Una città in cui l’ambito più colpito è quello turistico: con poche persone in giro, le strade e i ristoranti sono vuoti. Anche per entrare in uno dei simboli del comune, l’acquario, non ci sono più code. In calo pure il settore del trasporti merci. Ma le idee e i progetti per reagire non mancano
Le nostre vite con il virus hanno subito tutte, chi più chi meno, dei profondi cambiamenti, anche solo nel modo di pensare, nelle azioni piccole e quotidiane. Così come le nostre città, cambiate, svuotate, in un tenace tentativo di ripresa non sempre possibile. E così si delinea un prima e un dopo, una linea che divide in maniera netta chi eravamo da chi siamo. La linea in questo caso si chiama Covid (LO SPECIALE). Ogni città ha pagato il suo prezzo e continua a farlo. Siamo andati a Genova (FOTO) e abbiamo parlato con tante persone diverse, in comune in ognuna di loro quello spicchio libero dalla mascherina, lo sguardo diventato duro e velato. Le lacrime invece, le amarezze, le difficoltà si vedono benissimo (I REPORTAGE DI SKY TG24 A ROMA/LE FOTO - E A PALERMO/LE FOTO).
Lavoro
Il settore più colpito quello turistico con ristoratori che ora dicono: meglio chiudere, così non si va avanti, non è possibile. Poche persone in giro, strade vuote e di turisti nemmeno l'ombra.
I piccoli imprenditori sono colpiti forse più di tutti e le storie di chi aveva aperto delle piccole attività costrette dalle nuove norme a rimanere chiuse ora si moltiplicano. Sono oltre 10 per esempio le ludoteche che hanno chiuso in città e poche ne rimangono, e purtroppo ne rimarranno sempre meno.
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Il Porto
Il Covid ha colpito anche il settore dei trasporti merci. Una città portuale ha i suoi contorni, i suoi profumi, i suoi ritmi che rimangono fissi nel tempo. A cambiare sono i momenti e gli avvenimenti. Al porto il cambiamento si è sentito eccome: in un primo momento il settore ha retto, poi il calo. Fino a settembre perse 43mila giornate di lavoro, azzerate nel periodo di lockdown le crociere, entro fine anno la previsione è di una perdita di 50mila giornate di lavoro. Perdite anche nel settore turistico, a testimoniarlo in primis la grande attrazione di Genova, simbolo della città: l'acquario. Vederlo senza fila alle biglietterie fa impressione: la chiusura prima, gli ingressi contingentati poi, e visitatori pochi.
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I nuovi poveri
La nuova realtà passa per i nuovi poveri, famiglie fino a ieri normali che oggi non ce la fanno e sono costrette a rivolgersi alla Caritas. Persone che avevano un lavoro precario, molte badanti e baby sitter che con lo smartworking delle famiglie si ritrovano a non essere più utili. E poi c’è anche chi contava sulla pensione dei nonni, portati via però dal coronavirus. Situazioni tristi e difficili per tanti, troppi.
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Le luci della città
In tanti però cercano una reazione, la tempra non manca, e dalle reazioni di solito arrivano le nuove idee i nuovi progetti: il direttore del teatro nazionale per esempio durante il lockdown non si è arreso, impossibile non portare la cultura fuori dai teatri considerati a rischio, e si è inventato per l’estate un teatro itinerante. Un tir in giro per la piazze genovesi perché la cultura non si fermasse, prima del nuovo Dpcm, perché tutti potessero godere della bellezza, come ci ha ripetuto il direttore del teatro Nazionale di Genova.
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Il ponte San Giorgio
E poi c’è il capitolo ponte. Impossibile parlare di rinascita quando conta 43 croci, non si può. Ma una cosa va sottolineata: i lavori sono andati avanti nonostante il lockdown, questo infatti è stato l'unico cantiere aperto e in opera e ha portato al nuovo ponte san Giorgio, con le difficoltà e le emozioni che questa ricostruzione portava con sé.