei un batterista allora non devi tenere il tempo”.

Oggi Roma sembra di nuovo Roma. Con il sole, il verde, i concerti, le luci. Non ci sono ancora le persone, ma quelle torneranno. E intanto girano per le strade della loro città. 

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