
Covid e nuovo Dpcm: i primi effetti delle restrizioni sui contagi. I DATI A CONFRONTO
Mentre la curva epidemica inizia a mostrare primi segnali di stabilizzazione, può essere utile mettere a confronto i dati delle regioni per capire se le misure restrittive introdotte nelle scorse settimane stiano o meno già sortendo i loro primi effetti

Il Dpcm della scorsa settimana "non si tocca, rimane com'è perché sta funzionando". Ad affermarlo sono fonti qualificate di governo al termine del vertice del premier Giuseppe Conte con i capi delegazione. Le stesse fonti di conseguenza escludono per ora "nuove misure di carattere nazionale”. Mentre la curva epidemica inizia a mostrare primi segnali di stabilizzazione, è utile mettere a confronto i dati delle regioni per capire se le misure restrittive introdotte nelle scorse settimane stiano o meno già sortendo i loro primi effetti
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Nella giornata di mercoledì l'Italia ha superato il milione di contagi totali da Covid-19 - compresi guariti e vittime - dall'inizio della pandemia lo scorso febbraio, toccando quota 1.028.424 casi. I contagi nelle ultime 24 ore sono invece 32.961, in calo così come il rapporto tra positivi e tamponi effettuati. Primi segnali positivi, secondo gli esperti, che vanno però presi con grande cautela perché non indicano assolutamente che il Paese sia o sarà a breve fuori pericolo
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I contagi nella giornata di mercoledì sono stati infatti 32.961, contro i 35.098 di martedì, mentre continua a salire il numero dei decessi: 623 in un giorno. È il dato più alto della seconda ondata, che porta il totale delle vittime a 42.953. Dal 6 aprile scorso, con 636 morti, non si registrava un numero così alto. Cresce pure il numero di tamponi effettuati, che sono 225.640 nelle ultime 24 ore (8mila più di martedì) e il rapporto tra positivi e test è al 14,6%, in calo di 1,5% rispetto a martedì
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Gli ultimi dati e l'indice di trasmissibilità Rt settimanale, a 1,7, "stanno a indicare che probabilmente il numero dei nuovi casi si sta stabilizzando, anche se su numeri che sono sempre alti, e che le misure di contenimento in atto, soprattutto nelle regioni dove sono state applicate in maniera più severa come quelle in fascia arancione e rossa, stanno iniziando a dimostrare la loro efficacia", sottolinea Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all'Università di Roma Tor Vergata
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Per contro tuttavia, avverte, "il continuo incremento dei pazienti deceduti rappresenta un dato di grande preoccupazione, che conferma come la maggior parte dei ricoveri riguardi pazienti gravi e il virus abbia mantenuto tutta la sua aggressività". Inoltre, il "continuo aumento di pazienti ricoverati, sia in regime ordinario sia in terapia intensiva, sta creando una fortissima pressione all'interno degli ospedali e ciò rappresenta un reale pericolo per quelle che sono le capacità di gestione ospedaliera delle prossime settimane”
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Quindi, il fatto che la curva epidemiologica "stia iniziando a stabilizzarsi non significa assolutamente essere fuori pericolo, perché la diffusione epidemica è ancora troppo allargata e sostenuta su tutto il territorio nazionale". Insomma, conclude Andreoni, "primi segnali positivi si iniziano a vedere, ma bisogna essere estremamente cauti, mantenere alta la guardia ed essere pronti a ulteriori eventuali misure restrittive, per cercare non solo di controllare l'epidemia ma anche di ridurla significativamente”

Dal 6 novembre le regioni italiane sono zone gialle, arancioni e rosse, in base allo scenario e al livello di rischio. L'Istituto superiore di sanità, con il monitoraggio settimanale, aggiorna periodicamente lo status

Le zone rosse sono quelle in cui la situazione di trasmissibilità non è più controllata, con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo. Nelle zone ad alto rischio c'è un semi-lockdown. Oltre alle misure già in vigore nelle zone gialle e arancioni, non si può uscire di casa se non con una comprovata esigenza di lavoro, scuola o salute. I negozi sono chiusi, esclusi supermercati, farmacie, edicole e tabacchi. La scuola viene garantita in presenza fino alla prima media, dalla seconda in poi si svolge totalmente a distanza

Nelle zone arancioni è vietato spostarsi fuori dal comune o dalla regione dove si vive, se non per ragioni comprovate di necessità, lavoro o scuola. Sulle scuole restano le restrizioni della zona gialla, mentre bar, ristoranti e pasticcerie non possono aprire al pubblico, se non per asporto e consegne a domicilio (fino alle 22)

Nelle zone gialle le misure di contenimento sono le meno restrittive e sono valide per tutto il territorio nazionale: coprifuoco dalle 22 alle 5 di mattina, didattica a distanza al 100 per cento alle scuole superiori, stop a mostre e musei, trasporto pubblico al 50 per cento della capienza e centri commerciali chiusi nei weekend. Oltre alle misure già valide sul territorio nazionale, come la chiusura di bar e ristoranti alle 18 (con permesso per asporto e consegna a domicilio) o quella generale di cinema, teatri, palestre e piscine

Per quanto riguarda le regioni classificate come zona rossa, in Lombardia si registrano 8.180 nuovi contagiati, di cui 3.148 nella sola provincia di Milano, con un aumento di 56 pazienti in terapia intensiva. Il dato che conforta è il rapporto tra positivi e tamponi effettuati, sceso dal 23.2% di martedì al 15,5% di mercoledì

I ricoveri dei pazienti con Covid segnano mercoledì un rallentamento in Piemonte, altra zona rossa, ma non in terapia intensiva, dove il numero cresce di 15 (contro il +13 di martedì), negli altri reparti invece l'incremento è stato di 75 (contro il +175 di martedì). Il totale è di 340 ricoverati in terapia intensiva, 4.790 negli altri reparti. Sale il numero dei decessi: 84, dei quali 16 registrati mercoledì

In Calabria, altra regione zona rossa, torna sotto la soglia di 400 il numero dei contagi, con il dato della provincia di Reggio che continua a svettare (166) seguito da quella di Catanzaro (4) e Cosenza (78). Cala di una unità l'occupazione delle terapie intensive mentre salgono di tre, arrivando a quota 286, i ricoveri nei reparti. Buone notizie sul fronte dei guariti con 81 persone che portano il totale a 2.400. Non si attenua però la pressione sugli ospedali alle prese con persone costrette ad attendere la disponibilità di un posto letto

In Alto Adige, altra zona rossa, calano i nuovi contagi. I laboratori dell'Azienda sanitaria hanno effettuato 2.658 tamponi e registrato 386 nuovi casi positivi, ovvero in lieve calo rispetto ai giorni scorsi. Le persone guarite sono complessivamente 5.225 (+155), mentre quelle in quarantena 8.109

Per quanto riguarda un’altra regione rossa, la Valle d’Aosta, non cala per il momento la pressione sull'ospedale Parini di Aosta, in prima linea durante l'emergenza Covid nella regione alpina. Anzi, ogni giorno tecnici e sanitari devono operarsi per ricavare nuovi posti letto. Il numero di pazienti in Rianimazione è salito a 17 (erano stati 21 al massimo in primavera) ed è scattato l'allarme 'rosso' che ha portato ad ampliare i posti letto a 30. I ricoverati sono sempre 176

Un lieve calo dei contagi nel primo giorno da regione arancione lo ha registrato la Basilicata, dove tuttavia la preoccupazione è ancora ai livelli massimi, in particolare per quel che riguarda la città di Matera e la situazione in molte case di riposo. Su 1.456 tamponi processati sono stati riscontrati 189 casi positivi. Martedì erano risultati positivi test 264 su 1.571. Diminuito lievemente, da 156 a 152, anche il numero delle persone ricoverate

Anche in Liguria, nel primo giorno da zona arancione, i dati sembrano più confortanti. Sono 1.102 i nuovi positivi, a fronte di 6.922 tamponi effettuati. Dispensa ottimismo il presidente ligure Giovanni Toti: "Dai dati che mi arrivano dal territorio in queste ultime giornate direi che in Liguria l'indice Rt sta addirittura scendendo sensibilmente, come la pressione sui pronto soccorso per fortuna. Non temo aggravamenti della situazione in Liguria, anzi conto, se possibile, in un miglioramento nelle prossime due settimane”

Sembra mostrare qualche timido segnale di rallentamento la curva dei contagi Covid in Umbria, altra zona arancione. Anche se nell'ultimo giorno sono stati registrati 12 morti per il virus, 218 dall'inizio della pandemia. Continua a mantenersi alto il numero dei guariti, 309 in 24 ore, 5.696 complessivi. A fronte di 4.755 tamponi analizzati, 340.853 dall'inizio della pandemia, sono emersi 515 nuovi casi (16.253 in tutto), con un'incidenza del 10,8%. I ricoverati in ospedale sono scesi da 429 a 427, mentre i posti in terapia intensiva occupati sono saliti da 66 a 68

Sotto la lente di ingrandimento sono ora quattro regioni in zona gialla, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Campania, che potrebbero però nei prossimi giorni passare in fascia arancione, visto che i numeri segnalano un trend preoccupante