Kirghizistan, dopo l'annuncio della sua scomparsa interviene il presidente: "Io legittimo"

Cronaca

Il presidente Jeenbekov avrebbe telefonato al presidente del Parlamento dopo che il vice segretario del Consiglio di Sicurezza kirghiso Omurbek Suvanaliyev aveva annunciato la sua scomparsa, insieme al premier Boronov . I due politici non si sono più presentati in pubblico dall'inizio delle proteste dopo l'esito delle elezioni

Il presidente kirghiso Sooronbai Jeenbekov ha parlato al telefono con il presidente del Parlamento Myktybek Abdyldayev  dopo la notizia della sua scomparsa insieme al premier Boronov. Lo ha dichiarato il segretario alla stampa presidenziale Tolgonai Stamaliyeva.  "Jeenbekov ha detto di essere un presidente legittimo e il parlamento è un organo legittimo. Quindi, il presidente ritiene importante organizzare un incontro con il presidente Abdyldayev", ha detto Stamaliyeva a Interfax.

 

L'annuncio della sparizione

 Ad annunciare la sparizione del presidente del Kirghizistan, Sooronbai Jeenbekov, e del primo ministro, Kubatbek Boronov, all'agenzia Interfax, era stato il vice segretario del Consiglio di Sicurezza kirghiso Omurbek Suvanaliyev. " Al momento non si sa dove si trovino. È stato deciso di chiudere le frontiere per motivi di sicurezza", ha aggiunto.

Il Paese sta attraversando un momento di caos dopo i risultati delle elezioni parlamentari di domenica scorsa che hanno premiato la coalizione dei partiti Birimdik e Mekenim Kyrgyzstan, favorevoli a una maggior integrazione con la Russia e alleati del presidente Sooronbay Jeenbekov.

Nessuna apparizione pubblica dall'inizio delle proteste

I due politici non sono stati visti in pubblico dall'inizio delle proteste, ha detto Suvanaliyev. Una serie di comunicati presidenziali sono stati rilasciati online ma non si sa dove siano stati registrati. "I funzionari che hanno lasciato i loro posti di lavoro sono alloggiati in case sicure. Non possiamo dire esattamente dove, molti di loro sono nascosti. Alcuni, come Boronov, sostengono di lavorare a distanza e non hanno presentato le dimissioni. Il numero di questi revanscisti è piuttosto elevato, il che può portare a grandi scontri", ha aggiunto il funzionario. In Kirghizistan persistono tensioni politiche, ha detto Suvanaliyev. "I partiti politici non sono riusciti a venire a patti. Stiamo lavorando insieme alle forze dell'ordine nel miglior modo possibile per prevenire gli scontri. I partiti devono sedersi e parlare per evitare la destabilizzazione", ha esortato.

I cortei dell'opposizione dopo le elezioni

L'opposizione ha denunciato brogli e le piazze si sono rimepite di cortei di protesta dopo le elezioni. La rabbia è presto sfociata in aspri scontri con la polizia. Risultato: palazzi del potere assaltati, oltre 600 feriti (sette gravi) e un morto, nuovo primo ministro (Sadyr Japarov) ed elezioni da rifare. Le forze dell'ordine hanno usato idranti, granate stordenti e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che cercavano di farsi strada con la forza attraverso i cancelli dell'edificio che ospita il Parlamento e gli uffici presidenziali dell'ex repubblica sovietica. Ma senza successo. 

Russian opposition leader Alexei Navalny attends an appeal hearing against his jail for organising an anti-Kremlin protest at the city court in Moscow on October 3, 2018. (Photo by Vasily MAXIMOV / AFP)        (Photo credit should read VASILY MAXIMOV/AFP via Getty Images)

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La liberazione di Atambayev

Una folla di circa 2.000 persone si è poi introdotta nel vicino edificio del Comitato di sicurezza nazionale, dove l'ex presidente Almazbek Atambayev era detenuto. E lo ha liberato. Atambayev, protagonista di una vera e propria battaglia nell'agosto del 2019 con le forze governative nel suo villaggio natale, è stato arrestato con l'accusa di aver liberato illegalmente un boss del crimine quando era presidente, e per questo condannato a 11 anni di reclusione.

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Il governo già destabilizzato dopo gli scontri

Gli scontri notturni - con alcuni uffici del Parlamento dati alle fiamme - ha lasciato il governo frastornato e lo ha costretto al lavoro in "regime speciale", come spiegato dal suo stesso ufficio stampa. Jeenbekov aveva promesso di avere tutto sotto controllo ma, di fatto, l'unica cosa che ha calmato le acque è stato l'annuncio della Commissione Elettorale Centrale di aver annullato il risultato delle elezioni. Mosca ha esortato gli "amici" del Kirghizistan a risolvere la crisi nel "quadro giuridico" e senza "l'uso della forza". Grandi ansie, non ce ne sono. L'opposizione è comunque favorevole alla Russia e Atambayev è una vecchia conoscenza di Vladimir Putin (in passato ha cercato di sedare il suo scontro con Jeenbekov). Ma per stare sereni la base russa di Kant ha annunciato di essere stata messa "in allerta massima" .

TOPSHOT - A view shows aftermath of recent shelling during the ongoing fighting between Armenia and Azerbaijan over the breakaway Nagorno-Karabakh region, in the disputed region's main city of Stepanakert on October 4, 2020. (Photo by Davit Ghahramanyan / NKR Infocenter / AFP) (Photo by DAVIT GHAHRAMANYAN/NKR Infocenter/AFP via Getty Images)

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Le accuse a Jeenbekov: "Non ha garantito elezioni oneste"

In Kirghizistan l'insoddisfazione per la corruzione - e il dominio politico da parte dei clan più potenti - è aumentata con le sfide economiche poste dal coronavirus. I cantanti più popolari si sono uniti ai politici nel rivolgersi alla folla, scesa in piazza nell'ordine delle migliaia di persone, che ha risposto con lo slogan 'Jeenbekov dimettiti'. "Il presidente ha promesso di garantire elezioni oneste. E non ha mantenuto la parola", ha detto ai manifestanti un candidato dell'opposizione, Ryskeldi Mombekov. Tanto è bastato per far precipitare la situazione. I ribelli si sono guadagnati il sostegno di un fan d'eccezione. "Ganzi i kirghisi", ha twittato da Berlino Alexei Navalny, il principe dell'opposizione russa ancora in convalescenza dopo l'avvelenamento da Novichok.

Russian opposition leader Alexei Navalny looks on ahead of a hearing at the European Court of Human Rights (ECHR) in Strasbourg on November 15, 2018. - ?Top Kremlin critic Alexei Navalny heads on November 15 to the European Court of Human Rights which will rule on whether his repeated arrests were politically motivated. The court in Strasbourg must decide whether Navalny, an anti-corruption campaigner and President Vladimir Putin's most vocal critic, was arbitrarily arrested and detained by Russian authorities. Between 2012 and 2014 he was arrested seven times at public gatherings and prosecuted for either breaching procedures for holding public events or disobeying a police order. (Photo by Frederick FLORIN / AFP)        (Photo credit should read FREDERICK FLORIN/AFP via Getty Images)

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