Una città dove la pandemia di coronavirus ha colpito il commercio, ma dove il turismo resiste e l’arte e la cultura diventano simbolo di resistenza e sperimentazione. Durante il lockdown, i palermitani hanno riscoperto l’uso dei mezzi green - l’acquisto di bici negli ultimi mesi si è quadruplicato - e il south working ha riportato molti giovani al Sud
A Palermo i contrasti e le contraddizioni fanno parte del tessuto urbano e sociale, da sempre (LE FOTO). Nella città abituata a soccombere e poi risorgere, il 2020 doveva essere l'anno record per il turismo. La Sicilia era stata indicata dalla rivista americana Forbes come la seconda destinazione preferita al mondo, la prima in Europa e ci si aspettava l'apice di una crescita esponenziale che Palermo ha visto negli ultimi anni, soprattutto dall’anno in cui Palermo è stata proclamata Capitale della Cultura, nel 2018, un aumento del 30% delle presenze, con numeri ben al di sopra della media nazionale (+8%) e regionale (+10%). E invece nel 2020 atteso come l’anno d’oro, la pandemia ha spento gli entusiasmi e mandato in rosso i conti di molti. Quando le spese sono diventate più alte delle entrate le attività più piccole non ce l'hanno fatta e hanno abbassato le saracinesche (IL REPORTAGE DI SKY TG24 A ROMA - LE FOTO)
Il commercio è in difficoltà, il turismo resiste
Secondo i dati di Confcommercio 40 mila imprese in Italia sono a rischio usura, la maggior parte al sud e nel settore turistico-ricettivo. Il 14% degli imprenditori ha chiesto un prestito al di fuori dai canali ufficiali (erano il 10% lo scorso anno) e il 30% - nonostante l’azione delle forze dell’ordine e l’aiuto delle associazioni imprenditoriali - teme il pericolo di infiltrazioni della criminalità.
Resistono alla crisi le aziende dall'economia più solida cosi come chi ha puntato sulla tradizione rielaborandola e intercettando con intraprendenza lo spirito del cambiamento. Percorrendo via Roma è sconfortante vedere la trasformazione di questo viale che collega la stazione al centro, un viale un tempo pieno di negozi, ora quasi tutti scomparsi. Qui il lockdown ha acuito una crisi iniziata molto prima con il caro affitti e la concorrenza dei centri commerciali. Poche centinaia di metri più avanti tutt’altra atmosfera incrociando il viale più antico della città, il Cassaro, cioè Corso Vittorio Emanuele, che va dal mare del Foro italico alla cattedrale. Qui la città ritrova la sua vitalità lungo il percorso arabo normanno patrimonio dell'Unesco su cui si affacciano pub e localini, negozietti e botteghe, nati sull'onda del boom turistico degli ultimi anni, con un proliferare di alberghi, bnb, case vacanza, ristoranti ricavati da ogni angolo della città antica e ora messi a dura prova dalla pandemia.
I turisti, in calo nel 2020 del 60% rispetto allo scorso anno, subito dopo il lockdown di primavera però sono tornati, e in tanti. Anche in questo autunno dal clima così mite le strade del centro storico brulicano di abitanti e visitatori, italiani e stranieri, complice la chiusura al traffico dopo una battaglia per la pedonalizzazione condotta dal sindaco, Leoluca Orlando, l’artefice del cambiamento e della trasformazione di una città in cui un’ampia porzione di centro storico, un tempo in preda a degrado e criminalità, è stata negli anni restituita ai cittadini, diventando un’attrattiva per i turisti. Orlando, il cittadino che più di ogni altro conosce Palermo, avendola governata per 20 anni in 5 mandati (non consecutivi) dagli anni ’90 ad oggi, dice con orgoglio: “Palermo ora è una città turistica e 10 anni fa era impensabile”. “I turisti sono tornati” - aggiunge - “ma è necessario rispettare le regole, mantenere le distanze e prestare la massima attenzione”.
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Il coronavirus a Palermo: il reportage di Sky TG24. FOTO
L’arte e la cultura come simbolo di resistenza
“La bellezza salverà il mondo” scriveva Dostojevsky. E l'arte durante la pandemia diventa simbolo di resistenza e sperimentazione. Si cercano nuove forme e formule.
Il maestro del Teatro dei Pupi, Mimmo Cuticchio, mette in scena “La Macchina dei Sogni” all’interno del Museo archeologico regionale Salinas. La rassegna “Le vie dei tesori” apre al pubblico monumenti, chiese e antiche dimore. Il Teatro Biondo riparte con una stagione da dove aveva dovuto fermarsi, con il “Viva la vida” in cui Pamela Villoresi, attrice e direttrice del teatro, interpreta Frida Khalo. Lei ci tiene a ringraziare i 3700 palermitani che non hanno chiesto indietro i soldi degli abbonamenti, quando il lockdown di primavera ha imposto lo stop e annuncia la riapertura della stagione teatrale invernale, con un quarto dei posti e un cartellone che perora di ferma alla fine dell’anno. “Poi, dal 2021, l’auspicio è che tutto torni alla normalità”, dice. Intanto il Biondo non solo non si ferma ma lancia una nuova sfida, in collaborazione con il Dams avvia il primo corso di laurea in recitazione e professioni della scena, aperto a 25 allievi giunti a Palermo da tutta Italia, aspiranti attori registi e drammaturghi.
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I palermitani riscoprono le bici e lasciano l’auto a casa
In costante movimento lungo il suo percorso di rinascita, tra resilienza e crisi, Palermo non è più quella degli anni '90, delle bombe e dello strapotere della mafia, e in parte nemmeno quella che era prima del Covid. Durante il lockdown di primavera nel silenzio surreale della città senza traffico e clacson, i palermitani hanno respirato aria più pulita e osservato un mare più limpido. E per non dimenticare quelle sensazioni in molti hanno continuato a lasciare l'auto a casa. In una città per lo più pianeggiante, perfetta per le due ruote, l’acquisto di bici negli ultimi mesi si è quadruplicato e il comune ha provveduto a sistemare le piste ciclabili già esistenti, quelle che corrono lungo poco meno di 50 km di fronte al mare, tra i monumenti del centro e intorno agli edifici delle zone residenziali. Per il momento resta nel cassetto il progetto dei “Corridoi urbani ecologici” proposto da un team di architetti e ingegneri che insieme ad un gruppo di cittadini ha fondato l’associazione “Tu sei la città” immaginando una Palermo con meno auto e più mezzi della mobilità sostenibile, con percorsi sicuri e più lunghi di quelli esistenti, che colleghino l’intera area urbana e facciano muovere in totale sicurezza chi sceglie la bici o il monopattino, non solo la domenica ma anche per andare a scuola o al lavoro. Ma il Comune assicura che questo progetto è allo studio con la dovuta attenzione.
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Il mare è vicino ed è boom di richieste per gli sport velici
La spiaggia è vicina al centro e anche pedalando in pochi minuti si raggiunge Mondello allontanandosi dai problemi e dalle preoccupazioni della vita in città. Da questo mare caraibico, dove anche ad ottobre si fa il bagno come a luglio, ripartono le attività che meglio si possono svolgere in sicurezza e con la dovuta distanza. “Stiamo registrando un netto aumento delle richieste di corsi di tavola a vela e altri sport in mare”, dice Vincenzo Baglione che dirige il circolo velico Albaria, da decenni attivo nell’organizzazione di eventi come lo storico Windsurf World Festival che hanno richiamato nel golfo di Mondello i migliori atleti da tutto il mondo.
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Il south working frena la diaspora dei giovani verso nord
Palermo amata e abbandonata dai suoi cittadini, con una fuga di cervelli che negli ultimi decenni è diventata una vera emorragia, ora prova a richiamare i suoi figli, grazie al lavoro a distanza.
A Ballarò all'interno dello spazio solidale Moltivolti - che svolge un importante ruolo per aiutare il quartiere più multietnico della città e tra l’altro ha dato lavoro a 14 rifugiati di 10 diverse nazionalità - si ritrova anche l’associazione “South working” che aiuta i giovani a ritornare al Sud mantenendo il posto di lavoro nelle grandi aziende del nord Italia. In tanti hanno già approfittato di questa opportunità e hanno scelto Palermo dove - raccontano - “vivere con uno stipendio del nord permette una qualità della vita impensabile in altre città d’Italia e d’Europa”.
E in una città che negli ultimi decenni ha continuato a spopolarsi, le ricerche di immobili in vendita sono aumentate negli ultimi mesi del 123%.
Forse la fuga a nord dei giovani siciliani ha cominciato a invertire la rotta. E per qualcuno tornare non è più un'utopia.